AVERSA – Prestiti usurari mascherati da operazioni commerciali: sequestro beni per circa 10 milioni ad un 58enne

Quote societarie, 32 immobili, 3 autovetture, 2 motocicli e 2 imbarcazioni, per un valore complessivo stimabile in circa 10 milioni di euro: sequestrata dalla Guardia di Finanza di Aversa la quasi totalità del patrimonio, personale e familiare, di un 58enne del posto che, dietro la parvenza della stipula di contratti di compravendita di beni e/o servizi al fine di giustificare la produzione di bonifici bancari emessi da società di comodo e atti a simulare la realizzazione di ordinarie operazioni di natura commerciali, prestava, nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016, in realtà danaro a tassi di interesse usurari. Altrettanto avveniva per la restituzione delle somme – spiegano testualmente in un comunicato gli stessi militari –: il denaro veniva infatti riconsegnato tramite bonifici su conti correnti intestati a società “cartiere” non operative riconducibili all’indagato che, a loro volta, emettevano a riscontro dei flussi finanziari delle fatture per operazioni inesistenti di pari importo. Questo meccanismo permetteva ai debitori di potere fruire anche di un indebito risparmio d’imposta a parziale compensazione degli elevatissimi interessi passivi a cui dovevano far fronte. L’occultamento del finanziamento con le più varie operazioni commerciali cartolamente attestate dalle false fatture permetteva, infatti, di contabilizzare costi fittizi per abbattere il carico fiscale delle proprie imprese.
Basti pensare che in un solo caso è stato accertato che l’indagato in questo modo ha potuto contabilizzare, con una società a lui riconducibile, fatture false per oltre 500.000 euro in tre anni, godendo di un illecito risparmio fiscale per oltre 235.000 euro. In alcuni casi, poi, le stesse fatture venivano anche materialmente falsificate aumentando artatamente gli importi, a seconda della correlata esigenza di abbattere il reddito d’impresa. Le indagini, attraverso l’analitica ricostruzione dell’incremento nel tempo del patrimonio familiare, hanno permesso di accertare un’evidente sproporzione tra gli investimenti fatti e i redditi dichiarati al fisco, evidenziando come i numerosi incrementi patrimoniali, costituiti dall’acquisto di immobili, auto di lusso e perfino di un’imbarcazione, siano – con ogni verosimiglianza – ricondotti al reimpiego dei cospicui capitali illeciti provenienti dall’attività di usura svolta negli anni.

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