SORA – Dedicazione Cattedrale Santa Maria Assunta
Si celebra giovedì, 9 ottobre a Sora, la festa della Dedicazione della Cattedrale di S. Maria Assunta. Per questo alle ore 18:00, il vescovo, mons. Gerardo Antonazzo presiederà la Concelebrazione Eucaristica per fare memoria della ricorrenza. Il significato e le motivazioni di questo evento ce li ha illustrati il parroco della Cattedrale, mons. Alfredo Di Stefano.“Tenendo conto dell’unico tempio vivente di Dio, nel quale è possibile adorare il Padre, ha detto il parroco della Cattedrale di Sora, in spirito e verità, siamo chiamati a riflettere sul senso simbolico e, soprattutto, sul valore contenutistico del tempio di Dio, qual é la Cattedrale, della cui dedicazione facciamo memoria il 9 ottobre. Da quando Papa Adriano IV nel 1155 la dedicò, la Diocesi ha ben considerato la Chiesa Cattedrale, la prima Chiesa, in quanto è la Chiesa in cui il Vescovo ha la sua sede, o cattedra, da cui appunto prende nome Cattedrale. Ma c’è un secondo motivo con cui vorrei indicare il valore della dedicazione della Cattedrale: essa è icona della convergenza comunionale delle comunità parrocchiali e in particolare delle Cappellanie. Infatti, essa tutte le unifica, perché l’Altare su cui il Vescovo presiede l’Eucarestia e la cattedra del Magistero esprimono la loro carica di simbolismo ecclesiale, tale da far sì che la Parrocchia diventi popolo di Dio, casa e scuola di comunione. Quale, allora, il volto della nostra Chiesa Cattedrale? Si è chiesto mons. Alfredo Di Stefano. Essa, ha continuato, secondo il Vangelo di Matteo non può rimanere nascosta, ma deve essere riportata alla luce, come lampada che illumina tutta la casa, come città visibile a tutti, perché collocata sopra il monte, affinchè gli uomini posano vedere le nostre opere buone e glorificare il nostro Padre del cielo. È su questa Chiesa nascosta che Dio volge il suo sguardo, su quanti dal cuore umile e contrito, temono e osservano la sua Parola. A ragione, esclama il profeta Isaia: <<Cosa potreste costruirmi? Dio non vuole che Gli edifichiamo una casa materiale,<<Lui che i cieli dei cieli non possono contenere!
Egli vuole dimorare in una comunità umile e docile; in una comunità semplice, dalla cui accoglienza e generosità traspaia il volto appassionato del Figlio di Dio; in una comunità convocata da Lui, accolti e riuniti nella Sua casa; in una comunità, in cui il legame di comunione ci obbliga ad interagire e a relazionarci, gli uni con gli altri, gli uni per gli altri. Prepariamoci a vivere questo momento di festa insieme, secondo ciò che il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha individuato, condividendo le motivazioni profonde di tale dedicazione, per riscoprire il nostro essere Chiesa, convocati dall’Eucarestia, per essere trasfigurati dal suo amore in un amore a sua volta capace di soddisfare la fame di coloro che si radunano intorno alla stessa mensa. Ecco il senso della dedicazione della nostra Cattedrale, ha concluso mons. Alfredo Di Stefano: dimorare con lui, nella sua casa, lasciando che questa dimora sciolga le nostre barriere e ci aiuti a superare le nostre divisioni, perché non siamo stati fatti per essere soli, ma per essere immagine di Dio, dove la comunione sazia ogni fame. È questa l’esperienza della Chiesa”.