CASSINO – Di Zazzo, prima uscita al ‘Manzoni’
Un primo appuntamento pubblico che ha superato anche le più ottimistiche aspettative. Per Tullio Di Zazzo quella al Manzoni è stata una prima uscita ufficiale con i suoi candidati davvero entusiasmante.
La sala del Teatro piena di sostenitori e di tanti cittadini comuni che hanno voluto ascoltare dalla sua voce quello che si propone di fare nei prossimi cinque anni, se il voto dei cassinati gli darà la possibilità di tornare su quella poltrona di sindaco su cui aveva già messo in cantiere e realizzato importanti progetti per la città. E da cui è stato allontanato soltanto perchè non ha mai voluto cedere ai compromessi, solo perchè al centro delle sue azioni c’era sempre il bene della collettività e non privilegi per pochi eletti.
Lo stesso teatro in cui ha dato appuntamento ai suoi candidati e sostenitori è frutto di quei soli tre anni di amministrazione Di Zazzo, ed oggi è certamente una soddisfazione per lui vedere che la città ha finalmente un teatro in pieno centro, grazie al suo operato. Non può essere altrettanto soddisfatto del lavoro fatto per il recupero della colonia solare che, le amministrazioni successive, hanno abbandonato totalmente.
Ma sono tanti altri i progetti realizzati allora e ancora di più quelli che oggi ha inserito nel suo programma e su cui ha già iniziato a lavorare. Come quel “multiplicatore di imprese” per cui ha già iniziato a raccogliere le adesioni di capaci impreditori disposti ad investire nel cassinate.
Dettagli di non poco conto soprattutto se paragonati ai programmi di altri candidati che si limitano a parlare di strade da aggiustare (“non devono essere un contentino per i cittadini, ma è obbligo di un ammministratore sistemarle”, ripete Di Zazzo dall’inizio della campagna elettorale), e di posti di lavoro da creare ma senza presentare concreti progetti che possano realizzare questo miracolo.
I primi a salire sul palco sono stati alcuni tra i più giovani candidati, capeggiati da Angela Abbatecola, ed ognuno di loro ha raccontato i motivi che l’hanno spinto a scendere in campo personalmente, a metterci faccia ed impegno: far rivivere la loro città, la voglia di restare sul territorio senza essere costretti ad emigrare come fecero i loro nonni dopo la guerra.
Poi sul palco è arrivato Tullio, dopo essere sceso da una delle scale in mezzo ad un pubblico che non ha certo lesinato sugli applausi e che ha accompagnato tutto il discorso sottolineando ogni punto da lui toccato con un segno di evidente consenso: le condizioni della stazione e della sua piazza, i fallimenti delle amministrazioni Scittarelli e Petrarcone, ha raccontato la storia del teatro Manzoni (“qui mi sento un po’ a casa mia, ma Petrarcone e l’amministrazione dell’epoca votò contro e ora se ne fanno un vanto”), l’Historiale, i posti di lavori promessi in questo periodo da chi sa bene di non poter mantenere questi impegni.
“Noi davvero siamo una scelta libera, noi davvero non abbiamo padroni. Dietro Petrarcone c’è la cordata Scalia, dietro Mosillo c’è la cordata Scittarelli, dietro D’Alessandro c’è la cordata Abbruzzese. Dietro Di Zazzo c’è soltanto la gente vera e libera”.
“Siamo l’unica coalizione senza conflitti di interesse – ha ribatido anche ieri Di Zazzo – in settori importanti come la sanità, l’acqua pubblica e l’accoglienza degli immigrati. Vorrei davvero vedere cosa alcuni dei colleghi candidati a sindaco potrebbero rispondervi parlando di settori così delicati in cui sono troppo coinvolti per poter operare nell’interesse dei cittadini, troppo coinvolti per essere credibili con le loro promesse, quando non evitano accuratamente certi discorsi e certi confronti. Ribadisco, siamo l’unica coalizione che non ha conflitti d’interesse, anzi uno ne ho anch’io: quello di tutelare gli interessi della potentissima lobby delle persone oneste”.
Di Zazzo ha infine annunciato anche tutti i componenti della Giunta che lo affiancherà nei cinque anni di amministrazione, di modo che gli elettori possano scegliere davvero da chi essere governati dopo il voto. Ed evitare, come spesso accade, di dare fiducia ad un sindaco e ad una squadra di persone per poi ritrovarsi governati da persone che nessuno ha scelto.