SORA – Troppe specialità fuori dall’ Expo 2015

Riceviamo e integralmente pubblichiamo:

“Io credo che chi rappresenta una provincia dovrebbe avere il dovere e l’orgoglio che i suoi concittadini fossero tutelati allo stesso modo e non essere trattati come hanno ampiamente e vergognosamente accettato chi ci rappresenta in Regione.
Ma a quanto sembra anche per i prodotti da mandare all’Expo di Milano qualcosa non ha girato come di dovere e non è bastato che i prodotti avessero le caratteristiche previste , c’è stato bisogno di qualche spintarella.
Anche la “Ciammella sorana” era della partita ma non ne abbiamo alcuna notizia se non che non ha avuto l’attenzione necessaria per essere instradata nel modo adeguato, ho detto a d e g u a t o non giusto.
Lo scrivente vuole capire chi ha giudicato, come ha giudicato e come si sono tenuti i rapporti tra ente proponente e ente giudicante.
La commissione per il riconoscimento del DE.CO alla “Ciammella” era composta da esperti nell’arte del forno, in agronomia, in arte culinaria , in organizzazione tecnica e un ricercatore, le cui argomentazioni risultarono inattaccabili, tanto che nessuno rivendicò la priorità in tale prodotto.
Credo circa un anno fa ci fu richiesto di preparare una relazione per presentare il prodotto all’Expo , relazione redatta regolarmente e allegata al fascicolo del riconoscimento.
Da allora ne persi ogni traccia, circa due mesi fa parlando per caso con il nuovo Delegato al Commercio , nessuno dei due aveva risposte da dare all’altro, in merito all’Expo, per cui ci rivolgemmo ad uno dei funzionari interessati a suo tempo alla questione , che ci informò che la pratica la stava seguendo credo una associazione a ciò preposta.
Credo che con me tutti i sorani vorrebbero capire al momento delle divisioni fra pecore bianche e pecore nere cosa è accaduto e cosa significa l’intervento politico per salvare un prodotto. Questa è la parte più inquietante perché c’era chi aveva le notizie di prima mano e poteva intervenire e far intervenire oppure qualcuno che poteva, già sapeva quale era il prodotto da salvare.
Guardando meglio la lista vedo che ci sono altre vistose assenze, che pongono in buona compagnia la “Ciammella sorana”, la Trota Macrostigma, il Romagnano di Anagni, il Cabernet di Atina, il Sammichele di Sant’ Elia, i torroni di Alvito, l’ aglio di Castelliri, i tanni delle Compere e Sua Maesta il tartufo, scusate mi sembra che non ci sia neanche il cannellino di Atina.
Purtroppo un maligno mi suggerisce che a causa della loro vita stressante i nostri politici debbono stare attenti al cibo, per cui sono costretti a mangiare in bianco.
Spero di avere risposte conclusive, spero che i sorani vogliano avere le ragioni della loro esclusione, spero che il partito che esprime l’avvocato difensore nel caso, lo chiame e gli spieghi una volta per tutte che l’Arlesiana , la prima volta affascina, poi stufa , spero che il Consiglio Comunale trovi l’unità almeno nella difesa di una delle radici culturali tradizionali di Sora.
Se gli altri comuni esclusi vogliono civilmente dimostrare il loro dissenso propongo di andare alla Regione e far gustare i prodotti ai nostri onorevoli e ai consulenti e ai dirigenti, che essendo noti per la loro morigeratezza alimentare, non hanno mai avuto occasione di assaggiarli; poi per miglior peso andrei a Milano e farei la stessa cosa fuori all’ Expo.
Se è così l’andazzo, questa vetrina delle eccellenze italiane ,rischia di divenire la vetrina della pochezza attuale non dell’Italia ma di chi sopportiamo che ancora ci amministri”.

Rodolfo Damiani

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