LATINA – Riforma buona scuola, ieri incontro CISL all’Itis
“Ci sono aspetti positivi, ma anche delle posizioni che è necessario modificare per tutelare il nostro modello di scuola che è per tutti”. E’ questa la conclusione del segretario nazionale Cisl Scuola Paola Serafin nell’ambito di un convegno che si è tenuto ieri mattina presso l’Itis Galilei di Latina sui decreti delegati della legge 107/2015, la riforma della buona scuola.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato a gennaio i decreti che ora sono al vaglio delle commissioni parlamentari. L’iter di approvazione è stretto. Il convegno, voluto dalla Cisl scuola della provincia di Latina, ha voluto prima di tutto informare i docenti e personale Ata intervenuti numerosi all’incontro sulle novità dei decreti delegati e poi è servito per ascoltare il mondo della scuola sulle osservazioni da presentare in sede di discussione parlamentare.
Sul tavolo dei relatori oltre al segretario nazionale Paola Serafin, anche il segretario regionale Lazio Vincenzo Alessandro e il segretario provinciale Franco Maddalena. “Abbiamo analizzato gli aspetti più importanti delle deleghe all’esame delle commissioni parlamentari –ha detto Paola Serafin- per affrontare i problemi più importanti che riguardano il diritto allo studio, la disabilità e la valutazione”. Per il primo ciclo di formazione rimane il voto numerico mentre cambiano alcuni aspetti degli esami conclusivi: la prova Invalsi non farà più parte dell’esame ma si somministrerà ad aprile e solo per le classi III della secondaria di primo grado. La votazione riportata nell’Invalsi non inciderà sul voto finale dell’esame anche se la partecipazione dell’alunno ai test è propedeutica all’ammissione. Il presidente della commissione non sarà più esterno. Il ruolo rimane al dirigente scolastico della scuola. Un’importante novità riguarda l’estensione della pratica musicale nelle scuole. Non si prevedono ancora degli interventi specifici ma la volontà è quella di ampliare la presenza della musica nella didattica. “Rimangono dei nodi insoluti sui quali ci stiamo confrontando –continua Serafin- e ci consola il fatto che il nuovo ministro sia molto disponibile al dialogo e attenta all’ascolto. Purtroppo le difficoltà nel Pd non ci aiutano. Il primo problema riguarda la disabilità. Vengono semplificate le procedure per la certificazione, viene inserita una figura della scuola all’interno della commissione ma per la certificazione fisica non viene concesso l’insegnante di sostegno. Questo per noi è grave perché si demanda agli enti locali la presa in carico totale dell’alunno quando si conoscono benissimo le realtà economiche degli enti locali e si rischia di non avere sufficiente personale per coprire le ore necessarie al progetto educativo e di vita del ragazzo disabile. Altro nodo fondamentale è il diritto allo studio. La mensa e il trasporto scolastico vengono demandati agli enti locali, ma in base alle risorse finanziarie dell’ente. Ciò significa che Comuni che non hanno soldi possono fare a meno di garantire il trasporto scolastico o la mensa che invece, secondo noi, è un servizio fondamentale per garantire a tutti il diritto allo studio”. “La legge 107 del 2015 –ha aggiunto il segretario provinciale Franco Maddalena- ha scritto 58 cose che non vanno del mondo dell’istruzione e in pratica ha detto che il sistema scolastico non funzionava. Insieme a queste nove deleghe si va a trasformare tutto l’impianto dell’istruzione con impatti negativi come abbiamo visto finora sui docenti e sugli alunni. Parliamo ad esempio della mobilità straordinaria che ha sconvolto tantissime famiglie di insegnanti o i calcoli matematici del piano di assunzione straordinaria”. Cambia anche la modalità di assunzione del personale docente. Si accede per concorso nazionale su classi di concorso anche simili per poi seguire attraverso la collaborazione con le Università e gli enti Afam, un percorso triennale di specializzazione al termine del quale si viene assunti in ruolo. Una soluzione che non piace molto alla Cisl. “Il percorso è troppo complesso –ha detto il segretario regionale Vincenzo Alessandro- se si considera che è l’unico comparto pubblico che prevede un concorso della durata di tre anni. Al termine del terzo anno, per assurdo, si potrebbe tornare al punto di partenza. Questo percorso complesso non è neppure supportato da un incentivo economico adeguato. Il contratto è fermo da sette anni e lo stipendio è tra i più bassi”.