REGIONE – Le mafie nel Lazio, preoccupante l’ultimo rapporto dell’Osservatorio

Il Rapporto “Le mafie nel Lazio” curato dall’Osservatorio regionale per la Sicurezza e la Legalità in collaborazione con la Fondazione Libera Informazione, muove i suoi passi dalla storia delle infiltrazioni criminali sul territorio laziale per arrivare alle cronache più recenti che descrivono il radicamento dei clan.
Senza allarmismi né sottovalutazioni il Rapporto prova a tracciare una analisi complessiva dei fenomeni criminali, plurimi e diversificati, che operano in maniera simultanea nella regione.
Secondo il dossier, negli ultimi anni il Lazio si pone ai vertici in Italia per numero di operazioni antidroga. In particolare, nel primo semestre del 2014 la regione, con un totale di 1.447  persone segnalate per violazione della normativa antidroga all’autorità giudiziaria, emerge come valore assoluto rispetto alle altre regioni”.
Dal narcotraffico l’analisi si sposta poi alle inchieste e alle sentenze che attestano l’operatività dei clan sul territorio regionale.
Per quel che riguarda il cosiddetto Basso Lazio – come si legge nel dossier – è possibile, a fronte di numerose sentenze passate in giudicato, evidenziare il radicamento e la costante pressione nei confronti del tessuto economico, sociale amministrativo e politico delle organizzazioni camorristiche e ‘ndranghetistiche.
In particolare, le sentenze dei tribunali di Latina hanno riconosciuto l’operatività di associazioni di stampo mafioso nel pontino. Si pensi per esempio  al processo “Damasco 2”, quello sul condizionamento operato dai clan sul MOF di Fondi sino a lambire il tessuto della pubblica amministrazione.
Lo stesso tribunale di Latina con sentenze confermate in Cassazione ha riconosciuto  l’operatività del clan dei Casalesi tra Nettuno, Anzio e Aprilia.
Altrettanto importante la sentenza di primo grado del Tribunale di Velletri che condanna  dieci esponenti del clan Gallace-Novella che operavano sul litorale romano.
Il Rapporto “Le mafie nel Lazio” (chiuso in redazione il 10 febbraio 2015) narra, inoltre, in presa diretta, le principali operazioni che hanno aggiornato, cambiandolo, il quadro di analisi sulle mafie nella Capitale sin qui tracciato da studiosi, magistrati, giornalisti e istituzioni locali impegnate sul tema.  Su tutte, l’operazione conosciuta come “Mafia Capitale” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e scattata all’alba del 3 dicembre del 2014 quando trentasette persone sono state arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”.
La procura di Roma ha chiesto di procedere per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Un centinaio gli indagati sono stati coinvolti nell’inchiesta e oltre 200 milioni di euro il valore dei beni sequestrati nell’operazione.

“Dove c’e’ un corrotto c’e’ anche un corruttore, che spesso appartiene ai sistemi d’impresa. Ma Unindustria e’ qui per fare la sua parte. Tuttavia, per noi non e’ facile, perche’ non siamo abituati: accettare l’idea che ci sia la mafia a Roma e nel Lazio e’ per gli imprenditori molto difficile, ancora non abbiamo sviluppato gli anticorpi. Per questo abbiamo bisogno di una mano dalle istituzioni, abbiamo bisogno che ci siate vicini”. Lo ha detto Attilio Tranquilli, vicepresidente Unindustria, intervenuto alla presentazione del Rapporto ‘Mafie nel Lazio’ in corso al Capranichetta alla presenza, tra gli altri, del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.

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