FROSINONE – La Guazza, festeggiamenti in città: il resoconto
Dalla periferia al centro storico. Dal fiume Cosa a via San Martino. Dalla parte alta a quella bassa. Frosinone ha rispettato l’appuntamento – grazie alle iniziative di Società Operaia, Laboratorio Scalo e L’Impegno – con la Guazza. Di che parliamo? È presto detto. La notte che precede la festa di San Giovanni Battista, la più lunga dell’anno, era considerata magica. Gli antichi credevano che gli elementi della natura si caricassero di poteri particolari. Le erbe, bagnate dalla guazza, ossia dalla rugiada, erano ritenute capaci di guarire i malanni e scacciare i demoni. Un’altra tradizione vuole che dalla felce crescesse un fiore che rendeva invisibili, faceva resistere agli incantesimi e scacciava gli spiriti immondi. Un’altra ancora vuole che la notte di San Giovanni si poggiasse un panno, anche un fazzoletto, fuori dalla finestra perché si impregnasse di rugiada. Al mattino seguente, quel panno umido si passava sulla parte del corpo dolorante perché il malanno passasse. Forse più nessuno, oggi, ripete quel rito, ma è certo che ancora oggi in centinaia fanno festa per mantenere viva una delle tradizioni popolari più antiche a Frosinone e in molti comuni della provincia. E festa è stata. È iniziata al parco di Fontana Tonica, sul fiume Cosa, su iniziativa di Laboratorio Scalo e L’Impegno. Un recital di poesie dialettali di Carlo Perruzza, accompagnato dalla chitarra di Flavia Maria Palazzi (che si è esibita in costume tipico) e subito dopo la satira di Marianicola, brillante artista che tra sorrisi e applausi a scena aperta ha sbeffeggiato la politica locale e ripercorso vizi e virtù della gente ciociara. In serata riflettori puntati sul centro storico, dove nel piazzale della storica Società Operaia di Mutuo Soccorso agli ospiti, accolti dal presidente Antonio Di Salvo, sono state servite fettuccine, trippetta e lumache di San Giovanni considerate, nella credenza popolare, propiziatorie. Le loro corna infatti simboleggiano discordie e preoccupazioni, per cui mangiarle significava cancellare rancori personali e avversità. A festeggiare la Guazza c’erano anche l’ex sindaco Michele Marini, il consigliere comunale Norberto Venturi e il consigliere regionale Mauro Buschini.