FROSINONE – Gestione rifiuti provinciale, il punto della situazione di Federlazio

Da settimane ormai le pagine dei giornali si riempiono di polemiche in merito al dibattito sul sistema di gestione dei rifiuti, un argomento caldo sul quale la politica, a torto o a ragione, impone, spesso con invadenza, il suo ruolo.
Federlazio Frosinone vuole invece partecipare al dibattito fornendo un contributo fattivo, fornendo una versione diversa, raccontando le cose da un altro punto di vista, quasi mai riportato sui giornali, quello più squisitamente industriale.
È il punto di vista delle aziende che operano nel delicato settore dei rifiuti, appunto. Aziende che svolgono funzioni fondamentali, come quelle della raccolta e del trattamento degli rsu, differenziati e non, ma anche del recupero e del riciclo, oltre che della produzione di energia. Realtà fondamentali per il funzionamento di un sistema, quello legato al ciclo dei rifiuti, ormai talmente scontato e quotidiano da diventare quasi banale nella percezione dell’opinione pubblica, ma non per questo meno importante e cruciale.
Sono aziende che, in silenzio, e mantenendo un profilo basso, assolvono quotidianamente ad un gravoso impegno, garantendo la continuità ad un servizio di fondamentale importanza per la collettività.
Sono aziende inoltre che puntano sulle nuove tecnologie raggiungendo spesso risultati invidiabili ed oggetto di interesse da parte di molti centri di ricerca nazionali e internazionali.
Sono anche quelle che, inevitabilmente, data la materia delicata di cui si occupano, sono più soggette a controlli da parte degli enti preposti. E quindi, di conseguenza, le più sicure. Sia per i lavoratori che vi operano quotidianamente che per l’ambiente circostante, quel patrimonio comune caro a tutti i cittadini.
In provincia di Frosinone le eccellenze in questo settore sono numerose e vantano primati riconosciuti a livello nazionale e regionale. Negli anni in Ciociaria è stato messo in piedi un sistema che si regge perfettamente sull’equilibrio tra pubblico e privato. Un sistema virtuoso, spesso indicato come modello, e che ha consentito di raggiungere un primato regionale: la chiusura del ciclo dei rifiuti (nel senso che la raccolta, il trattamento e lo smaltimento avvengono all’interno dei confini provinciali).
Uno dei tasselli per il mantenimento di tale equilibrio è l’impianto Saf di Colfelice. Una struttura pubblica che lavora con ritmi e numeri da far invidia ai migliori impianti privati.
Esempi? Nonostante la lentezza dei processi della pubblica amministrazione, che tiene ferme, ad esempio, progettualità pure ormai definite e finanziate, la Saf da anni chiude i bilanci sempre in utile (quello del 2013 ha raggiunto un fatturato di trenta milioni di euro).
La Saf dà lavoro a 92 dipendenti, tutti residenti in provincia di Frosinone, a testimoniare un’attenzione anche sociale al territorio.
Oltre che all’ambiente. L’impianto è sottoposto a controlli, da parte degli organi deputati, quasi giornalieri, senza che siano mai stati riscontrati particolari rilievi. Anzi, la Società ha adottato provvedimenti non obbligatori sulla carta, come ad esempio il portale per la radioattività, che consentono di essere ineccepibili in tema di sicurezza.
Sicurezza su tutti i fronti, anche su quello del lavoro: nell’impianto di Colfelice il 2014 è il terzo anno consecutivo senza infortuni rilevanti e ad oggi non esistono casi riconosciuti di malattia professionale.
Insomma, mentre le polemiche impazzano sui giornali, mentre la politica si tira la giacchetta a vicenda, ogni giorno l’impianto tratta circa 700 tonnellate di rifiuti.
Da qualche mese poi la struttura di Colfelice tratta anche rifiuti provenienti dalle province di Roma e Latina.
Proprio questa novità, in passato, anziché suscitare apprezzamenti sull’elevata affidabilità e potenzialità dell’impianto tali da averlo messo al centro di scelte regionali, ha scatenato le polemiche e le proteste di molti rappresentanti istituzionali del territorio.
Ma al di là del fatto che trattare più rifiuti equivale ad incamerare più ricchezza per i soci (e quindi per i comuni), resta inequivocabile un dato: un impianto pubblico, finanziato, ristrutturato e ammodernato con fondi pubblici, e che grazie a questi ha raggiunto vette di eccellenza, non può sottrarsi a richieste provenienti da quegli stessi enti che l’hanno reso tale.
Dunque il messaggio che Federlazio vuole lanciare è il seguente: smettiamola con le polemiche e difendiamo il nostro patrimonio, quello composto dalle aziende pubbliche e private che operano nel settore su questo territorio e che svolgono una funzione sociale oltre che economica.

Comunicato Stampa Federlazio Frosinone

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