FROSINONE – Calcio, economia e politica: Stirpe parla al Rotary
Maurizio Stirpe, Presidente del CdA della Prima spa, di Confindustria Lazio e del Frosinone calcio, è stato ospite, nei giorni scorsi, del Rotary club di Frosinone, di cui è socio onorario. Introdotto dal presidente del club, Valter Tersigni, l’imprenditore – intervenuto all’incontro in compagnia della moglie Barbara – è stato intervistato da Vittorio Macioce, a capo della redazione romana de Il Giornale, ideatore del festival delle Storie, anche lui socio onorario del sodalizio. Il primo tema toccato durante l’interessante dialogo tra Macioce, puntuale e incalzante, e Stirpe, brillante e determinato: i tragici eventi di Parigi. “Il fatto che l’atto terroristico sia stato compiuto in Europa e non negli Usa è un fattore aggravante, perché noi non abbiamo una politica della sicurezza in comune; il nostro continente è ancora un grande contenitore. Penso che assisteremo, ora, a un momento di riflessione determinato dalla contingenza di questi fatti e devo dire che le misure che gli stati assumeranno, sia a livello di intelligence che di miglioramento dei sistemi di sicurezza, paradossalmente, potranno creare posti di lavoro. Bisognerà capire anche quale sarà la risposta che saprà dare l’Europa. Io penso che non possa essere una risposta basata sulla violenza, che porta sempre altra violenza”, ha detto Stirpe. Sulla Germania, locomotiva d’Europa: “Continuerà ad esserlo. Ha costruito le proprie fortune assumendo delle decisioni e facendo sacrifici quando noi, invece, non li abbiamo fatti. Noi non cresciamo più da tanti anni. La crisi è stata un alibi che soprattutto la politica ha voluto darsi; ora, però, dobbiamo fare i compiti a casa. Ritengo necessarie la riforma del fisco, la semplificazione del meccanismo di funzionamento della Pubblica Amministrazione, il miglioramento della giustizia civile, oltre alla modernizzazione dell’assetto istituzionale… Dobbiamo sforzarci su questi versanti, altrimenti verremo superati dagli altri”. E ancora: “Il problema centrale di questo paese è la successione del ceto dirigente. Il cambio generazionale sarà agevolato dalla sedimentazione dei social e delle nuove tecnologie. L’importante è che il nostro Paese eserciti sempre appeal per i giovani, perché desiderino di poter rimanere qui. Il modello di sviluppo efficiente? Quello che parta dalla manutenzione di ciò che già funziona. Le industrie che sono rimaste nella provincia debbono rimanere, avvantaggiate da un clima favorevole per fare impresa. Dobbiamo sviluppare quello che di nuovo c’è; il risanamento della valle del Sacco è una opportunità di sviluppo, purché si coinvolgano i grandi player in possesso di quelle cifre da investire nel nostro territorio, creando così quel volano di sviluppo della green economy. Dobbiamo fare uno sforzo importante, e pensare in altro modo: il futuro è una grande area metropolitana intorno a Roma. Il campanilismo è un lusso che non possiamo più permetterci. È una mentalità che dobbiamo superare, ed essere solidali nel bene e nel male”. Inevitabile la chiusura della chiacchierata con un passaggio sul Frosinone calcio. “Allenatore giusto, dirigenti giusti… Siamo stati fortunati. Siamo arrivati in serie A, il sogno e l’ambizione di mio padre, e faremo di tutto per rimanerci. Quello che vogliamo, al momento, è che lo stadio si faccia e che la squadra ci giochi”. E, parlando dell’ultima gara disputata dai canarini a Milano contro l’Inter, ha detto: “Eravamo qualche giorno fa nel tempio del calcio: eppure credo che anche lì ci sia da lavorare per migliorare, a partire dal catering e dall’igiene. C’è rispetto e ammirazione per tutti i nostri avversari, ma nel sistema organizzativo, nel metodo, nei valori, non mi sento secondo né all’Inter, né alla Juve, né a nessuno”.