FROSNONE – Peste e corna: il nuovo libro di Massimo Roscia
Domenica 11 marzo, alle ore 17:31 (come sempre, bizzarro e spassoso non sarà solo l’orario), al Caffè Minotti di Frosinone, Massimo Roscia presenterà, in prima nazionale, il suo nuovo libro intitolato Peste e Corna, edito ancora una volta da Sperling & Kupfer, la storica casa editrice del gruppo Mondadori. Dopo gli straordinari successi del romanzo La strage dei congiuntivi (Exorma, 2014) e del divertente saggio Di grammatica non si muore (Sperling & Kupfer, 2016), una lunghissima tournée e oltre quindicimila copie vendute, Massimo Roscia riappare finalmente tra gli scaffali delle librerie, per la gioia dei suoi numerosi lettori sparsi in tutta Italia. Affermato scrittore, allegro guascone e disincantato osservatore della società, Roscia torna a farci sorridere sull’uso, talvolta bizzarro, che facciamo della lingua italiana. Questa volta a finire sotto la sua lente satirica sono le frasi fatte, le espressioni idiomatiche, i luoghi comuni, le metafore logore e gli altri modi di dire che tutti usano e di cui molti abusano. Tali combinazioni di parole preconfezionate, da una parte si rivelano preziose alleate, offrendoci un confortevole rifugio e risparmiandoci la fatica di pensare qualcosa di originale; dall’altra però, data l’eccessiva usura, rischiano di svuotarsi di significato, trasformandosi in inutili riempitivi verbali, scadono nell’approssimazione, accompagnano mestamente il nostro linguaggio verso l’appiattimento e, a lungo andare, finiscono col diventare insopportabili. È la quintessenza della banalità espressiva: il burocratese abbonda di formule vuote ripetute meccanicamente e acriticamente; il politichese e il giornalese non sono da meno; in cucina sono diventate uno degli ingredienti principali e nel meteo poi mietono più vittime dei violenti nubifragi. Ancora una volta Roscia, invitandoci a un uso pieno e più consapevole dell’italiano, dimostra di avere un grande senso dell’umorismo e una non comune abilità nel maneggiare quel complesso repertorio che chiamiamo lingua. Giocando con le parole come Flaiano, Campanile o Arbasino, passa al setaccio tutte le sequenze plastificate che, invadendo ogni ambito semantico, azzerano la nostra capacità espressiva e ci espongono al rischio di essere presi, come scriveva Dostoevskij, «per uno scolaro di ginnasio che ha composto un compito sul sorgere del sole». E così, tra un “ammesso e non concesso” e un “non esistono più le mezze stagioni”, un’allegra risata e una seria riflessione, viene fuori un libro lontano da ogni schema tradizionale, agile, divertente, saporito, godibilissimo, colmo di citazioni, aneddoti e riferimenti culturali tanto curiosi quanto stimolanti, un libro da leggere “senza se e senza ma”.
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MASSIMO ROSCIA, nato a Roma nel 1970 circa, è un personaggio proteiforme e di difficile catalogazione. Critico enogastronomico, collaboratore del Gambero Rosso, già condirettore editoriale del periodico Il Turismo Culturale, pifferaio magico, mimo parlante, imbonitore, decente docente (insegna, tra l’altro, comunicazione, tecniche di scrittura, editing e marketing territoriale), esperto di «HTTP Error 404 ¿ File not found», incensurato, automunito, militassolto, collezionista di periodi ipotetici del terzo tipo e, non ultimo, scrittore. Autore di romanzi, racconti, saggi, guide turistiche, sceneggiature televisive e biglietti per biscotti della fortuna, vincitore di diversi premi letterari e partite a tressette, ha esordito con Uno strano morso ovvero sulla fagoterapia e altre ossessioni per il cibo (Edizioni della Meridiana, 2006). Dopo il fortunatissimo romanzo La strage dei congiuntivi (Exòrma, 2014), è tornato a occuparsi della lingua italiana con il saggio Di grammatica non si muore (Sperling & Kupfer, 2016). Non pago, ha scritto anche Peste & Corna.
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