CASSINO – Agricoltura 'legale', Coldiretti all'inaugurazione del ristorante di 'Libera'

“Questo è il nostro posto. Siamo qui perché la Coldiretti, da sempre, sta dalla parte della legalità “. È uno dei passaggi dell’intervento di Saverio Viola,  direttore Coldiretti di Frosinone e di Latina,  alla cerimonia di inaugurazione del Civico Sociale, il ristorante aperto a Cassino dall’associazione antimafia “Libera” in collaborazione con alcune coop sociali. “Ringrazio lo Stato e le Forze di Polizia. Con loro e con i consumatori la Coldiretti è impegnata nella battaglia per la legalità in agricoltura,  con loro abbiamo promosso l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Si tratta di una nuova Fondazione voluta e costituita da Coldiretti per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano, con l’obiettivo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità. Giancarlo Caselli guida il Comitato Scientifico della Fondazione. Coldiretti fa la sua parte nella battaglia quotidiana – ha detto ancora Viola – contro le truffe che, in nome di un falso e contraffatto Made in Italy, vengono perpetrate ai danni dei cittadini, degli imprenditori seri e onesti e a danno dell’economia legale. E dato il contesto – ha aggiunto Viola – non posso esimermi dall’auspicio per cui il Mof di Fondi la smetta di essere una palla al piede per l’agricoltura regionale e diventi piuttosto il primo volano della rinascita del settore”. “Siamo a vostra disposizione – ha concluso il direttore – perché al fianco dei prodotti provenienti dalle terre confiscate alla mafia trovino posto anche i prodotti di Campagna Amica e quelli a Chilometro Zero, fiori all’occhiello dell’impegno di Coldiretti per la qualità e la legalità anche nelle campagne del nostro Paese. La criminalità organizzata si combatte con la trasparenza soprattutto in un settore come quello agroalimentare dove è particolarmente rilevante il flusso commerciale, con circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy che contiene materie prime straniere all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole”.