FROSINONE – Il tribunale fallimentare sulla strada della società Multiservizi

Il 21 ottobre ’14 inizia un nuovo capitolo della saga della Frosinone Multiservizi. Il tribunale fallimentare di Frosinone dovrà pronunciarsi sulla fallibilità o meno della stessa società.
Una vicenda che approda in tribunale dopo che il 3 agosto 2011 la società fu messa in liquidazione volontaria.
Una storia strana e pasticciata che secondo gli intendimenti degli artefici di questa scelta, gli enti locali, dovrebbe risolvere con un colpo di spugna un decennio di nefandezze e che oggi stanno pagando solo i lavoratori. Ricorrere alla “giustizia” quindi non per farne prevalere il senso proprio ma per affossare definitivamente le gravissime responsabilità gestionali nell’amministrazione della cosa pubblica.
Lo stratagemma è far credere che la società sia in diritto di natura commerciale, invece come tutti sanno la Frosinone Multiservizi copriva le attività dell’ente senza alcuna differenza con i lavoratori dipendenti: svolgeva attività mansionate da A e B. I lavoratori nel decennio antecedente, la stabilizzazione come LSU, erano considerati veri e propri dipendenti dell’ente locale. La nascita della società Frosinone Multiservizi, dopo che l’ente rinunciava alla stabilizzazione in pianta organica, serviva a dare una formalizzazione contrattuale e un definito ruolo lavorativo di dipendenti. Rimaneva di fatto lo stretto controllo dell’ente locale, senza spesso alcuna differenziazione nello svolgimento dei servizi effettuati, in piena flessibilità orizzontale organizzativa.
Quindi quando l’ente societario in questione, pur essendo istituito sotto forma di impresa di diritto privato, è qualificabile come organismo di diritto pubblico, cioè quando svolge un’attività diretta a soddisfare un interesse generale e tale attività viene finanziata in tutto o in parte da un organismo pubblico il fallimento potrebbe non essere consentito.
Se si analizzano le problematiche economiche che hanno portato a questa conclusione, ci si imbatte in ragioni che oggi appaiono fragili, ma con le quali si è disintegrata una esperienza pubblica e bruciati più di 300 posti di lavoro.
Sono state respinte tante di quelle strade per evitare il fallimento e per salvare i lavoratori che la scelta, testarda, della via fallimentare non può che destare grosse perplessità.
Il debito della società nel 2012 non era così grave: era dovuto solo a mancati pagamenti con l’erario a causa dei ritardi delle fatture degli enti locali. Gli enti locali da par loro non pagavano il giusto prezzo dei servizi, indebitando volontariamente la società! L’allora AD aveva in ogni modo sviluppato un piano di recupero della società, seguendo le linee indicate dalla Corte dei Conti che suggeriva una ricapitalizzazione.
Solo successivamente, a seguito delle sciagurate vicende della interruzione dei servizi della provincia e della gestione dei lavoratori in mobilità e in CIG il debito salirà vertiginosamente. Vicende tuttavia legate a contenziosi con i lavoratori, con i quali, come suggerito dalle parti sociali, si sarebbe potuto andare a transazione anche offendo un posto di lavoro stabile e ripianare come minimo il 60% del debito.
Anche a questo si pensò di porre rimedio quando i comuni di Alatri e Frosinone, a seguito delle delibere 50 del 28/12/11 e 78 del 29/12/11, danno vita ad una nuova società Servizi Strumentali srl che dal 1° maggio 2012 avrebbe ereditato i servizi di questi due enti dalla Frosinone Multiservizi. La giunta attuale di Frosinone però non diede modo di continuare quella strada preferendo lo spacchettamento dei servizi in cooperative, accompagnando la società verso il fallimento.
Anche la Regione, socio di maggioranza relativa, con delibera di giunta 122 del 13/3/14, ha indicato la via del ripianamento come quella principale offrendo la propria parte (49%): gli altri tre enti locali, Frosinone, Alatri e la Provincia, hanno risposto picche preferendo la strada del fallimento.
I lavoratori faranno di tutto per evitare il fallimento della società. Tante strade si possono percorrere per evitare che la fiscalità generale copra una parte dei debiti mentre l’altra, quella relativa ai contenziosi dei lavoratori finisca senza soddisfazione. Gli enti, gli amministratori da loro nominati, devono rispondere di una gestione volutamente leggera, indifferente agli effetti causati dalle scelte, sorda alle rimostranze delle parti sociali, ma sempre viva e attenta ai tornaconti personali e politici.

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