ATINA – Iniziativa contro la violenza sulle donne

La violenza sulle donne non è un problema delle donne. È un fenomeno trasversale che non conosce confini di età, classe sociale, livello di istruzione, luogo geografico. È il frutto di pregiudizi e stereotipi duri a morire. È spesso il risultato di relazioni squilibrate, in cui si scambia per amore ciò che amore non è. Per prevenire e combattere la violenza non basta allora agire sulle donne: serve la collaborazione degli uomini.

Con questa ottica si muovono le associazioni Risorse donna, che gestisce il centro antiviolenza Stella Polare di Sora e una casa rifugio in Valle di Comino, e Tutto un altro genere, che lavora da anni per la costruzione di una narrazione maschile contro la violenza sulle donne e che adesso è impegnata in un progetto di prevenzione con i detenuti della casa circondariale di Cassino, sostenuto dall’Unione delle Chiese metodiste e Valdesi con il bando 8xmille 2014. Insieme le due associazioni, con il patrocinio del comune di Atina e della provincia di Frosinone, promuovono il 25 novembre ad Atina, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un incontro con le classi III delle scuole medie e aperto all’intera cittadinanza. Mettendo attorno allo stesso tavolo tutte le attrici e gli attori coinvolti nella lotta alla violenza, dalle forze dell’ordine agli operatori sanitari, fino alle esperte di educazione alle pari opportunità.

Ad aprire l’evento i saluti del sindaco di Atina Silvio Mancini, del vice presidente della provincia di Frosinone Andrea Amata e del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Atina Michele Nunziata. Al dibattito, che sarà coordinato da Manuela Perrone, giornalista del Sole 24 Ore e presidente di Tutto un altro genere, partecipano Laura Moschini, docente di Etica sociale all’Università di Roma Tre, il maggiore Silvio De Luca, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Cassino, Irma Civitareale, direttrice della casa circondariale di Cassino, Elisa Viscogliosi, responsabile di Risorse donna, Nadia Gabriele, infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Sora.

L’evento sarà aperto da una coreografia curata da Maria Elena Tatangelo, con le allieve del Punto Danza A.S.D. di Atina. Il salone del Palazzo Ducale diventerà galleria per la mostra fotografica Dancing Princesses di Loreta Maria Iannetta e per i cartelloni realizzati dalle associazioni promotrici con i detenuti della CC di Cassino e delle classi III dell’Istituto Comprensivo di Atina. I cartelloni sono il frutto degli incontri preparatori tenuti in carcere e nelle scuole, dove si è affrontato il tema provando a trovare le parole giuste per esprimere cosa è violenza e cosa è rispetto. Al termine, spazio alle parole maschili: Paola Iacobone, David Duszynski e Vincenzo Schirru si esibiranno nel reading Pugni nello stomaco – La violenza sulle donne raccontata dagli uomini che Tutto un altro genere promuove dal 2012.

Un obiettivo, quello della piena responsabilizzazione degli uomini, fatto proprio dalle Nazioni Unite con la campagna HeForShe di cui è testimonial Emma Watson. Nel suo celebre discorso dello scorso anno, l’attrice ha centrato quello che per noi è il punto: anche gli uomini sono imprigionati negli stereotipi di genere che li riguardano. E quando se ne libereranno, le cose cambieranno anche per le donne. «Se gli uomini non devono essere aggressivi per essere accettati – ha ricordato Watson – le donne non si sentiranno in dovere di essere sottomesse. Se gli uomini non devono avere il controllo per sentirsi tali, le donne non dovranno essere controllate. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere sensibili. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere forti: è tempo di pensare al genere come uno spettro, e non come a due insiemi di valori opposti. Se smettiamo di definirci l’un l’altro in base a cosa non siamo, e cominciamo a definire noi stessi in base a chi siamo, possiamo essere tutti più liberi. (…) Voglio che gli uomini prendano su di sé questo impegno, in modo che le loro sorelle, madri e figlie possano essere libere dai pregiudizi, ma anche perché ai loro figli sia permesso di essere vulnerabili e umani, rivendicando quelle parti di loro che hanno messo da parte e diventando così la versione più vera e completa di loro stessi».

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