CASSINO – Recupero ex campo di concentramento di Caira, Fardelli: Ambizioso ma fattibile
“Il progetto di recupero e valorizzazione dell’ex campo di concentramento di Caira è ambizioso ma fattibile”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale Marino Fardelli al termine dell’incontro con l’Assessore regionale al Bilancio Patrimonio e Demanio Alessandra Sartore. “La Regione ha recepito il progetto con grande interesse ed abbiamo avviato un confronto sulle reali possibilità economiche e quindi di fattibilità. Intanto – ha aggiunto Fardelli – l’Agenzia del Demanio ha espletato le procedure per una pulizia e messa in sicurezza dell’area e a breve partiranno i lavori di eliminazione sterpaglie e potatura alberi che causano pericoli alla viabilità”. Con le novità dalla Regione Lazio nelle mani, il consigliere regionale Marino Fardelli si è poi recato in Comune a Cassino dove ha incontrato l’Assessore Dana Tauwinkelova, il consigliere comunale Edilio Terranova ed il Tecnico Federico Pisani. “C’è tutta una programmazione da mettere in campo interessando enti, istituzioni, centri di ricerca, mondo accademico, industrie, liberi professionisti, associazioni, insomma tanti stakeholder territoriali per pensare insieme ad un grande progetto dell’area per renderla fruibile, salvaguardarne la memoria storica, riconvertirla in maniera appropriata. Nei prossimi giorni chiederò al sindaco un incontro ufficiale. Occorre unità di intenti sia dal punto di vista tecnico che politico”. L’ex campo di Caira fu costruito all’inizio della prima guerra mondiale, quando si rese necessario costruire un campo di concentramento per raccogliere i prigionieri di guerra austro-ungarici. In quel campo passò un lungo periodo di prigionia Ludwig Wittgenstein autore del celebre Tractatus logico-philosophicus. Oltre ai soldati, il campo ospitò circa duemila ufficiali e risulta che 35.000 prigionieri. Dal 1920 diventò Scuola Allievi Carabinieri Reali mentre dopo qualche anno il comprensorio passò al servizio dell’Artiglieria, di cui ospitò una Sezione, fino alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu raso al suolo. Dopo l’annuncio dell’armistizio, essendo diventato un deposito di vestiario, di calzature e di materiale vario del nostro esercito, fu occupato immediatamente dai tedeschi che usarono per il loro esercito tutto quello che conteneva, servendosi degli abitanti della zona per inventariare e confezionare ogni cosa. Parzialmente riattivato durante il periodo della ricostruzione, diventò Deposito Centrale Materiali. “Oggi versa in stato di abbandono – ha dichiarato il consigliere regionale – Si tratta di un patrimonio storico notevole che può essere recuperato per divenire un vero e proprio monumento fruibile”.