COLLEFERRO – Teatro nei rifugi: in scena ‘Li romani in Russia’

I rifugi cittadini di via Roma a Colleferro ancora una volta diventano il palcoscenico ideale per una interessante rappresentazione patrocinata dal Comune. Sabato prossimo 22 novembre, presso i rifugi antiaerei, alle ore 21, con ingresso libero, si terrà infatti lo spettacolo di Elia Marcelli “Li Romani in Russia”, con Maurizio Mosetti e Marcello Teodonio, che ne cura anche l’adattamento, mentre la regia è dello stesso Mosetti. La produzione è a cura dell’associazione culturale “Gruppo Logos”. “La campagna di Russia (1941-1943), una guerra di invasione senza pretesto – spiegano i promotori -. Treni che portano via una generazione. Sorridente, giovane, sicura di tornare, perché la propaganda inganna sulla realtà della spedizione. E la “passeggiata” si trasforma in tragedia: armi, abbigliamenti e viveri insufficienti, inadeguati, ridicoli. Rimangono solo fame, freddo, paura. Una disfatta: partono 220.000 ragazzi, ne tornano 20.000. Un grande poeta romanesco, Elia Marcelli (1915-1998), è tra i pochi che riportano a casa il freddo, il dolore, la rabbia. E il dovere di raccontare, per non dimenticare e non far dimenticare. Allora sceglie la poesia, per dare a questi ricordi la forma più alta ed eterna. E sceglie il dialetto, per costruire questa memoria con tutta la verità della lingua che si parla. Ne viene fuori il poema “Li Romani in Russia”, uno straordinario affresco epico in ottave classiche, che ricostruisce passo passo la spedizione: la partenza, il viaggio, i combattimenti, la neve, il freddo, la fame, la paura; i soldati, i muli, il nemico; la solidarietà, il cameratismo, l’egoismo; il rispetto del proprio dovere, sempre; la ritirata, la disfatta; la morte. E la solitudine e la disperazione di chi sopravvive. Un capolavoro che ci riguarda. Lo spettacolo segue questa tragica epopea, dall’inizio alla fine, attraverso i suoi momenti: l’adunata alla caserma romana della Cecchignola e il viaggio (giugno-luglio 1941); l’attraversamento delle nazioni balcaniche e della steppa russa (estate 1941); la battaglia sul fiume Dnjepr (ottobre 1941); le battaglie, il gelo del “feroce” inverno 1941/42; la conclusione della tragedia: l’avanzata degli eserciti italiani e tedesco sulla steppa del Don (estate del 1942), la controffensiva dell’esercito russo, la battaglia di Arbusow, la ritirata degli eserciti italiano e tedesco (gennaio 1943). Alla fine l’urlo straziato e disperato del protagonista rimasto solo nel deserto di ghiaccio rappresenta l’ultimo tentativo di resistenza, quasi al di là delle possibili forze umane, dell’intelligenza contro la barbarie. Ma il messaggio non è banalmente consolatorio: davvero la guerra, anzi quella guerra, ha fatto perdere ogni dignità all’uomo”.

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