PNALM – Trovata morta l’orsetta Morena, lettera aperta di Zunino (AIW)

Sconcerto al Parco Nazionale Lazio Abruzzo e Molise dopo il ritrovamento, poche ore fa, del corpo senza vita dell’orsetta Morena, vero e proprio simbolo dell’Ente da quando, poco più di un anno fa, rimasta orfana appena nata, era stata allevata dal personale del Parco. L’ultimo avvistamento dell’animale lo scorso 15 luglio; due giorni dopo, invece, le ultime segnalazioni, pervenute regolarmente alla Direzione, del collare satellitare applicato al collo dell’orsetta per agevolarne il monitoraggio. L’apparecchio, stando alle prime ricostruzioni effettuate, si sarebbe invece successivamente guastato: da qui il recente insorgere di difficoltà di reperimento del plantigrado, il cui cadavere in caso contrario avrebbe potuto essere ritrovato prima di quanto e quando invece in realtà avvenuto.
Nei prossimi giorni l’esecuzione degli esami postmortem per individuare le cause del decesso.

In memoria di Morena la seguente lettera aperta inviata proprio all’orsetta dal dott. Franco Zunino, dell’Associazione Italiana Wilderness:

Ti avevano dato un nome di ragazza, per ricordare la poverina che era morta pochi giorni prima che tu ti perdessi, venissi abbandonata, o restassi sola per la morte della tua mamma. Ora quelli che hanno preteso di “salvarti”, che ne hanno fatto un vanto, un successo (perché nessuno può negare che ti abbiano permesso di compiere e superare il tuo anno di vita), sì, proprio quelli che ritengono di averti regalato poco più di un anno di vita oggi ci vengono a dire che non sei più tra noi, che sei morta anche tu, povera orsetta se non strumentalizzata, certamente utilizzata dall’uomo (infatti menano vanto del successo del tuo “recupero”): peccato che poi abbiano voluto metterti un collare. Potevano evitarlo, ti avevano salvata e portata alla primavera successiva, potevi essere lasciata libera nel tuo libero mondo naturale e selvaggio: avevi compiuto un anno ed eri divenuta indipendente. Invece hanno voluto continuare a non tagliare il “cordone ombelicale” che ti hanno costretta a tenere e che ti legava a loro. Ed oggi ci dicono che dopo giorni e giorni che ti cercavano perché quel “cordone” non funzionava più, e che loro avevano urgente necessità di toglierti per metterne un altro più adatto alla tua crescita, aveva smesso di funzionare; e quando ti hanno infine trovata eri ormai morta! Sei vissuta per nulla, o forse solo per loro, fino a pochi giorni fa.
Ci dicono che per “salvarti” abbiano speso decine di migliaia di euro per costruirti una “casa” idonea a farti superare l’inverno, per far venire un esperto dalla lontana America a dire loro cosa fare e come comportarsi con te affinché lo superassi e potessi essere liberata. Tutto vano. Quei soldi potevano forse essere meglio utilizzati per favorire l’alimentazione di quelli della tua specie che stanno girovagando ormai in tutto l’Abruzzo alla sua ricerca, finanche nei paesi dell’uomo, ma ci dicevano che per quello i soldi mancavano. Fortunatamente per “salvare” Te li hanno trovati e, pare, anche tanti. Peccato che oggi tu sia morta, invano anche se loro dicono che sei comunque servita come importante esperimento. E magari è anche vero, perché la scienza ha bisogno di esperimenti per crescere. Peccato che non possa più crescere tu!
Ci dicono anche che nella valle in cui sei nata e dove con un’inezia di spesa avrebbero forse potuto cercare di “salvarti” lasciandoti stare là e là crescere con solo un minimo aiuto da parte dell’uomo, stanno impedendo che un’antica strada sia resa più praticabile per quanti ne hanno diritto e dicono che così oggi si farà un favore a quelli della tua specie; ci dicono che in un luogo poco lontano dove forse la tua mamma aveva la tana dove eri nata, ci portano persone a godere dei tuoi luoghi, a vivervi in una casa confortevole (ci dicono che addirittura si alloggi e si cucini come in un ristorante: ma forse la ASL lo ha autorizzato) là dove un tempo pascolavano solo le pecore che la tua mamma cercava e c’erano campi di mais che ora più nessuno semina; ma forse stanno ancora una volta sbagliando, ancora una volta arrogandosi il diritto di stabilire loro quello che è giusto fare o non fare per salvare il tuo “popolo”. Cara Morena, noi speriamo che non debba succedere che un giorno vengano a dirci che anche la tua “gente” è finita, di fatto liberando quelle tue montagne dal problema che l’uomo ha creato e che non ha saputo risolvere.
Vogliamo essere certi che in quel posto in cui sei andata ci sarà comunque una ragazza Morena con la quale continuerai a correre per sempre tra i prati ed i boschi della Vostra valle. Ci conforta sapere che a “Sandrino”, che certamente ti farà compagnia là dove sei ora, anche lui a suo tempo “salvato”, è andata peggio; ci conforta perché a Te lo hanno risparmiato: prima sfruttato ed osannato come sei stata Tu, poi finito a vivere vent’anni nel gulag della Tua e Sua valle!
E ci auguriamo che mai ci sia un’altra “Morena” da utilizzare per le esperienze che tu hai loro reso possibile. Ciao da tutti noi della Wilderness (che vuole dire Natura selvaggia).

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