FROSINONE – Al via la stagione della vendemmia, le aspettative in Ciociaria

Al via la vendemmia in Italia con una produzione prevista in aumento del 5% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri dello scorso anno.  I primi grappoli sono stati raccolti in provincia di Brescia, Franciacorta, col distacco di uve chardonnay che sono le prime, tradizionalmente, ad essere raccolte. Molto dipenderà da agosto e settembre, ma le escursioni termiche degli ultimi giorni, con gli abbassamenti di temperature, specie quelle minime, fanno ben sperare per una annata di buona qualità. In Italia la vendemmia parte con le uve pinot e chardonnay e prosegue a settembre e ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse sangiovese, montepulciano, nebbiolo. Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione nazionale sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (docg), il 30% ai 118 a indicazione geografica tipica (igt) e il restante 30% a vini da tavola. Le previsioni sono ottime anche in provincia di Frosinone. “Se il tempo ci assiste, andiamo incontro ad una buona stagione, con la giusta qualità, anche per aver eseguito tutti i trattamenti sanitari nei tempi indicati” spiega Emanuele Terenzi, delle Antiche Cantine Mario Terenzi di Serrone, azienda con 8 ettari di vigneti distribuiti sui tre areali del disciplinare del cesanese, ossia Piglio, Olevano e Affile, con una resa media per ettaro di poco inferiore ai 100 quintali. “Normalmente – aggiunge Terenzi – vinifichiamo 700/800 quintali di uva, per una produzione di 45.000 litri di vino. La raccolta è prevista per la prima o al massimo la seconda settimana di ottobre”. “Con l’inizio della vendemmia – dice Vinicio Savone, presidente della Coldiretti di Frosinone – si attiva nel nostro paese un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che offre lavoro a 1 milione e 300mila unità”. “La prossima vendemmia – aggiunge il direttore Paolo De Ciutiis – coinvolgerà in Italia 650mila ettari di vigne e 200mila aziende vitivinicole”. Secondo una ricerca Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano 18 settori, dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti e accessori. “Il futuro del vino ciociaro – conclude De Ciutiis – dipende sempre più dalla nostra capacità di promuovere e tutelare le nostre distintività, che sono la chiave del successo in un settore che ha cominciato finalmente a valorizzare le specificità territoriali”

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