REGIONE – Il caso-LSU trattato lunedì in Report: il commento di Maria Elisa Barone
In seguito alla puntata di Report dedicata al mondo del lavoro ed in particolare agli LSU, sono finalmente pubblicamente emerse e messe in evidenza le negligenze e l’incongruenza che da troppi anni imperano nel mondo del lavoro e la difficile situazione in cui si trovano questi lavoratori.
La cosa che colpisce è l’atteggiamento di alcuni sulla delicata questione. Alcuni che, evidentemente non conoscendo a fondo i fatti, peccano di presunzione e quasi criticano gli LSU, giudicandoli degli oziosi inetti incapaci di trovare altro lavoro. Cosa dire poi di qualche sindacato che quasi quasi, ora, dopo secoli di silenzio …. si vuole ergere a paladino di questi lavoratori!
Non entreremo però nel merito di questo contesto, perché non ha senso polemizzare sempre e ancora: dopo 22 anni non ci si può più soffermare su simili facezie, ma daremo qui ulteriori informazioni sulla questione LSU.
L’inchiesta, per vari motivi, non si è potuta allargare a TUTTE le Regioni interessate da questa piaga, ma ognuna di esse i lavoratori ha problematiche gravi e diverse.
Dall’indagine infatti forse non tutti evincono che le Regioni interessate sono quelle del Centro Sud e le Isole… Dal Lazio, alla Campania, fino a Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ora, mentre La Sardegna e la Calabria si possono forse ritenere “piccole” isole felici, gli LSU delle altre Regioni sono tutti oppressi da più o meno gravi problematiche.
Due parole vanno poi spese per i lavoratori del Lazio, che hanno subito un grave danno ed oltre a quello anche la beffa.
Essi infatti, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, furono tutti stabilizzati perché la Regione Lazio aveva stipulato con gli Enti utilizzatori una convenzione secondo la quale questa avrebbe erogato ai Comuni, per un quinquennio, i fondi occorrenti per i pagamenti ed in cambio, questi, in modo graduale, avrebbero dovuto iniziare ad assorbire i lavoratori a proprie spese, fino all’esaurimento e durante il periodo concordato.
Nel 2014, cambiata giunta Regionale, si “scoprì” che i fondi utilizzati per la “stabilizzazione” non erano appropriati e, come risoluzione, la Regione annullò la convenzione e tutti gli atti burocratici ad essa annessi e connessi e lasciò i Comuni a sbrigarsela da soli.
Gli Enti Locali non ci pensarono troppo ed annullarono a loro volta i contratti precedentemente stipulati con i lavoratori (anche a tempo indeterminato) e li licenziarono, nonostante fossero a tutti gli effetti DIPENDENTI PUBBLICI.
Non sapendo cos’altro inventarsi, La Regione Lazio allora, d’accordo con gli Enti utilizzatori e con il benestare dei Sindacati, aprì un NUOVO BACINO LSU, dove vennero SCARAVENTATI I MALCAPITATI LAVORATORI! Alcuni di essi, sentendosi privati della propria dignità lavorativa e ritenendo impropria la decisione degli Enti Locali, inoltrarono una vertenza nei confronti di questi ultimi.
Molti di loro vinsero la sentenza nel 2015 ed ottennero il reintegro immediato ed un piccolo risarcimento danni, ma a causa del ricorso in appello dei Comuni di appartenenza i lavoratori, ad oggi, non hanno ancora ottenuto i benefici spettanti e sono inoltre in attesa da più di un anno del responso del suddetto ricorso a causa dei continui rinvii.
Di conseguenza, nonostante siano stati reintegrati in primo grado a tutti gli effetti essi, ancora oggi, stallano nel bacino LSU fra mille problemi e continue umiliazioni, inermi davanti ad un potere che gli ha tolto la dignità lavorativa e continua a sottoporli a pressioni, ricatti e “promesse” elettorali.
Un gran numero di lavoratori, insieme alle lotte da affrontare quotidianamente per vedere riscattati i propri diritti, hanno inoltrato una vertenza nei confronti delle rispettive Regioni di appartenenza e l’Inps, per vedersi riconosciuto lo stato di lavoro (provato da atti amministrativi, ordini di servizio, certificati di malattia per giustificare assenza da lavoro, fogli firma e cartellini timbratura), adducendo testimoni e quant’altro perché siano riconosciuti i contributi e le differenze contributive di questi 22 anni di “lavoro” che inesorabilmente ed insensatamente lo STATO continua a chiamare “assegno di sostegno”.
Ad oggi purtroppo si registra qualche sporadico caso di vittoria, qualche altro di sconfitta e tanti ancora “sospesi”, perché le udienze sono continuamente “rimandate”, mese dopo mese, anno dopo anno.
Se ci fosse ancora bisogno di riprove comunque, la situazione degli LSU si evince anche dalle reazioni che ha suscitato l’inchiesta di Report.
Da un lato l’indifferenza se non addirittura lo sbigottimento di alcuni rappresentanti Regionali e Statali, dall’altro la negazione e le velate minacce di altri verso tutti i lavoratori della categoria.
Tutto ciò accade da anni in un Paese della progredita Europa del XXI Secolo.
Maria Elisa Barone – LSU Frosinone