FROSINONE – Federlazio, Casinelli riconfermato presidente: il comunicato di ringraziamento

Alessandro Casinelli è stato riconfermato ieri, al termine dell’assemblea generale, nel ruolo di presidente della Federlazio di Frosinone. Per lui si aprirà dunque un nuovo triennio al comando dell’ente, un’investitura della quale Casinelli ha voluto così ringraziare i suoi elettori:

“Rivolgo un saluto e un caloroso benvenuto a tutti voi che avete risposto così numerosi al nostro invito. Ringrazio in primo luogo l’assemblea generale che mi ha poco fa riconfermato a questo importante incarico per il secondo mandato triennale. Ringrazio poi tutte le autorità intervenute, che con la loro presenza hanno ancora una volta voluto ribadire la loro vicinanza alla nostra associazione. Un grazie anche a tutti i rappresentanti del mondo politico, del mondo accademico, del sindacato, delle altre associazioni e agli ospiti tutti.È per me un grande onore e una grande soddisfazione personale questa riconferma, perché sta a significare che l’Assemblea e tutti gli associati ancora una volta hanno ritenuto di accordarmi la loro fiducia. Ed è questo per me il principale motivo di orgoglio. Perché vedete, nella vita privata così come in quella pubblica si possono ovviamente commettere a volte errori anche in buona fede, ma la cosa imperdonabile è invece tradire la fiducia di coloro che in te hanno creduto al punto di affidarti un incarico. Al semplice errore infatti si può rimediare, ma quando è la fiducia a venire meno, allora si crea un vulnus nel rapporto che difficilmente può essere sanato.  E’ stato un triennio non facilissimo quello che abbiamo alle spalle, nel quale l’associazione ha dovuto ancora misurarsi con le ultime propaggini di un ciclo economico terribile, che è venuto da lontano nel tempo e nello spazio, ma che ha morso in profondità il nostro sistema economico locale lasciando molte vittime sul campo. Ora si cominciano a intravedere qua e là lievi segnali di un’inversione di tendenza, che tuttavia vanno rafforzati, consolidati e stabilizzati nel tempo.Ma quel che è più importante è che dobbiamo cominciare anche a modificare il lessico con il quale rappresentiamo la fase economica che stiamo vivendo. Una “crisi congiunturale” è normalmente il passaggio da una fase di prosperità, di ciclo alto dell’economia ad una fase di ristagno o depressione, che poi dopo un tempo più o meno lungo tende a risollevarsi.Quella che abbiamo conosciuto in questo ultimo decennio è stata invece una crisi strutturale, di sistema, nel corso della quale si sono talmente modificati i parametri del contesto, che è pressoché impensabile si possa semplicemente ripristinare la situazione ex-ante, ma bisogna oramai abituarsi a ragionare in termini diversi da quelli ai quali avevamo ispirato fino ad oggi la nostra azione imprenditoriale. E’ cambiato lo scenario competitivo, il modello dei rapporti tra imprese, nonché i confini stessi dei mercati, i quali ormai si sono estesi fino a ricomprendere pressoché l’intero pianeta.
Ebbene in questi anni turbolenti la Federlazio è riuscita a tenere la barra a dritta, perché noi siamo un’associazione dal cuore antico, dalle radici profonde nella società e nel sistema di imprese di questa provincia e di questa regione. Siamo un’associazione che, insieme con altre naturalmente, ha dato il suo contributo a scrivere la storia della rappresentanza imprenditoriale su questo territorio.La Federlazio è un’associazione che ha storicamente rappresentato e continua tuttora a rappresentare orgogliosamente molte eccellenze imprenditoriali di questo territorio. Parlo di imprese come la “Boccadamo” nell’ambito della gioielleria, che proprio nelle ultime settimane ha avuto una eco nazionale, e non solo, con l’apertura di nuovi punti vendita in importanti città. Parlo di imprese di punta del settore dell’aerospazio come il “Centro Costruzioni” di Domenico Beccidelli, che ha appena ricevuto una importante commessa di elicotteri per il governo argentino. Parlo della “Aviorec” di Jacopo Recchia che ha anche recentemente ricevuto la visita della Sottosegretaria Maria Elena Boschi.  Parlo del “Gruppo Plocco” storica azienda del settore Automotive e Aerospazio e Difesa. Parlo della Arken, una realtà di Ferentino leader nazionale nell’arredamento per negozi. Parlo della Assitec 2000 di Cassino, che offre servizi specifici di alta qualità per l’industria dell’automotive. Parlo della Tekno Compositi anch’essa operante nel settore dell’Aerospazio. Per non parlare della Tekno Progetti, che realizza linee di produzione per l’industria automobilistica, o della Fantini Sud azienda metalmeccanica che realizza impianti per l’industria.E potrei continuare ancora, credetemi, anzi mi scuso con tutte le altre imprese che qui non ho citato per ragioni di tempo ma che meriterebbero pubblicamente una menzione, poiché rappresentano le punte di diamante del nostro sistema imprenditoriale, che noi siamo orgogliosi di rappresentare. Tutte queste aziende, al pari delle altre che non ho richiamato, stanno lì a dirci che la Federlazio rappresenta una fetta importante dell’economia reale di questa provincia, ovvero quelle imprese:• che stanno veramente sul territorio; • che hanno impianti, macchinari e tecnologie all’avanguardia;• che occupano lavoratori locali;• che creano valore per l’impresa e benessere e occupazione per le famiglie; • che versano i tributi agli enti locali;• e che dunque, per tutte queste ragioni, forniscono un contributo primario alla vita della comunità locale dove affondano le loro stesse radici, dove hanno i loro affetti e i loro legami.E tuttavia le nostre imprese si sentono un po’ come degli amanti delusi, come degli innamorati non corrisposti. O forse, per usare un’altra metafora, come soldati in prima linea al fronte, che non avvertono il supporto logistico delle retrovie, dove le retrovie nel nostro caso sono rappresentate dall’apparato amministrativo pubblico nell’insieme e nella sua varia articolazione interna.  Detto fuor di metafora, le imprese hanno la sensazione, anzi qualcosa di più di una sensazione, che l’insieme dei soggetti istituzionali e amministrativi pubblici nei fatti più che nelle parole non le degni di grandi attenzioni. Anzi a volte si ha come l’impressione che quei soggetti non siano pienamente consapevoli del comune destino che li lega al sistema produttivo del territorio, mentre al contrario non sono rari i casi in cui essi appaiono all’imprenditorie come una sorta di corpo a sé impenetrabile, dove l’autoreferenzialità ha pian piano preso il posto di un sano orientamento all’impresa. Se dovessimo giudicare, ad esempio, dalla lentezza con cui vengono esaminate le pratiche o rilasciate le autorizzazioni,  le concessioni, i permessi, oppure dal modo in cui vengono interpretate localmente alcune disposizioni nazionali o, ancora, dalla cura che viene prestata alla manutenzione delle infrastrutture viarie al servizio delle aree industriali, dovremmo dedurre che le imprese sono viste quasi come un “fastidio”, una sorta di male necessario, riconosciute solo nel momento in cui diventano soggetti fiscali o sedi per l’allocazione di posti di lavoro.  Insomma, è difficile sfuggire alla sensazione che le condizioni di contesto concorrano tutte a complicare l’attività imprenditoriale, quasi che quest’ultima fosse una colpa da espiare anziché un’azione meritoria da premiare, considerato che l’impresa privata a tutt’oggi resta l’unico soggetto in grado di fare sviluppo e occupazione sul territorio. Sembra come se il virus di quello che io chiamo il “pregiudizio anti-imprenditoriale”, non esplicito ma inconscio, restasse in circolo tra i diversi pezzi della società locale. Quel pregiudizio in virtù del quale l’intrapresa individuale nell’immaginario collettivo assume sempre un che di ambiguo, di poco trasparente, un’azione che può raggiungere i suoi scopi solo utilizzando chissà quali sotterfugi, e pertanto giustamente gli organi pubblici hanno il dovere scovare e sanzionare. Ho un po’ estremizzato il ragionamento, ma solo per sottolineare quanto sia invece fondamentale per lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale efficiente e competitivo poter contare su un atteggiamento culturale pro-impresa da parte del sistema istituzionale, sia esso locale, regionale o nazionale.E pensare che oggi le imprese avrebbero bisogno invece di essere supportate ancora meglio di quanto non accadesse un tempo, nella fase pionieristica dello sviluppo industriale di questa provincia. Questo proprio perché il sistema industriale oggi si confronta con una concorrenza internazionale molto più agguerrita, che per di più è spesso avvantaggiata da normative riguardanti il lavoro, la qualità dei prodotti, la sicurezza degli ambienti, adottate nei paesi di origine che di fatto possono penalizzare le nostre produzioni. Fare impresa è diventato oggi più complesso. Non si può più improvvisare. Si richiedono conoscenze tecniche, sapienza organizzativa, visione del futuro, capacità di oltrepassare i confini nazionali. Significa innovazione permanente, significa ispirarsi alla filosofia e ai principi di Industria 4.0. Vedete, secondo il modello schumpeteriano – Schumpeter è stato un grande economista della prima metà del ‘900 ed uno dei massimi studiosi delle teoria dello sviluppo – l’imprenditore di successo può anche raggiungere uno status, una ricchezza, un potere rilevanti, e tuttavia non è questo che fa di lui un imprenditore. La sua funzione imprenditoriale è legata alla sua capacità di fare innovazione, di trasformare continuamente la realtà. Nel momento in cui egli si siede sui successi raggiunti, in quell’istante cessa di essere imprenditore e si trasforma in semplice gestore o redditiere.
Ebbene in questa fase storica l’imprenditore non può essere lasciato solo, per il semplice motivo che egli rappresenta il soggetto principe dello sviluppo, che trascina con sé tutto il resto della comunità locale. Chi altri potrebbe assumere questo ruolo trainante, ora che la P.A. tende (o almeno dovrebbe tendere) al dimagrimento e non rappresenta più quel polmone occupazionale con funzioni stabilizzatrici che era un tempo?E’ ancora Schumpeter a ricordarcelo quando afferma testualmente “(…) la vera funzione dell’imprenditore consiste piuttosto nel tradurre in pratica nuove combinazioni tecniche e commerciali, ovvero per dirla in termini più accessibili, nell’essere egli il protagonista del progresso economico.”Da quanto abbiamo appena detto dunque si evince che vi è un bisogno insopprimibile che il sistema locale – quel “territorio” che tanto spesso tutti evochiamo – sia un habitat confortevole per il sistema produttivo, un luogo dove le imprese possano nascere, crescere, rafforzarsi e compiere al meglio la loro missione.
Dobbiamo allora avere istituzioni, enti di controllo, organi ispettivi, apparati burocratici che siano capaci di collaborare con l’impresa. Questo è il termine fondamentale: “collaborazione”. Vi è bisogno che questi soggetti non si relazionino con il mondo delle impresa quasi spinti da un preventivo, sebbene inconscio, intento diciamo così “punitivo”, ma che si sforzino di capire insieme con l’impresa dove si siano eventualmente commessi errori o inadempienze, dando nel caso all’impresa stessa il tempo di rimediare, di adeguarsi, nella comune convinzione che l’impresa è un patrimonio collettivo da salvaguardare, nell’interesse non solo del singolo imprenditore, ma di tutta la comunità locale. Finché non comprenderemo tutti che un’impresa è per la società non un luogo di sfruttamento ma un pezzo di ricchezza che non va ostacolata pregiudizialmente bensì concretamente agevolata, sempre nel rispetto delle norme, il nostro territorio non sarà in grado di competere efficacemente con altri territori. Oppure se lo farà, sarà con estrema difficoltà, potendo contare esclusivamente sulla forza, sull’intelligenza e sulla capacità dei singoli imprenditori e non anche su quelle retrovie e su quel supporto logistico di cui parlavamo prima.
La Federlazio però il suo supporto deve e vuole continuare a fornirlo ai propri associati, per il semplice motivo che questa è la ragione stessa della sua esistenza. Anche noi tuttavia abbiamo bisogno di modificare la nostra mentalità delle origini per poter assistere le nostre imprese in modo diverso, più moderno, più efficace, più utile e più funzionale all’obbiettivo, che resta quello dello sviluppo e della crescita.E’ proprio per questa ragione che abbiamo voluto scegliere un’importante assise della nostra Associazione come l’Assemblea generale per presentare un nuovo progetto con il quale vogliamo assolvere al meglio a questo compito. Gli abbiamo anche dato un nome evocativo come “Go, Business!”, nella consapevolezza che le imprese questo vogliono più di ogni altra cosa: fare business, incrementare il proprio giro d’affari, allargare il proprio mercato. Noi abbiamo scelto di imboccare questa strada in modo deciso e con questo progetto vogliamo farlo anche in modo razionale, sistematico e con una metodologia che lo supporti. Pertanto io mi fermo qui, dopo aver nuovamente ringraziato tutti voi per la vostra presenza e lascio la parola ai relatori che illustreranno il progetto nella sua filosofia e nei suoi dettagli operativi”.

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