REGIONE – Farmaci salvavita, Santori: Siano gratis, intervenga il ministro Lorenzin

“L’Arava, un farmaco salvavita impiegato nel trattamento dell’artrite reumatoide, malattia del sistema immunitario che provoca infiammazione delle articolazioni, dai primi giorni di aprile sembra sia stato declassato dal Ministero della Salute dalla fascia A a fascia C, ovvero a totale carico del cittadino. Una decisione che sarebbe stata recepita anche dalla Regione Lazio, e che costringe chi fa uso di questo medicinale a una spesa ingente e al contempo imprescindibile per la propria salute. Usiamo il condizionale perché risulterebbe che in maniera del tutto anomala il passaggio nel sistema informatizzato delle Asl sia già stato ricevuto, mentre il decreto attuativo rispetto a questa decisione non sembrerebbe essere stato ancora emanato”. E’ quanto dichiara Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia.
“Il costo per questo medicinale si aggira intorno ai € 62,73, e nulla fa pensare che possa diminuire. Un prezzo – continua l’esponente Fdi – che rischia di compromettere l’accesso alle cure per tantissimi pazienti che hanno trovato giovamento nell’impiego dell’Arava per il trattamento delle proprie patologie. Alcuni di loro fanno ricorso a questo medicinale addirittura da oltre quindici anni, e adesso si trovano costretti a rinunciarvi con la prospettiva di una sua sostituzione con un cosiddetto generico. In altre circostanze, ad esempio nel caso di un farmaco salva-stomaco, questa sostituzione ha causato diversi ricoveri per malori seguenti alla risposta dei pazienti trattati con un equivalente. Chiediamo al presidente della Regione Nicola Zingaretti e al ministro Beatrice Lorenzin – conclude Santori – di chiarire queste loro decisioni e di tornare sui propri passi e far sì che questo farmaco possa ancora essere classificato in fascia A, ovvero quella che ne garantisce la gratuità o almeno la compartecipazione da parte del sistema sanitario regionale, agevolando l’accesso alle cure con questo medicinale a quanti da anni ormai ne fanno uso, senza gravare ulteriormente sulle loro economie”.

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