FROSINONE – Discarica di via Le Lame, interrogazione del senatore Scalia al Ministro dell’ Ambiente
Premesso che:
nel 2007 la Corte di Giustizia Europea, all’esito della causa C-135/05, aveva accertato che l’Italia aveva violato, in modo persistente e generale, le direttive europee relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti;
nel 2013, la Commissione ha nuovamente adito la Corte di Giustizia dell’Unione europea, dal momento che, a distanza di 6 anni dalla citata sentenza, il nostro Paese non aveva ancora provveduto a dare esecuzione alla sentenza, con particolare riferimento a 218 discariche, situate in 18 delle 20 regioni italiane, non conformi alle norme;
conseguentemente, il 2 dicembre 2014 la Corte di Giustizia, a conclusione della causa C-196/2013, ha condannato l’Italia al pagamento di una pesantissima penale per non aver rispettato le direttive comunitarie sui rifiuti e le discariche;
la sanzione comminata al nostro Paese ammonta a 42,8 milioni di euro per il primo semestre successivo alla sentenza; per tutti i semestri successivi, la penalità verrà calcolata a partire dall’importo della penalità stabilita per il semestre precedente, applicando le detrazioni per le discariche oggetto dell’inadempimento messe a norma nel corso del semestre. L’Italia è stata dunque condannata a versare immediatamente alla Commissione la somma forfettaria di 40 milioni di euro;
considerato che:
ben 32 delle 218 discariche oggetto della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2007 sono site nel Lazio e, di queste, 27 sono localizzate nella provincia di Frosinone;
queste ultime, in particolare, erano inserite nel SIN di Frosinone, identificato dal decreto del Ministero dell’ambiente 18 settembre 2001, n. 468, di adozione del Regolamento recante “Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale”, e costituito dalle 110 discariche dismesse negli 85 dei 91 comuni della provincia; le risorse stanziate consistevano in 7,8 miliardi di lire;
il SIN Provincia di Frosinone veniva così descritto nella Scheda descrittiva contenuta nell’Allegato F del citato decreto ministeriale n. 468 del 2001: “I siti di ubicazione delle discariche sono soggetti, per oltre il 20% , a vincoli (idrogeologico, bellezze naturali, ecc.). I terreni risultano, per circa il 70% dei casi, a permeabilità da media ad elevata e, considerando che in almeno il 23% delle discariche non vi è alcuna impermealizzazione, questo sta dando luogo ad inquinamento delle falde acquifere (in molti casi poste a profondità inferiore a 10 metri), dei fiumi e dei corsi d’acqua minori oltre che del terreno. Inoltre, dalle indagini svolte, anche laddove sono presenti teli impermealizzanti sul fondo, essi risultano in genere inefficaci ad impedire che il percolato penetri nella falda. Infine, quasi il 40% dei siti considerati è posto ad una distanza inferiore a 300 metri da centri abitati”. Quindi, si concludeva che “la presenza diffusa di rifiuti sul territorio, la pericolosità dei rifiuti abbancati senza alcuna opera di protezione, la vulnerabilità del territorio, la vicinanza a centri ad elevata densità abitativa, inducono a ritenere lo stato di compromissione dell’area ad elevata pericolosità sanitaria ed ambientale”;
considerato altresì che:
la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella “Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i ritardi nell’attuazione degli interventi e i profili di illegalità”, comunicata alle Presidenze il 12 dicembre 2012, relativamente allo stato di avanzamento degli interventi di bonifica dei SIN sintetizzati nella Tabella 1 della Relazione, con riferimento al sito Provincia di Frosinone aveva rilevato che si era proceduto alla messa in sicurezza d’emergenza del 99,2% delle discariche comprese nel sito, che era stata avviata la caratterizzazione per il 48,8% delle stesse, ma non era stata conclusa alcuna caratterizzazione ed nessun progetto di bonifica era stato avanzato;
con il D.M. 11 gennaio 2013, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 12 marzo 2013, n. 60, il Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare ha proceduto all’approvazione dell’elenco dei siti che non soddisfano i requisiti richiesti dal Codice dal decreto legislativo 23 aprile 2006, n. 152 a seguito delle modifiche legislative nel frattempo intervenute in materia, ed ha conseguentemente declassato il sito della Provincia di Frosinone – insieme ad altri – da Sito di intessere nazionale a Sito di interesse regionale;
con la sentenza n. 07586/2014 del 16 luglio 2014, il TAR del Lazio – Sezione di Latina ha annullato il decreto ministeriale citato nella parte relativa all’esclusione del “Bacino del Fiume Sacco” dai Siti d’Interesse Nazionale e al trasferimento delle competenze per le necessarie operazioni di verifica e bonifica alla Regione;
il 29 dicembre 2014, la Procura di Frosinone ha disposto il sequestro preventivo dell’ex discarica in località Le Lame, sita nel comune di Frosinone, in quanto, nonostante fosse stata messa in sicurezza, essa ha continuato a produrre percolato contaminando le falde acquifere, come hanno dimostrato le analisi del sottosuolo che hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti, quali nichel, manganese, piombo, oltre le soglie di legge, con concreto e grave pericolo di avvelenamento conseguente al consumo diretto ed indiretto delle acque presenti nella falde acquifere dell’area;
si chiede di sapere:
come il Ministro in indirizzo intende far fronte all’emergenza ambientale e sanitaria provocata dalla discarica di Via Le Lame, situata nel comune di Frosinone;
quale sia il cronoprogramma predisposto dagli uffici del Ministro in indirizzo per mettere in regola le discariche oggetto della sentenza della Corte di Giustizia Europea, con particolare riferimento a quelle situate nella provincia di Frosinone, al fine di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini e di ridurre al minimo per il bilancio dello stato l’impatto economico della sanzione europea;
se non ritenga opportuno reinserire il sito “Provincia di Frosinone”, già identificato dal D.M. n. 468/2001, tra i Siti d’interesse nazionale, permanendo sul territorio le gravi e pericolose caratteristiche ecologiche e sanitarie che necessitano di interventi che travalicano i livelli di responsabilità locali e regionali, e ciò anche sulla scorta delle motivazioni della sentenza n. 07586/2014 del TAR Lazio – Latina.
SCALIA