FROSINONE – Emergenza lavori agricoli, Picchi: Semplificare i voucher

Con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” è possibile garantire opportunità di lavoro ad almeno 50mila giovani studenti, pensionati, cassintegrati e percettori di reddito di cittadinanza nelle attività stagionali in campagna. E’ quanto stima la Coldiretti in riferimento ai dati dell’Istat che evidenziano un calo congiunturale del Pil anche per l’agricoltura nel secondo trimestre 2020.
L’allarme globale provocato dal Coronavirus – commenta Carlo Picchi, direttore della Coldiretti di Frosinone e di Latina – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, ma ne sta anche mettendo a nudo tutte le fragilità, sulle quali è necessario intervenire con misure di emergenza per salvare i raccolti, dopo la chiusura delle frontiere ai lavoratori stagionali agricoli provenienti da Paesi a rischio come la Romania e la Bulgaria. L’Italia in questo momento non ha bisogno di posizioni ideologiche, ma di scelte pragmatiche. I voucher in agricoltura servono subito per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno , per non far marcire i raccolti nei campi, ma anche per offrire un’occasione di integrazione del reddito alle tante persone con difficoltà occupazionali , trasformando un problema in opportunità per il Paese’’
In gioco ci sono le operazioni di raccolta estive, che vanno dalla frutta agli ortaggi, ma anche la vendemmia che tradizionalmente inizia in Italia ad agosto e continua in un percorso che prosegue per settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello. Un settore da primato del Made in Italy, con l’Italia primo produttore mondiale davanti alla Francia. I voucher sono stati per la prima volta introdotti in Italia, solo per la vendemmia, il 19 agosto 2008 con circolare Inps. Obiettivo era ridurre la burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati, che sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abuso favorito da un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino all’abrogazione. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile con circa 2 milioni di tagliandi venduti nell’anno prima dell’abrogazione del 2017. Più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, per un totale di 350mila giornate di lavoro che potrebbero aiutare molti italiani in difficoltà per la mancanza di lavoro.

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