LATINA – FLAI CGIL lancia l’allarme ARAL: Lavoratori licenziati via e-mail
“Siamo allo sbando. Adesso non solo l’azienda sfugge al confronto con le parti sociali, unitariamente richiesto dalle Organizzazioni Sindacali, ma vengono allontanati i lavoratori attraverso le email”. E’ quanto afferma Eugenio Siracusa, Segretario provinciale della Flai Cgil di Latina.
“L’azienda nel pieno delle trattative sindacali ha avviato le procedure di licenziamento dei lavoratori, colpendo le donne e gli iscritti al sindacato. Un attacco sconsiderato che neanche il peggiore degli imprenditori avrebbe mai potuto pensare. Siamo preoccupati soprattutto perché l’Aral che associa gli allevatori della Regione Lazio, sembra essere una struttura allo sbando. A nulla è valso il sacrificio dei lavoratori che si sono ridotti lo stipendio a fronte di un accordo quadro sindacale, questo sforzo è servito solo a qualcuno per riscuotere gli applausi nell’assemblea dei soci per dire che si era mantenuto un equilibrio di bilancio con un utile di qualche migliaio di euro. Equilibrio pagato dai lavoratori, se è vero che per stessa ammissione dell’ex presidente Marsicola, che ha abbandonato la nave come Schettino, la stessa Aral non è stata in grado di riscuotere le somme dovute per i servizi resi pari a 370 mila euro oltre a debiti già contratti con le banche di oltre 200 mila euro. Che bell’esempio di gestione. In tutto ciò l’unica cosa che sa fare l’Aral è licenziare e sperperare soldi pubblici – prosegue Siracusa – Eppure questo sistema potrebbe, nei prossimi mesi avere tanto da lavorare, visto che è allo studio un decreto legge secondo il quale tutti gli allevatori per avere i benefici comunitari dovranno essere “certificati” o dall’Aia nazionale o dalle varie Ara regionali. Questo significa avere migliaia di aziende che saranno obbligate a iscriversi all’Aral che dovrà fornire servizi e consulenze. Un caso emblematico è proprio la scarsa adesione delle aziende allevatrici del Lazio al sistema allevatoriale ed in questo scenario invece di andare alla ricerca di aziende grazie alla “lungimiranza” del direttore si disincentiva questa azione. Scelta voluta? Un altro caso riguarda le aziende che producono latte di bufale, le quali per via di un decreto legge sulla tracciabilità dovrebbero ricorrere obbligatoriamente ai servizi dell’Aral. Un settore questo di grande valore per la provincia di Latina con la presenza di centinaia di aziende che perderanno un punto di riferimento visto che uno dei licenziamenti riguarda proprio l’unica dipendente che segue da decenni questo settore. Per questi motivi – prosegue il sindacalista – abbiamo chiesto di sospendere i licenziamenti ma abbiamo chiesto alla Regione Lazio di intervenire per mettere fine a questa situazione di sbando e di sperpero di denaro pubblico”.