FROSINONE – Pagamento TARI, l’intervento di Casinelli (Federlazio)

Tra le numerose problematiche che le imprese vivono come un fardello che ne appesantisce l’attività, in una fase del ciclo economico dove avrebbero bisogno invece proprio del contrario, un posto di rilievo spetta indubbiamente al controverso capitolo della Tariffa sui rifiuti urbani, generato dalla sostanziale ambiguità con la quale molti comuni identificano le superfici da assoggettare alla TARI e quelle che invece producono rifiuti speciali.
Ci sono aziende nel nostro territorio, ad esempio, che si sono viste recapitare cartelle di pagamento arretrate della tassa sui rifiuti urbani per cifre esorbitanti, frutto di una indebita assimilazione delle due tipologie di superfici. Tale circostanza ingenera una situazione assolutamente paradossale e palesemente iniqua per le aziende, le quali si trovano a dover pagare da un lato il servizio di smaltimento dei rifiuti industriali effettuato da aziende private specializzate e, al tempo stesso, a versare anche la tariffa sui rifiuti urbani calcolata su quelle medesime superfici, anche se esse producono in realtà solo rifiuti industriali.
Tutto questo, peraltro, quando una sentenza della Corte di Cassazione dello scorso maggio ha accolto il ricorso presentato da un’azienda toscana, confermando che non possono essere assoggettati alla TARI le superfici dove si producono rifiuti speciali.
La verità è che il problema, dietro un apparente tecnicismo, rivela in realtà la sua natura “politica”. Provo a spiegarmi. E’ risibile evocare freddamente una oggettività dei regolamenti comunali su questa materia – quasi fossero tavole della legge calate dall’alto e inoppugnabili – quando sappiamo invece che i criteri con i quali i comuni stabiliscono se una superficie produca rifiuti urbani o rifiuti industriali non sono affatto condivisi tra i soggetti che impongono la tariffa e i soggetti che sono tenuti a versarla.
Noi crediamo sia arrivato il momento di dire che le amministrazioni comunali non possono, da un lato, farsi paladine dello sviluppo del territorio e, dall’altro, avere nei confronti dei soggetti produttivi sui quali quello stesso sviluppo cammina, un atteggiamento di tipo “vessatorio”, il quale, in nome di un regolamento apparentemente asettico, in realtà esercita sulle imprese una pressione che sta diventando insostenibile.
Del resto, la stessa soppressione di Equitalia annunciata dal Governo non indica anch’essa la volontà di non avvalersi più per l’attività di riscossione di un soggetto societario, che proprio per sua natura è inevitabilmente portato ad una condotta rigida, non di rado esasperante nei confronti dei contribuenti?
Crediamo dunque non sia più rinviabile un confronto tra enti locali e imprese al fine di giungere alla definizione di criteri equi e condivisi, che salvaguardino le giuste pretese delle amministrazioni ad una remunerazione per i servizi offerti, insieme con il non meno giusto rispetto delle esigenze delle imprese, le quali non possono vedersi sottratte indebitamente risorse che, se risparmiate, potrebbero invece abbassare i costi di gestione ed essere reimpiegate dentro l’azienda.
Ci auguriamo che le amministrazioni locali vogliano raccogliere questo nostro appello avviando una discussione su un tema molto scottante per le imprese. Magari, in attesa che si definiscano di comune accordo criteri più razionali da adottare per il calcolo delle superfici, le amministrazioni comunali potrebbero invitare le società incaricate della riscossione a congelare, per i casi più controversi, la richiesta dei pagamenti arretrati, che in taluni casi toccano cifre da capogiro.

Alessandro Casinelli
Presidente della Federlazio di Frosinone

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