4 SETTEMBRE – San Bonifacio I Papa
Suo padre è un prete romano di nome Giocondo, nel tempo in cui non c’è ancora una legislazione compiutamente definita sul celibato ecclesiastico. Molti sacerdoti già lo praticano spontaneamente; però è anche consentita l’ordinazione di uomini sposati, mentre invece si vieta il matrimonio a chi sia già diacono o sacerdote. Bonifacio, colto ed equilibrato, si trova già avanti negli anni quando lo fanno Papa: e non certo pacificamente. A causa della litigiosità interna durante il precedente breve pontificato di papa Zosimo, c’è divisione anche nel clero e nel popolo romano. E così, mentre la maggioranza del clero e del popolo elegge Bonifacio, altri nello stesso giorno eleggono l’arcidiacono Eulalio, subito riconosciuto dall’imperatore occidentale Onorio, che risiede a Ravenna.
Papa e antipapa, dunque. Allora si ribella la maggioranza; e, per riportare la pace, l’imperatore vieta a tutti e due di celebrare in Roma i riti pasquali dell’anno 419. Ma Eulalio si ribella, occupando la sede pontificia del Laterano con i suoi sostenitori, e allora viene sconfessato anche dal sovrano. Così Bonifacio può finalmente mettersi all’opera. Ora è Papa legittimo: ma pure sfortunato. Prima di lui, infatti, la Chiesa è stata maldestramente governata da papa Zosimo, di origine greca. Costui, volonteroso ma inesperto, interveniva nelle controversie dottrinali in Africa e in Gallia con l’intenzione di mettere pace, ma con iniziative che inasprivano ancora di più la conflittualità.
Bonifacio, con la sua migliore conoscenza dei problemi, riesce a placare le tensioni tra i vescovi e tra i fedeli. E poi sa pacificamente mandare a monte le manovre dell’imperatore Teodosio II d’Oriente: questi, già padrone politicamente di territori balcani, li vorrebbe controllare anche sul piano religioso, mettendoli alle dipendenze del patriarca di Costantinopoli (che è nominato da lui). Papa Bonifacio si oppone al progetto e la spunta, evitando però ogni rischio di conflitto. Ha fama di dotto, è amico di sant’Agostino, e accoglie cordialmente a Roma il suo amico Alipio, vescovo di Tagaste. Così, dopo le turbolenze, Bonifacio risolleva il prestigio della Sede romana, e riporta in essa la tranquillità. Quando muore, lo seppelliscono sulla via Salaria, vicino alla tomba della martire Felicita. Ciò potrebbe essere un ricordo del suo drammatico esordio come pontefice. Sembra infatti che proprio in quel luogo della via Salaria egli avesse trovato rifugio nei giorni agitati della doppia elezione pontificia, quando i fautori di Eulalio – sostenuti dagli alti funzionari imperiali – erano più minacciosi. In quel luogo, Bonifacio aveva poi costruito un oratorio e provveduto alle decorazioni per il sepolcro di Felicita e di uno dei suoi figli, Silvano.