SORA – Ospedale, cronistoria e particolari da tre ex funzionari comunali

Relativamente alle ultime polemiche politiche esplose dopo l’ufficializzazione dello sblocco, da parte del Governo, di circa 100 milioni di euro di fondi da destinarsi all’edificazione di un nuovo ospedale a Sora, riceviamo e pubblichiamo il seguente contributo, inviato all’attenzione delle istituzioni nazionali e provinciali, nel quale i firmatari Antonio Conte, Lorenzo Lucarelli e Walter Bartolomucci, tracciano una cronistoria dell’attuale nosocomio cittadino, alla cui costruzione proprio loro presenziarono in qualità di funzionari comunali.

La politica non finisce mai di stupire con i politici nazionali, regionali e locali, che stanno bisticciando per aver il merito del finanziamento di 100 milioni per la costruzione di un nuovo ospedale, a seguito del decreto U00109/2017 del Commissario ad Acta Nicola Zingaretti, Presidente Giunta Regione Lazio.
Una situazione che scaturisce dal fatto che nel decreto Commissariale si rileva una vulnerabilità sismica per l’ospedale ss. Trinità di Sora.
Dinanzi a queste problematiche abbiamo ritenuto, quali addetti ai lavori all’epoca di costruzione dell’attuale ospedale, di fare luce sull’intera vicenda, precisando, in primis, che l’alto rischio sismico di 1 categoria, assegnato alla Valle del Liri e a Sora, non è conseguente agli atti di Zingaretti, ma risale all’inizio del XX secolo dopo il disastroso terremoto del 13 gennaio 1915 della Marsica.
Ai fini degli alti rischi sismici, ricordiamo che tutto l’antico abitato arroccato sulle pendici del Colle S. Casto e Cassio, sulla riva destra del fiume Liri, è fiancheggiato da una faglia affiorante passante in prossimità della Chiesa di S. Antonio Abate. E per quanto riguarda le criticità sismiche assegnate all’Ospedale di S. Domenico Soriano, bastava che chi di dovere, andasse a consultare i tanti faldoni presenti negli archivi dell’ex USL FR/7 e del Comune di Sora.
Le notizie storiche, allegate, nel riassumere la nascita e la vita degli ospedali di questa città fino a primi anni del secondo novecento, ricordano che la necessità di un nuovo ospedale emerge sul finire degli anni ’60, quando l’Ente Ospedaliero fu classificato Ospedale Generale Provinciale, ai sensi della legge 12 febbraio 1968, n. 132, con Decreto del Presidente della Repubblica n. 579 del 2 maggio 1969, disponendo cinque sezioni di analisi e di tecnologia diagnostica, e di 350 posti letto, suddivisi in dodici reparti.
Il tipico dimensionamento e distribuzione dell’allora ospedale di via Giurati, all’interno della città, portò però il comm. Giuseppe Tomassi, presidente dell’Ente, di promuovere grazie al Senatore Ignazio Vincenzo Senese la realizzazione di un nuovo ospedale in zona ambientale più idonea.
La richiesta fu approvata sotto l’aspetto finanziario con nota ministeriale n. 892 del 24.1.1970.
L’amministrazione dell’ospedale civile di Sora esperì una puntuale indagine in merito alla scelta dell’area del nuovo ospedale in S. Marciano, confrontandosi con la giunta comunale guidata dal sindaco Nicola Tersigni e particolarmente con l’arch. Riccardo Cerocchi incaricato alla redazione del P.R.G., tenuto conto anche dei rischi idrogeologici cui è soggetta la piana Sorana per le esondazioni dei Fiumi Liri e Fibreno.
L’area fu individuata in località S. Marciano a est dell’abitato per fattori inerenti l’orografia e l’esposizione, che impediscono, ancora oggi, ogni forma d’inquinamento del suolo e dell’aria. L’aspetto singolare del luogo è che ricade nella zona dove convergono i tre sistemi montuosi che caratterizzano tutto il territorio Sorano.
La previsione dell’ospedale nell’adottando PRG era stata accompagnata, per quanto precisato, da opportune analisi territoriali, in funzione anche della qualificazione storico-geografico della media Valle del Liri, nella delimitazione dei “Comprensori Intercomunali” di articolazione regionale.
Il c.d. “Schema D’Erme” presentato in sede di dibattito del C.R.P.E. del Lazio, approvato il 10.07.1969.
Dalla localizzazione del nuovo ospedale nella località S. Domenico Soriano, contrada S. Marciano, nasce l’importante nodo nel “sistema stradale trasversale” (oggi SS.690) quale struttura portante della riorganizzazione del contesto territoriale del Lazio meridionale, in cui la “Media Valle del Liri” veniva così a rappresentare l’elemento significativo e costitutivo del settore centrale del sistema stesso.
La nuova struttura ospedaliera veniva a collegarsi organicamente a un processo di un importante sviluppo sociale e culturale che vedeva l’istituzione della libera Facoltà di medicina e chirurgia, sotto la direzione del prof. Stefanini, chirurgo di fama internazionale.
Purtroppo, mirati disegni politici ostacoleranno il riconoscimento statale dell’importante scuola universitaria, determinando nel tempo i presupposti per la sua soppressione (1976) a favore di altre aree preferite della provincia.
L’opera infatti cominciò ad incontrare grandi difficoltà nell’esecuzione anche perché, nell’anno 1975, iniziò a mancare ogni possibilità di ulteriori finanziamenti da parte dello Stato.
I lavori continuarono sempre grazie al Senatore Ignazio Vincenzo Senese, che, quale sottosegretario agli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, Agenzia per la Promozione dello Sviluppo del Mezzogiorno, permise di integrare i contributi finanziari, in conto capitale, ad una spesa complessiva di circa 27 Mld di lire.
Le varie opere dovettero eseguirsi a lotti come risulta dalle autorizzazioni rilasciate dal comune di Sora con licenze edilizie 545/1971, 670/ 1976, 712/1976, 713/1976 e concessioni edilizie n.500/1983, 501/1983, 502/ 1983, 619/1984 e n.875/1987.
L’idoneità geologica dell’area di sedime dell’importante opera sanitaria fu affidata al Prof. Ing. Ugo Ventriglia, per anni Direttore dell’Istituto di Geologia Applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Il progetto di tutto il complesso edilizio fu curato (1971) dal prof. Ing. Dott. Guido Gigli sempre della Sapienza di Roma, che le riveste specializzate considerarono tra i più moderni d’Europa. Il grandioso complesso andava a soddisfare, per modernità e capienza di circa 650 posti letto, le esigenze ospedaliere in una larga fascia della Ciociaria e della Marsica.
Il consulente geotecnico procedette ai sondaggi, alle prove penetrometriche e alle analisi di laboratorio, presentando varie relazioni geologico-tecniche sui terreni interessati dalle costruzioni dei vari edifici dell’ospedale, le cui strutture furono progettate e calcolate dai dr. ing. Maurizi Valenzi e Maurizio Fraschetti con studio in Roma.
È da chiarire che il prof. Ventriglia seguì costantemente i lavori dando i relativi suggerimenti sul tipo di sistema di fondazione da eseguire, disponendo nel caso in corso d’opera altre trivellazioni dei terreni e analisi geomorfologiche (vedi giornale dei lavori 1972):
telai orizzontali a travi rovesce continue ad ala larga per i vari corpi edilizi del nosocomio, degenze, piastra laboratori analisi e sale operatorie;
palificazioni collegate alle travi di una maglia quadrangolare di base da cui si elevano le strutture della palazzina uffici ammnistrativi, delle aule didattiche universitarie, dell’aula magna e della chiesa.
Le opere furono eseguite dall’impresa Isidori di Roma, sotto l’alta sorveglianza dell’ufficio del genio civile di Frosinone, dell’ ispettore prefettizio e dei collaudatori in corso d’opera (Provveditori alle OO.PP. Regioni dell’Italia centro-meridionale) nel rispetto della legislazione antisismica vigente, essenzialmente basata sull’apparato normativo della legge 25 novembre 1962, n. 1684, nonché della legge 5 novembre del 1971, n. 1086, recante Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica.
L’esecuzione delle strutture, tuttavia, fu verificata e calcolata tenuto conto anche delle nuove disposizioni contenute nella legge 2 febbraio 1974, n. 64 (Art. 33. Costruzioni eseguite col sussidio dello Stato), recanti provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche. E in tal senso, è da tenere presente che nel cantiere fu organizzato un efficiente ufficio della direzione dei lavori del prof. ing. G. Gigli e del condirettore dott. ing. Carlo Bartolomucci e assistenti tecnici, che garantiva il controllo giornaliero del perfetto allestimento delle armature d’acciaio e dei getti di calcestruzzo, disponendo in alcuni casi anche le verifiche dei calcoli statici.
Dagli atti risulta una percentuale di ferro per ogni mc di conglomerato cementizio con valori superiori alla norma dei 110 Kg/mc., con raddoppio nella zona della piastra delle previsioni di spesa (vedi giornale dei lavori 1973 e documentazione fotografica). La qualità del calcestruzzo e dell’armatura di acciaio fu accertata dai laboratori specializzati e autorizzati ai sensi della legge 5 novembre del 1971, n. 1086, sotto il controllo del dr. ing. Stelvio Baldassarra di Frosinone, nominato dalla Prefettura in data 5/10/1971, n.37218. La prova inconfutabile sulla sicurezza antisismica è nella relazione a struttura ultimata redatta dal D.L. Prof. ing. G. Gigli, depositata il 28.3. 1992, e nel collaudo statico del dr. Ing. Ugo Macioce del 30.3.1992. Il certificato di agibilità dell’intero complesso è datato 26.05.1992.
È bene precisare che i terremoti dell’Irpina e quelli successi de’ l’Aquila, di Amatrice, del Sorano ecc., non hanno mai intaccato minimamente la stabilità strutturale del complesso ospedaliero.
È da precisare, tuttavia, che la zona ospedaliera, pur integrata perfettamente al territorio locale e a quello interregionale del vicino Abruzzo, necessita, dopo ventisette anni di vita e per far fronte all’esigenze delle emergenze sismiche più difficili, di un assetto urbano allargato.
Occorre migliorare la circolazione autoveicolare-pedonale e delle aree di sosta all’intorno del nosocomio, con l’adeguamento, a est, della via comunale S. Domenico Soriano e la creazione di un altro svincolo a raso sull’ex strada statale 666 di Sora (SS 666), ora strada regionale 666 di Sora (SR 666). Infine, nella cartografia Sora-Frosinone: Le faglie e la sismicità negli ultimi 4 anni, che si allega, risulta che il complesso ospedaliero SS. Trinità non è attraversato da faglie come riportano alcuni organi d’informazione.
SORA-FROSINONE: LE FAGLIE E LA SISMICITÀ NEGLI ULTIMI 4 ANNI. Sono rappresentati i recenti eventi sismici (quadratini rossi) nella zona di Sora (Fr) e le faglie sismogenetiche (strisce rosse) adiacenti alla zona interessata dalle scosse.
In realtà, si trova tra la faglia al piede del colle S. Casto e Cassio e quella passante a ridosso dell’abitato del Comune di Pescosolido.
Nei corsi e ricorsi storici siamo al paradosso, perché, diversamente dal secolo scorso, si vuole sostituire l’attuale complesso ospedaliero con uno più modesto, senza cercare di potenziare la struttura esistente, ora sottodimensionata, per assistere la numerosa popolazione delle tre valli Roveto, Comino e Media Valle del Liri, ammontante a circa 100.000 abitanti.
Sarebbe la fine di un’opera inclusa in un grande sogno di riassetto trasversale del basso Lazio, che, nel corso degli anni, ha visto, in modo graduale e per una politica avversa, la soppressione dell’università ridotta a una scuola infermieristica, la mancata ultimazione del famoso “tridente viario” (Sora – Frosinone Autosole; Sora – Ceprano – Fondi – Gaeta; Sora – Cassino- Formia) e del tratto in galleria della Sora Pescasseroli che doveva contribuire a dare un ulteriore sviluppo intercomunale e interregionale al complesso Ospedaliero e all’intero territorio delle tre Valli.
Il decreto Zingaretti ricorda momenti non certo favorevoli alla città di Sora, quando Mussolini al momento di firmare il famoso decreto del 2 gennaio 1927, per promuovere ben 17 centri a Provincia, disse “ho preferito scegliere Frosinone e non Sora perché così creo una nuova provincia nel Lazio e non negli Abbruzzi”.
Il presidente della giunta regionale deve invece, per l’onestà intellettuale che lo distingue, promuovere iniziative per potenziare l’attuale nosocomio facendo riferimento a quel Decreto del Presidente della Repubblica n. 579 del 2 maggio 1969 e all’attuale ordinamento sanitario nazionale.
Circostanze peraltro ricordate dal consigliere comunale di Isola del Liri Mauro Tomaselli (sit-in di protesta il 9-5-2017):
“L’ospedale di Sora è l’unico polo oncologico al mondo senza un laboratorio analisi e un reparto di urologia. Il sangue da Sora e dai punto prelievi di Atina e Isola del Liri viene trasportato a Frosinone (prelievi di massa) hanno scambiato il trasporto del sangue come quello dei gelati, “la qualità degli esami è la stessa??? Ripristinate il laboratorio analisi di Sora e chiudete i punto prelievi! La radiologia ha solo 6 medici con una riduzione notevole dei servizi ; per una risonanza magnetica, i pazienti vengono inviati in altri ospedali. mentre all’ospedale di Avezzano i medici radiologi son 20 compreso il primario. Il centro trasfusionale funziona 6 ore al giorno. Gli altri reparti fanno tutto a regime ridotto per mancanza di personale. L’ospedale di Sora doveva abbracciare 3 regioni Lazio, Abruzzo, Molise con tutti i reparti funzionanti con l’università di medicina con l’accordo di tutte le forze politiche .” Oggi i veri responsabili dello sfascio sono tutti i sindaci e gli onorevoli a loro collegati che hanno votato l’atto aziendale dando licenza di distruggere quello che era rimasto della sanità ciociara.”

Antonio Conte
già dirigente del Comune di Sora

Lorenzo Lucarelli
già tecnico dell’Ufficio della D.L.

Walter Bartolomucci
già tecnico dell’USI/FR7


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