FROSINONE – Cinghiali, la gestione dell’emergenza torna alla Polizia Provinciale

Emergenza cinghiali. Prime, importanti risposte dalla Regione Lazio alla Coldiretti di Frosinone che la scorsa settimana ha chiesto provvedimenti urgenti per frenare le incursioni di un branco che ad Anagni, località Tufano, ha causato danni per migliaia di euro alle coltivazioni di una dozzina di aziende, mettendo a repentaglio la stessa incolumità dei residenti. L’assessore regionale all’agricoltura Carlo Hausmann, ieri a Frosinone per illustrare la bozza del nuovo regolamento per la caccia al cinghiale, prima di aprire i lavori dell’assemblea con i trecento cacciatori arrivati da tutta la Ciociaria, ha anticipato al presidente provinciale della Coldiretti, Vinicio Savone, la imminente riassegnazione alla Polizia provinciale delle deleghe per la gestione della fauna selvatica, trasferite alla Regione nelle more della riorganizzazione delle funzioni istituzionali avviata per effetto dell’abolizione delle Province. “Hausmann ha garantito che il protocollo per il trasferimento delle competenze sarà operativo a giorni. Presto – commenta Savone – la Polizia provinciale riassumerà il comando delle operazioni e tornerà ad esercitare con piena legittimazione le funzioni di coordinamento e supervisione delle attività per il contenimento della fauna selvatica, predisponendo oltre alla cattura anche gli abbattimenti selettivi per ridurre il numero dei cinghiali che in Ciociaria, da stime aggiornate, è almeno raddoppiato”. La causa scatenante dell’emergenza, tuttavia, risiede nella mancata programmazione degli interventi per il controllo numerico della popolazione di cinghiali nei parchi naturali e nelle aree protette, dove la caccia è interdetta. “Proprio in quei contesti occorre intervenire – conclude Savone – pianificando la cattura degli animali in eccesso per evitare sconfinamenti nei campi coltivati e anche per completare la filiera della carne. In altre province del Lazio i cinghiali catturati sviluppano un indotto economico, legale e redditizio, grazie alla vendita delle carni dei capi in eccesso prelevati sotto il controllo delle autorità di gestione dei parchi e delle aree protette. Credo che anche in Ciociaria i tempi siano maturi per poter fare altrettanto”.

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