TREVI NEL LAZIO – Agricoltura sociale, convegno lunedì a Castello Caetani

Agricoltura sociale, ovvero attività in campo agricolo e agroalimentare da parte di aziende e cooperative sociali per favorire il reinserimento terapeutico di soggetti svantaggiati e, al tempo stesso, produrre beni e offrire nuovi servizi. I possibili modelli di collaborazione tra agricoltura e terzo settore e la sperimentazione di iniziative imprenditoriali socio-economiche sostenibili, soprattutto nei contesti rurali geograficamente più difficili, sono i temi del dibattito organizzato per lunedì 28 novembre, alle 17.30, a Trevi nel Lazio, al Castello Caetani. Al convegno, promosso dall’associazione culturale L’Impegno, partecipano gli assessori regionali Mauro Buschini (ambiente) e Carlo Hausmann (agricoltura). I lavori saranno aperti dai saluti del sindaco di Trevi, Silvio Grazioli, di Carlo Iacovissi, responsabile delle attività di ricerca medico/scientifiche de L’Impegno e del commissario del Parco naturale dei Simbruini, Enrico Panzini. Tra i relatori, anche Tiziana Biolghini, Direzione salute e politiche sociali della Regione Lazio e Paolo Gramiccia, direttore del Parco dei Simbruini. A chiudere i lavori sarà Aldo Mattia, direttore della Coldiretti del Lazio. La scelta di ospitare l’evento a Trevi non è casuale, ma nasce dall’esigenza di sviluppare l’agricoltura sociale in un comprensorio a forte vocazione rurale e turistica, che già annovera tentativi di rilancio di attività produttive storiche come la reintroduzione delle colture di grani e legumi antichi, il ripristino di vecchi mulini alimentati ad acqua e l’avvio di canali per la commercializzazione dei prodotti tipici. Lunedì si getteranno le basi per la strutturazione di un percorso di agricoltura sociale organico e di prospettiva, con al centro delle nuove normative di legge il modello di fattoria sociale, azienda che produce per vendere sul mercato con modalità di integrazione, coinvolgendo nel ciclo produttivo soggetti deboli (tossicodipendenti, portatori di handicap, detenuti, anziani), localizzando il cuore delle attività nelle aree cosiddette fragili, come le zone montane e i piccoli comuni isolati, ma ricchi di potenzialità sulle quali investire risorse pubbliche e private per creare lavoro, economia e fonti di reddito stabili e durature per le comunità locali.

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