CASSINO – Solenne cerimonia in memoria del Carabiniere Marino Fardelli
“Una grande famiglia”. Così il consigliere regionale Marino Fardelli, ha definito questa mattina l’Arma dei Carabinieri che, in occasione del suo bicentenario, ha presenziato alla solenne celebrazione in onore del giovane carabiniere Marino Fardelli deceduto nella strage di Ciaculli. Presenti il Colonnello Giuseppe Tuccio, comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone, il Capitano Silvio De Luca comandante della compagnia dei Carabinieri di Cassino, il Luogotenente Emanuele dell’Omo comandante della Stazione dei Carabinieri di Cassino, il Comandante della Legione Carabinieri del Lazio il Generale di brigata Angelo Agovino.
“Una grande famiglia l’arma dei Carabinieri, insostituibile non solo nel suo ruolo di rispetto della legalità, ma anche in quello sociale, per l’attaccamento alla propria terra e ai propri concittadini con i quali condivide tutte la quotidianità”. Una Santa Messa è stata officiata da Don Claudio Monti insieme al cappellano militare don Mauro Amato nella Chiesa di San Basilio Vescovo alla quale hanno preso parte il Questore di Frosinone Filippo Santarelli, il Vice Cristina Rapetti dirigente del Commissariato di Cassino, le associazioni cittadine combattentistiche e d’armi, il Presidente dell’Amministrazione provinciale di Frosinone Antonio Pompeo e il consigliere provinciale Andrea Amata, numerosi sindaci e amministratori comunali del territorio provinciale, l’ex sindaco di Cassino Bruno Scittarelli.
“E’ un orgoglio oggi aver visto la presenza dell’arma e di tanti cittadini – ha affermato il consigliere regionale Marino Fardelli – In un certo senso la loro vicinanza riempie un vuoto incolmabile che per anni ha accompagnato la mia famiglia e che la ripaga di una giusta considerazione. Dopo la medaglia d’oro al Merito Civile che il Capo dello Stato ha voluto donare a tutti i caduti della Strage di Ciaculli, dopo la cerimonia di intitolazione della locale caserma della compagnia carabinieri di Cassino, la cerimonia di oggi segna il compimento di un lungo percorso che non premia solo la famiglia del Carabiniere Marino Fardelli, ma un intero territorio, il Cassinate, che combatte ogni giorno tutte le mafie, le ingiustizie, il sacrificio di tanti uomini e donne impegnate nelle Forze dell’Ordine che salvaguardano il nostro ampio territorio”.
La strage del 1963 nella quale morì il Carabiniere Marino Fardelli è stata definita una delle più sanguinose stragi ad opera della mafia, di certo la prima contro le Forze dell’Ordine. La notizia del tragico avvenimento arrivò in diretta con un tg straordinario trasmesso dall’unica tv nazionale. All’epoca a Caira vi era solo una televisione e la notizia si sparse in un battibaleno. “E’ con orgoglio che porto il nome di quel giovane Carabiniere, che mosso dalla volontà di servire lo Stato, si arruolò con entusiasmo e decisione nell’Arma dei Carabinieri emulando le gesta dei fratelli maggiori Antonio e Cosimo, sotto la protezione delle sorelle Giovannella e Pierina e degli unici presenti con noi oggi, la sorella Donata e il fratello Cesare” ha raccontato il consigliere regionale Marino Fardelli. “Quando il 30 giugno del 1963 il giovane carabiniere cassinate si avvicinò all’Alfa Romeo Giulietta abbandonata tra i mandarini, imbottita di esplosivo, non poteva sapere cosa stava per accadere. Ma come tutti i suoi compagni, era conscio che ogni giorno la sua vita era a rischio e che si trovava in un territorio difficile, dove era in atto la più cruenta guerra di mafia della Sicilia del dopoguerra”. Alla stazione ferroviaria di Cassino la salma giunse dopo i funerali di stato di Palermo e ad accoglierla furono presenti in tantissimi tra cui l’allora sindaco di Cassino Domenico Gargano e il consigliere comunale Giuseppe Del Greco. “La storia, dopo quel 1963, dopo la bomba tra i mandarini, ci ha insegnato che la mafia poteva sembrare una piaga dedicata solo ad alcune zone del Paese mentre, con gli anni, abbiamo compreso che può investire ogni territorio e che tutti dobbiamo restare all’erta per evitare infiltrazioni nelle nostre attività sociali ed economiche” ha aggiunto l’onle Fardelli che ha concluso il suo intervento ricordando il compianto capitano Adolfo Grimaldi con il quale aveva condiviso dall’inizio un percorso verso al condivisione della memoria del giovane Carabiniere. “Quello che siamo oggi, una gloriosa arma, lo dobbiamo a uomini come il giovane Carabiniere cassinate che, con spirito di servizio e di credo nella propria missione, non esitò a rischiare la propria vita” ha aggiunto il Generale Agovino che ha rafforzato la visione di famiglia, così come ha definito l’arma il consigliere regionale Marino Fardelli, aggiungendo che “la memoria è un atto indispensabile per guardare al futuro. Senza memoria non si costruisce nessun domani. Spero che quello di oggi qui a Caira, diventi un appuntamento costante” ha concluso il Generale di Brigata Angelo Agovino, Comandante della Legione Carabinieri del Lazio.