TREVI NEL LAZIO – Castello Caetani, il sindaco Grazioli: “Rinato con la nostra Amministrazione”
Il sindaco di Trevi nel Lazio Silvio Grazioli è intervenuto con una nota per precisare alcuni aspetti che sono emersi in seguito a delle polemiche apparse sui social e sulla stampa in relazione al museo sito al castello Caetani.
“In primo luogo -sottolinea il sindaco Grazioli – , il Castello di Trevi viene visitato ogni anno da circa cinquemila turisti a partire dalla sua inaugurazione avvenuta nel giugno del 1996, perché è la struttura in sé, compresa la splendida torre, che richiama migliaia di persone. Il fatto che sia stato istituito un museo archeologico alcuni anni fa, a seguito della donazione ad opera del commendator Alberto Amati della sua collezione di reperti archeologici, nulla cambia al dato che sia sempre il Castello a trainare il museo e non viceversa, cosa tra l’altro dimostrata dalla vistosa diminuzione di presenze turistiche negli anni 2012,2013 e 2014. Infatti la gente ed i turisti vengono a Trevi a visitare il Castello e non certo il museo, di cui non sanno nemmeno l’esistenza. Ciò ovviamente nulla toglie al valore culturale e sociale del museo, anche se in quel luogo appare decontestualizzato. Tra l’altro la volontà di donazione dell’Amati risale fin dal 1978 allorquando vi fu una riunione operativa alla presenza di Mons. Filippo Caraffa, di Alberto Amati, del Sindaco Paolo D’Ottavi e del vice sindaco prof. Mariano Barbona, della quale è stato redatto apposito verbale, con il quale il commendator Alberto Amati disponeva una donazione dei reperti in suo possesso se fossero stati collocati nel castello, che ovviamente il Comune si impegnava a restaurare. Nel 2011 grazie alla tenacia del delegato alla cultura consigliere Rita Sibilia è avvenuta la donazione. Poi il delegato alla cultura è cambiato e gran parte dei reperti sono stati messi negli scantinati del vecchio Comune, e lì sono rimasti fino a che nel 2017 l’attuale amministrazione Grazioli ha affidato il compito alla direttrice del museo Luchina Branciani di recuperare e valorizzare i reperti, cosa che è stata fatta con la fattiva collaborazione della sovrintendenza regionale, che li ha catalogati ad ai quali deve attribuire un valore economico. Ci piacerebbe sapere perché colui che è stato per quasi 4 anni delegato alla cultura nella passata Amministrazione Schina e ha contribuito a lasciare i reperti negli scantinati, si intestardisca ora nelle ore notturne con il computer a fare la morale agli altri, buona invece per i suoi sodali e cugini, ai quali si vede e si sente che mancano le serate d’agosto fatte da altri cugini e pagate da comitati ed associazioni di varia natura. E’ strano che l’ex delegato tutto fare del Comune non abbia letto nella determina della convenzione del direttore del museo la scadenza del 31 dicembre 2017. Sia sereno: l’amministrazione ha predisposto un piano per il servizio civile appositamente per il Castello e fino a che il piano non si dispiegherà, verosimilmente a maggio, sarebbe stato superfluo mantenere un direttore per i mesi invernali. Visto che si è parlato di costi del direttore la dott.ssa Branciani ha avuto un contratto di 850 euro mensili, mentre il predecessore (cooperativa Betilo) guadagnava 1100,00 euro. I conti sono presto fatti. Per non parlare del fatto che la dott.ssa Branciani sia un’autorità nel campo della diplomatica e paleografia a livello nazionale ed europeo, ed è l’incaricata ufficiale dell’abate di Santa Scolastica a Subiaco, che tanta storia ha in comune con il nostro territorio e castello. Tra l’altro la precedente amministrazione – continua Grazioli – aveva autorizzato l’installazione dei capitelli nella sala del Trono, cosa che ovviamente questa ha impedito. Rispetto poi ai finanziamenti sul Castello c’è da dire che sia i trecentomila euro, sia i cinquantamila euro dell’allestimento erano stati presi dalla precedente amministrazione Grazioli, ed anzi nonostante i soldi siano arrivati nel 2012, alla ditta non sono stati dati 70 mila euro, per i quali ora è stato promosso un decreto ingiuntivo. Questo ci dovrebbe spiegare l’ex assessore! In relazione invece alla convenzione con il Parco, non c’è la cessione di alcunché, c’è semplicemente la richiesta di un finanziamento per il quale la convenzione consente di raggiungere il massimo punteggio, con la certezza di avere 250 mila euro per la sistemazione definitiva delle sale del castello e del museo”.