BROCCOSTELLA – Resoconto convegno su Evan Gorga
Una figura straordinaria, un artista dotato di grande talento, poliedrico, un uomo capace di grandi sentimenti e di grandi gesti. E’ grazie a lui che oggi l’Italia può vantare una preziosissima collezione di strumenti musicali e non solo.
Tutti dovrebbero conoscere la sua storia, specie le nuove generazioni. L’amor di Patria, il filantropismo trovano il lui l’esempio più alto.
La riscoperta del tenore Evan Gorga, primo interprete della Boheme di Puccini, ultimo fra i grandi collezionisti italiani, nato a Broccostella nel 1865, si deve al maestro Andrea Cionci autore della prima biografia gorghiana. “Il tenore collezionista. Vita, carriera lirica e collezioni di Evan Gorga” è il titolo del volume pubblicato nel 2004 dalla Nardini editore di Firenze, grazie al contributo del Comune di Broccostella che di recente ne ha commissionato la ristampa. “A 150 anni dalla nascita del nostro figlio più illustre – ha spiegato il sindaco di Broccostella, Sergio Cippitelli – questa è stata l’occasione per riscoprire insieme una straordinaria figura che fa parte integrante della storia d’Italia. E’ per questo che abbiamo voluto organizzare tutta una serie di iniziative incentrate sulla figura di Evan Gorga. Ringrazio il dottor Cionci per la disponibilità e ringrazio la signora Maria Cristina Gorga, pronipote del grane tenore. Insieme a tanti amici e appassionati di storia, insieme a tutta l’Amministrazione comunale di Broccostella, abbiamo ricordato il nostro concittadino con un convegno, davvero speciale, nel quale abbiamo riscoperto una figura eccezionale. Il filmato poi è stato un dono speciale: abbiamo potuto ascoltare per la prima volta la sua voce! Sì, perché in pochi sanno che grazie al lavoro del dottor Cionci e grazie alla disponibilità della signora Gorga è stato possibile ritrovare, restaurare e trasferire su un supporto digitale un frammento della voce del tenore che egli stesso incise. I racconti della signora Gorga poi, sono la testimonianza diretta dell’eccezionalità della figura di Evan Gorga. Il suo valore morale, come ha detto durante il convegno il dottor Cionci, andrebbe ricordato alle nuove generazioni”.
“Sono anni che tentiamo di ottenere finanziamenti che ci permettano di istituire un museo da dedicare a Evan Gorga – ha detto ancora il sindaco Sergio Cippitelli – Purtroppo ancora oggi non ci siamo riusciti. Sarebbe un onore per noi custodire qui a Broccostella qualche pezzo di una delle sue 30 collezioni”. Con questo auspicio – che ha ottenuto subito l’approvazione della signora Gorga – e con la proposta del dottor Cionci d’istituire un concorso lirico dedicato al tenore di Broccostella, si è concluso il convegno. La giornata è proseguita con la visita alla casa natale di Evan Gorga e, in serata, a pochi passi dalla chiesa dedicata alla Madonna della Stella, il folto pubblico ha assistito con interesse al concerto tenuto dal tenore Fabio Andreotti e dalla pianista Naomi Fujiya. Hanno brillantemente chiuso la serata i ragazzi della banda comunale di Broccostella intitolata proprio a Evan Gorga.
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Il personaggio
Evan Gorga, tenore e collezionista
Il primo interprete della Bohème
Prima pianista alla Corte dei Savoia, poi accordatore di Casa Reale, imprenditore e inventore di strumenti musicali, (inventò la Lira-chitarra sistema Gorga) Gennaro Evagelista Gorga, detto Evan, era nato a Broccostella, Frosinone, il 7 febbraio 1865.
Scoperto quasi per caso da un cantante del coro di S. Cecilia, Gorga iniziò una brillante carriera lirica come tenore, che, dopo il debutto a Cagliari nella Mignon di Thomas, lo portò ad essere scritturato da Ricordi per la parte di Rodolfo nella prima assoluta della Bohème di Puccini diretta da Arturo Toscanini al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1896.
“El g’ha pur le physique du rol” commentò Illica rivolto ai suoi colleghi durante l’audizione.
Il tenore godeva infatti di una figura slanciata ed elegante, ideale per il ruolo del poeta.
Puccini, al contrario, nutriva inizialmente alcune riserve sul tenore quasi autodidatta, come risulta da alcune lettere inviate alla moglie, Elvira Bonturi; tuttavia il giudizio del compositore mutò progressivamente in favore del cantante, fino agli entusiastici apprezzamenti che Puccini gli rivolse dopo il grande successo di pubblico della prima di Bohème.
Nella sua carriera Gorga interpretò diverse opere, come Mignon di Thomas, Manon di Massenet, L’Amico Fritz di Mascagni, Mefitostofele di Boito in numerosi teatri italiani. Al Costanzi di Roma cantò con enorme successo ne I Lombardi di Verdi nel 1895 e nel Faust di Gounod (1898).
Per il Faust Gorga ricevette dai suoi fans dieci corone d’alloro, una mazza da passeggio, una catena d’oro, un binocolo di madreperla e altri doni preziosi dal valore più o meno simbolico, che si tributavano solitamente ai cantanti di grande successo.
La critica scrisse di lui cose molto lusinghiere: “voce di una dolcezza ineffabile”, della scuola del grande Checco Marconi, temperamento artistico spiccatissimo, nobiltà di canto, arte scenica superlativa.
L’abbandono del palcoscenico e la passione collezionistica
Inaspettatamente, nel 1899, con un’ultima applauditissima esecuzione de La Resurrezione di Lazzaro di Perosi al Teatro dell’Aquila di Fermo, Gorga abbandonò le scene dopo appena quattro anni di carriera.
Da una parte le pressioni dei suoi nobili parenti, dall’altra le preoccupazioni della moglie per il vivace ambiente artistico che il marito frequentava, indussero Gorga a dedicarsi alla sua antica passione: il collezionismo. Fin da ragazzo aveva cominciato a collezionare i vecchi strumenti che gli venivano ceduti nelle case patrizie dove accordava i pianoforti.
Anche durante gli impegni artistici non rinunciava al suo interesse: tornando dal San Carlo di Napoli, reduce da una trionfale Bohème, portò con sé cinque quintali di reperti archeologici.
Di fatto, una volta ritiratosi dalle scene, Gorga investì tutte le sue risorse finanziarie e umane per raccogliere strumenti musicali, reperti archeologici, ferri chirurgici, bronzi, bilance, stucchi, maioliche, tabacchiere, avorii, penne, costumi teatrali, ferri battuti, fossili, lapidi e iscrizioni, bambole, bozzetti di terracotta barocchi, armi, vetri antichi: migliaia di oggetti della vita quotidiana che testimoniassero l’evoluzione della civiltà dei popoli, dall’Arcaico al ‘900.
Oltre 150.000 oggetti suddivisi in trenta diverse collezioni. Per conservare tutto questo materiale, il tenore-collezionista affittò ben dieci appartamenti in un palazzo in via Cola di Rienzo a Roma.
Pochi e selezionatissimi i visitatori dei suoi musei personali: Pietro Mascagni, Ottorino Respighi, Tullio Serafin, Arturo Toscanini, ministri, altezze reali e principesse, tutti furono concordi nell’esprimere a Gorga appezzamenti vivissimi ed encomi per le sue strabilianti collezioni.
Gorga era così attaccato alle sue raccolte che nel 1911, durante la grande Mostra Retrospettiva in Castel Sant’Angelo, rifiutò un assegno in bianco offertogli dal miliardario americano J. P. Morgan per una parte della sua collezione di strumenti musicali.
Spirito altamente patriottico, Gorga non poteva ammettere che quegli oggetti finissero in qualche museo straniero.
Indebitatosi fino al collo per i suoi sconsiderati acquisti, (e per l’onere degli appartamenti affittati), Gorga fu costretto, fin dal 1929, a cedere le sue raccolte allo Stato Italiano che le pose sotto tutela, bloccando tutte le iniziative dei creditori.
Fu solo nel 1949 però che l’atto formale fu ratificato; per un misero prezzo lo Stato si assicurava i tesori di Gorga: il ripianamento dei debiti del tenore, un vitalizio e l’istituzione di dieci borse di studio per giovani musicisti di famiglia non abbiente.
Questo fu tutto quello che Gorga riuscì ad ottenere, ma le sue richieste iniziali erano ben diverse: la costruzione di un enorme e modernissimo teatro lirico, il Teatro Massimo del Popolo e l’istituzione di un Collegio Lirico che allevasse schiere di giovani cantanti. Tale ambizioso progetto era stato da lui reso pubblico con un libello: “Per la Rinascita dell’arte lirica italiana” del 1929.
Gli oggetti, acquisiti così a buon mercato dallo Stato iniziarono una dolorosa Odissea, tra mille depositi di musei dove vennero danneggiati da allagamenti, rubati, lasciati esposti alle ingiurie del tempo e dell’umidità.
Inoltre, le collezioni dovettero affrontare l’onta della dispersione, tanto che oggi si può dire che quasi tutti i musei romani possiedono qualche reperto raccolto da Gorga.
Praticamente, solo la collezione musicale è rimasta integra ed ora costituisce il nucleo fondamentale del Museo degli Strumenti Musicali di Roma, uno tra i più importanti del mondo.
Gorga morì a Roma, novantaduenne, il 6 dicembre 1957, addolorato per la triste sorte delle sue collezioni, ma consolato dalle sue passate glorie artistiche, come risulta dai suoi confusionari appunti personali.
La pubblicazione della prima biografia gorghiana
Per iniziativa di Marisa Dalai Emiliani docente di Storia dell’Arte a “La Sapienza” di Roma, il giovane studioso Andrea Cionci, diplomato in Canto come baritono, si è occupato di ricostruire un profilo completo di Evan Gorga. E’ stato quindi possibile ritrovare gli archivi personali del collezionista, ricchi di numerose testimonianze fotografiche e documentarie quasi completamente inedite.
Dalle fotografie degli appartamenti Gorga l’autore ha potuto scoprire quale fosse stato il criterio museologico dell’allestimento della collezione musicale: la classificazione degli strumenti elaborata da Curt Sachs nel 1914. Questa scoperta smentisce una certa “leggenda nera” che considerava Gorga come un maniacale e ignorante raccoglitore di oggetti.
Il lavoro è stato pubblicato nel 2004 dalla Nardini editore di Firenze grazie al contributo del Comune di Broccostella, con il titolo “Il tenore collezionista. Vita, carriera lirica e collezioni di Evan Gorga”.
Il volume è stato presentato da Bruno Cagli presso il Museo degli Strumenti Musicali di Roma, da Giorgio Gualerzi al Teatro Regio di Torino, da Roberto Iovino al Carlo Felice di Genova.
L’Accademia di S. Cecilia e il Museo degli Strumenti Musicali hanno già dato il loro interessamento allo studioso per l’allestimento di mostre gorghiane in importanti sedi museali straniere.
La preziosa collezione musicale conservata nel
Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma
Tra i tesori “musicali” di Gorga il pezzo più prezioso è il più antico cembalo tedesco esistente al mondo, realizzato nel 1537 dal cembalaro di Lipsia Hans Mueller, un vero gioiello di tecnica costruttiva.
Opera di un altro tedesco, Sebastiano Hanlein, è la lunga tromba da araldo senese, del 1461, che da recenti ricerche risulta essere stata costruita appositamente per la canonizzazione di Santa Caterina da Siena.
Tra i pezzi più importanti della sezione archeologica sono invece due elaborate tibiae in bronzo e avorio di epoca romana (II secolo d.C.) in ottimo stato di conservazione, un rarissimo documento della musica nell’Antichità.
Vero capolavoro di manifattura orientale è il secentesco Ribechino turco, strumento ad arco la cui cassa è composta da doghe d’avorio, mirabilmente intarsiate in tartaruga con figure d’uccelli. L’oggetto, che era stato donato a Mussolini, nel 1943 dopo la caduta del Regime, venne gettato dal balcone di Palazzo Venezia. Miracolosamente raccolto da mani pietose fu fortunatamente risparmiato dal fuoco riservato agli altri oggetti del Duce.
Il “charango” sudamericano è un curioso strumento simile ad un mandolino, la cui cassa armonica è ricavata dalla corazza di un armadillo, mentre la “quiyada” è uno strumento africano ricavato dalla mandibola di una zebra.