LATINA – Riqualificazione campo rom Al Karama, Pernarella: “Non è integrazione”
“Invece di procedere a un’attività costante di integrazione come ci chiede l’Europa, a Latina si sposta temporalmente e fisicamente il problema dei campi rom”. Così Gaia Pernarella, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Lazio dopo aver letto i contenuti della deliberazione della Giunta regionale che a metà febbraio ha approvato un protocollo di intesa con il Comune e la Prefettura di Latina per la riqualificazione del campo di Al Karama. “Quando lo scorso mese di gennaio abbiamo appreso attraverso un comunicato stampa dell’imminente sottoscrizione dell’accordo – spiega Pernarella -, con pazienza abbiamo atteso la pubblicazione dell’atto così scoprendo quanto in realtà già immaginavamo ovvero che il finanziamento e il provvedimento di bonifica dell’area di Al Karama, e di quella adiacente dove verranno installati moduli abitativi sostitutivi, prende il via nel maggio 2008. Quando, come viene citato nella delibera, l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi del territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia. Epoca a cui di fatto risale il progetto del Comune, poi finanziato dalla Regione, per la realizzazione di un nuovo campo. Una bonifica dei luoghi e una fornitura di moduli abitativi rimasta in sospeso e che oggi si vorrebbe riprendere, i lavori dureranno ben un anno e mezzo, creando quello che a tutti gli effetti – prosegue Pernarella -, ci sembra essere un nuovo campo provvisorio che temiamo possa diventare niente altro che un ampliamento del vecchio. Che tra l’altro ci risulta ancora in difetto per quanto riguarda i requisiti urbanistici posti dalla legge regionale 82/1985. E tutto questo – sottolinea la Consigliera 5 Stelle che già era stata prima firmataria di un’interrogazione e una mozione sul tema nella scorsa legislatura –, mentre l’Unione Europea da quasi un decennio ci chiede come e quando riusciremo a garantire accesso all’istruzione, occupazione, assistenza sanitaria ed alloggi superando quella che ancora oggi è emarginazione sociale, discriminazione, povertà e illegalità, un ghetto dove le prime vittime sono donne e bambini, come anche gli episodi di cronaca ci raccontano quasi quotidianamente”.