CASSINO – “Fantasmi e Pazzi” del Cut conquista il Teatro Manzoni
Il teatro di Pirandello è tornato in scena con gli attori del Centro Universitario Teatrale di Cassino tra l’entusiasmo del pubblico presente ieri all’apertura ufficiale della ventesima edizione di Cassino Multietnica. L’intera serata ha regalato uno spettacolo ispirato ad alcuni dei più celebri scritti della drammaturgia del narratore siciliano, secondo una personale fusione e rilettura del regista Giorgio Mennoia. Il maltempo ha costretto ad un necessario e repentino cambio di location, service e allestimento, avvenuto a poche ore dalla messinscena grazie alla tempestiva organizzazione interna del Cut gestita da Marco Mattei. La pioggia non ha così intaccato il successo della rappresentazione che ha invece registrato un’alta affluenza e partecipazione di spettatori curiosi. “Fantasmi e pazzi” ha voluto rendere omaggio al grande autore italiano del Novecento ricordando sul palcoscenico quell’ “ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica” che fu dello scrittore motivo indiscusso del Premio Nobel per la Letteratura nel 1934. Gli attori del Cut hanno così cercato di esaltare lo spirito dell’arte del teatro che, costantemente alimentato dall’amore, dalla fantasia e dalla follia di appassionati teatranti, resterà sempre immortale nonostante la superficialità e il più estremo materialismo umani.
Davanti una platea numerosa e attenta, il direttore artistico del Cut Mennoia ha ringraziato l’amministrazione comunale presente in sala, il neo-sindaco D’Alessandro con gli assessori Noury, Di Giorgio e Di Zazzo, soprattutto per la vicinanza, l’interesse e la disponibilità riscontrati sin da subito nei confronti dell’attività del Centro Universitario Teatrale di Cassino definito “un portento organizzativo”.
Il saggio-spettacolo ha chiuso ieri l’anno accademico 2015-2016 del Cut con la rievocazione degli scalognati, bizzarri personaggi guidati dal saggio mago Cotrone, degli attori, una compagnia vagabonda e sempre più decadente al seguito della affranta contessa Ilse, e degli esseri mostruosi, aridi e senza troppi scrupoli del mito (incompiuto) de “I giganti della montagna”. Ad andare in scena anche la strana famiglia allargata dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, le litigiose e pettegole donne di “Liolà” e i grotteschi protagonisti de “Il berretto a sonagli”. Il trucco e i costumi di scena preparati e scelti con precisione e accuratezza hanno aggiunto dettagli importanti e significativi a ogni singolo personaggio, migliorandone la rappresentazione sul palcoscenico. Ad accompagnare e illustrare l’intera rappresentazione in una sorta di dialogo costante con il pubblico sono state la strega dell’aria e la strega dell’acqua, due creature buffe e surreali, insieme a personaggi molto più reali e terreni in tutti i loro commenti, interventi e spiegazioni, ossia le due spettatrici sedute in platea a solo un passo dalla villa della Scalogna.
“Lo studio e la caratterizzazione dei personaggi del teatro d’autore hanno mostrato a tutti gli allievi in questi mesi – ha spiegato Giorgio Mennoia – non solo la bellezza e la profondità dell’arte drammatica ma anche la storia, l’intensità e il percorso di formazione del teatro pirandelliano”. A salire sul palco del Teatro Manzoni sono stati oltre 50 attori, con esperienza, età e professionalità differenti, che hanno concluso un nuovo anno accademico ricco di laboratori, seminari, incontri e corsi didattici, e che hanno contribuito a portare in scena il sogno e il bisogno della poesia indissolubilmente legati all’immaginazione.
Il finale ad opera integrale del regista è rimasto in linea con la paura e il senso di sconfitta innescato dai signori potenti e arroganti (i giganti) ma ha lasciato acceso lo spirito più profondo e potente dell’arte del teatro. “Ma no, via! tranquilli; se è pur vero che la gente ha disertato l’arte ed il teatro, non c’è da farne colpa a nessuno! È il materialismo del mondo moderno che ha reso gli uomini ‘fanatici della vita comoda’, chiusi all’immaginazione, e forse sì, anche un po’ bestiali. Ma questo non vuol dire che un giorno lo spirito dell’arte non possa riprendere a parlargli”.
Centro Universitario Teatrale
Ufficio Stampa