FROSINONE – ‘Cunto’, echi medievali nella rappresentazione teatrale di Alessandro Cavoli

La ricca programmazione dell’officina Culturale “Casa d’arte” di Errare Persona, già associata a due rassegne teatrali di teatro contemporaneo e per bambini (rispettivamente, “Nuovi linguaggi” e “Il teatro dei piccoli”) e a eventi culturali (come i reading letterari) proporrà, domenica 28, alle 17.30, all’auditorium “Colapietro” di Frosinone, lo spettacolo “Cunto” di teatro Rigodon, una pièce che avvincerà gli spettatori di tutte le età. Sul palco Anna Mingarelli, per la regia di Alessandro Cavoli. “Cunto”  trae ispirazione dai cantastorie medievali e dagli attori della commedia dell’arte,  i cui spettacoli erano interamente costruiti intorno alla capacità dell’ attore di danzare, suonare e “cavalcare” un racconto. Protagonista dello spettacolo è una madre – attrice che entra in scena portando in braccio il proprio figlio e tirandosi dietro  una casa – teatro “ambulante”: l’interno mondo di una madre e, al contempo, l’intero mondo di un’attrice. La narrazione prende forma in modo semplice e immediato, attraverso racconti di  favole e danze, canti e ninne – nanne, che portano all’orecchio del bambino melodie e storie di personaggi appartenenti a  luoghi ed epoche diverse, fino a condurci alle porte dell’ inquietante universo kafkiano con il racconto “Davanti alla Legge.” “Cunto” è uno spettacolo che, come uno specchio, rimanda con spietata fedeltà  le rifrazioni, sottili e molteplici, che compongono l’immagine di una madre e di un canto: non solo dualità intima e permeata, idealisticamente e naturalmente, di amore per il figlio, ma anche contatto ambivalente, in cui affiorano tristezze, desideri inconfessabili di  rifiuto e di pena per l’arrivo del  neo-nato, che con la sua presenza al mondo, totalizza, accentra, obbliga alla cura, chiede per sé braccia che vorrebbero invece esser libere o poter lavorare. La formula melodica della ninna nanna, ripetitiva e  ipnotica, che attraversa tutto lo spettacolo, si fonde  ritmicamente alle oscillazioni dell’atto del cullare della donna, dando vita ad  una “partitura per voce e corpo” che dell’esser madre accoglie anche sentimenti come l’ insofferenza, la frustrazione o il rancore.

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