ROMA – Il Senatore Scalia intervistato in Rai sul referendum del 17 aprile

“Affinché sia valido, l’istituto del referendum in Italia prevede un quorum pari al 50% più uno della partecipazione al voto degli aventi diritto. Dal momento che il quesito referendario viene considerato dannoso, l’astensione proposta dal Partito Democratico è un’opzione costituzionalmente legittima per dire no.” Lo dichiara il senatore Francesco Scalia che ieri sera su Rai 2 ha difeso la posizione del PD nella tribuna elettorale della trasmissione Rai Parlamento dedica al Referendum del prossimo 17 aprile. “La scelta- spiega Scalia- di consentire nella massima sicurezza lo sfruttamento fino ad esaurimento dei giacimenti di gas e petrolio per le concessioni in essere riguarda gli interessi energetici e occupazionali del Paese e non ha nulla a che vedere con l’accusa di essere figlia di prospettive industriali aggressive di ostacolo alle politiche ambientali e allo sviluppo delle rinnovabili, come, purtroppo, si tenta di rappresentarla. Diversamente, l’Italia ha già detto no al carbone, punta per integrare il mix energetico in particolare sul gas, tra le fonti fossili la più ecologicamente sostenibile, e, soprattutto, ha fatto della valorizzazione delle energie rinnovabili un punto strategico del piano energetico nazionale, tanto che già oggi abbiamo raggiunto l’obiettivo europeo previsto per il 2020 di copertura da fonte rinnovabile del 17% del fabbisogno nazionale. Anche chiedendo ai contribuenti, ogni anno in bolletta, circa 13 miliardi di euro per la loro promozione e incentivazione. Ciò significa che per noi la strada è tracciata ed è quella della emancipazione dalle fonti fossili per combattere i cambiamenti climatici. Ma la transizione durerà decenni e le fossili saranno ancora necessarie. Per questo rinunciare allo sfruttamento totale dei nostri giacimenti, che coprono il 10% del fabbisogno, per un Paese che inoltre da questo punto di vista è fortemente dipendente dall’estero, è un grave errore. Per intenderci, se vincessero i si nel referendum l’Italia rinuncerebbe a 9 miliardi di mc di gas, 4 milioni di tonnellate di petrolio e centinaia di milioni di royalties. In più, una tale rinuncia comprometterebbe seriamente l’occupazione attualmente impiegata nelle esistenti attività estrattive. Si tratta di circa 40.000 unità compreso l’indotto. E, d’altro canto, a nulla serve per difendere il referendum agitare i temi della sicurezza e del turismo penalizzato. Infatti, negli ultimi 50 anni- continua Scalia- sulle piattaforme estrattive dei nostri mari non ci sono stati incidenti rilevanti, perché gli standard sono ai massi livelli per precauzioni adottate e per tecnologia impiegata. Il turismo ha convissuto egregiamente con tali attività, come dimostra il caso dell’Emilia Romagna nel cui mare sono concentrati il grande degli impianti estrattivi e in cui prospera, indiscutibilmente, una diffusa economia turistica. In verità- conclude Scalia- l’Italia è leader in Europa sul fronte delle energie rinnovabili e aggiorna costantemente le proprie politiche ambientali. Il quesito referendario del prossimo 17 aprile è inutile e dannoso. Pertanto condivido e difendo la scelta dell’astensione e non parteciperò al voto.”

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