CASTRO DEI VOLSCI – Mobbing e demansionamento, Comune condannato: soddisfatto Pandolfi (UIL)

Continua la difesa dei lavoratori del pubblico impiego da parte della UIL FPL di Frosinone che, per una vicenda riguardante una dipendente del Comune di Castro dei Volsci, ha fatto condannare il municipio al pagamento di oltre 20 mila euro per risarcimento derivante da azioni di demansionamento e mobbing.  La dipendente, che a causa dell’atteggiamento della controparte politico-amministrativa è riuscita a documentare patologie derivanti dalla condizione subita sul posto di lavoro, grazie allo Studio Risi di Frosinone, rappresentato dagli Avv. Giuliano Risi ed Ida Germani, è riuscita a farsi riconoscere i suoi legittimi diritti portando in giudizio il suo datore di lavoro davanti al Tribunale del capoluogo, dove la Giudice del lavoro, Dott.ssa Tiziana De Carlo, con apposita sentenza – la n. 740/2017 – ha accordato alla lavoratrice difesa dalla UIL FPL l’adeguato risarcimento richiesto.
Per Paolo Pandolfi (nella foto), Segretario Territoriale del comparto pubblico della UIL “si tratta di una nuova vittoria di cui come Sindacato possiamo andare orgogliosi, primo perché conferma quanto la nostra vigilanza sui posti di lavoro riesca a renderci referenti affidabili per i lavoratori, sia perché queste nostre attenzioni alle vicende lavorative dei colleghi, pur finendo davanti al Giudice, confermano la nostra volontà di proteggere i più deboli da una pubblica Amministrazione che troppe volte appare cinica e miope”.  Un’attività, quella della UIL FPL di Frosinone davvero costante, “peccato però – dice Pandolfi – che di questi nostri risultati, poi altri organismi che se ne vogliono attribuire il merito, come accaduto proprio per questa vicenda di Castro dei Volsci con l’ANVU, l’Associazione Professionale della Polizia Locale d’Italia, che sul proprio sito si attribuisce la vittoria di questo giudizio, come se l’azione legale l’avessero condotta loro e non la UIL FPL”. “Grazie al web abbiamo avuto modo di scoprire questa scorrettezza che, spero  – conclude ironicamente Pandolfi – sia stata una svista e non un’intenzionale dimenticanza”.

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