FROSINONE – La Finanziaria mette a rischio il Piano di risanamento dei Comuni: Mastrangeli contesta la Finanziaria

La legge di bilancio 2019 ha inserito una norma gravemente vessatoria, in tema di riequilibrio finanziario, per i Comuni già sottoposti alla procedura, di cui all’art. 243 bis del Testo unico sugli enti locali, ossia al piano di risanamento pluriennale, come il Comune di Frosinone, unitamente ad altri municipi italiani. Il capoluogo della Ciociaria, infatti, risultava, già dal 2013, particolarmente colpito dalla procedura di riequilibrio finanziario che in questi anni ha ridotto sensibilmente gli spazi di manovra sulla spesa corrente dell’ente, con particolare riferimento ai servizi a domanda individuale.

“A seguito della fiscalizzazione operata dallo Stato, è stato restituito solo l’importo dello 0,4% di base nel passaggio alla TASI, mentre con leggi finanziarie, di anno in anno, è stata erogata la differenza rispetto al mancato gettito dell’aliquota superiore che era stata approvata nel piano di riequilibrio – ha dichiarato l’Assessore al bilancio e alle finanze del Comune di Frosinone, Riccardo Mastrangeli –  Ciò ha portato all’erogazione di un primo importo di circa 2 Milioni di euro nel 2014, importo che la successive leggi di bilancio hanno fatto scendere a 1,55 Milioni di euro nel 2015, a 1,25 Milioni di euro nel 2016, per attestarsi, negli anni 2017 e 2018, a circa 1 Milione di euro. In particolare, in questi anni il nostro Comune ha compensato le minori entrate (circa 3,3 Milioni di euro di mancata compensazione del passaggio dall’IMU alla TASI) attraverso una elevata lotta all’evasione fiscale, in coerenza con il piano di riequilibrio finanziario.   La legge di bilancio 2019 – ha proseguito Mastrangeli – ha tolto, in via definitiva, le citate risorse tra le entrate correnti, per portarle ad entrate in conto investimenti con riduzione a circa 610.000 euro, stabilizzandole fino al 2033 e non con singole leggi di bilancio, come fatto fino ad ora. Altra criticità viene rappresentata dalla mancata riduzione del Fondo crediti di dubbia esigibilità, la cui aliquota è passata, ora, dal 75% al 85% senza la riduzione sperata. In considerazione dell’andamento dei crediti dubbi, la contrazione della spesa corrente si attesta quest’anno in circa 800.000 euro. Infine, per il solo piano di riequilibrio finanziario, si prevede l’obbligo del recupero del disavanzo accumulato dalle amministrazioni prima del 2012, il cui importo per l’anno 2019 è, da solo, pari a circa 2 Milioni di euro che genera obbligatoriamente una ulteriore restrizione della spesa corrente. Le norme della legge di bilancio 2019, unitamente alla procedura di riequilibrio finanziario, impongono una rilevante contrazione della spesa tale da incidere inevitabilmente sulla spesa corrente, compensata solo in parte dalla possibilità dello sblocco delle aliquote fiscali. Al fine di salvaguardare gli equilibri, il prossimo bilancio di previsione che il Comune di Frosinone si appresta ad approvare prevede un’ulteriore sensibile riduzione obbligatoria della spesa corrente. Nonostante un oneroso piano di rientro dal debito ed i sensibili tagli operati sulle casse da Regione e Governo centrale, il nostro Comune ha sempre tenuto conto della necessità di mantenere alto il livello qualitativo dei servizi erogati alla cittadinanza. Il nostro obiettivo, inoltre, continua ad essere quello di mettere in atto tutti gli accorgimenti normativi, anche attraverso un confronto costruttivo nel tavolo con il Governo, che possano venire incontro alle esigenze dei contribuenti, permettendo di procedere nel percorso di programmazione, di razionalizzazione e riduzione della spesa, mettendo così in sicurezza i conti pubblici”. 

“Se ogni anno – ha dichiarato il sindaco, Nicola Ottaviani – dobbiamo attendere, col fiato sospeso, i provvedimenti delle leggi finanziarie che continuano a ridurre i trasferimenti dallo Stato centrale ai Comuni, soprattutto quelli che hanno scelto di non dichiarare il dissesto dei conti pubblici, come quello di Frosinone, allora rischiamo di vanificare un percorso, virtuoso, di riduzione dei costi promuovendo contestualmente gli investimenti, giunto, per il nostro capoluogo, ormai a metà del periodo, oggetto di contrattazione nel 2013, con il Ministero e con la Corte dei Conti. Così facendo, si inducono tanti amministratori pubblici a scegliere la strada più semplice, ma più penalizzante per la collettività, ossia quella di dichiarare il dissesto degli enti locali, decidendo di non pagare più imprese e fornitori, compromettendo ulteriormente la tenuta dell’economia del Paese. Del resto, non può essere ritenuta una soluzione percorribile quella prospettata con la finanziaria di fine anno, con la quale si permetterebbe ai Comuni di aumentare spropositatamente la leva fiscale a livello locale, per compensare i minori trasferimenti da Roma ad ognuno degli 8.000 municipi italiani. Significherebbe, ancora una volta, portare avanti quel gioco, davvero poco esaltante, sotto il punto di vista istituzionale, dello schiaffo del soldato, dove, alla fine, l’unico a prendere le botte rimane sempre il cittadino”.

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