REGIONE – Crisi latte, apre tavolo straordinario
“Un plauso alla Regione Lazio per la convocazione del Tavolo. E’ necessario continuare a mantenere alta l’attenzione, così come è stato fatto fino ad ora con i fondi stanziati dalla Pisana per il benessere animale: il bando KM0 e il progetto di promozione e valorizzazione del latte fresco del Lazio”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, commenta la notizia in merito all’apertura di un Tavolo straordinario convocato della Regione sul latte, che prevede la partecipazione di associazioni agricole e industria, per affrontare la situazione critica che il settore lattiero-caseario sta vivendo, a fronte delle speculazioni sulle materie prime.
“La convocazione del Tavolo da parte del Vicepresidente della Regione Daniele Leodori, consentirà di attuare un piano straordinario a sostegno della filiera – aggiunge Granieri – e contro le speculazioni che gravano ulteriormente su una situazione già fortemente compromessa per il settore lattiero caseario, sul quale pesa anche l’aumento dei costi delle materie prime. Una situazione insostenibile per le nostre aziende alle quali va riconosciuto il giusto prezzo. I risultati stanno arrivando, ma ancora non basta. Proprio il mese scorso è arrivato anche l’ok dell’Antitrust al protocollo d’intesa della filiera lattiero-casearia, che prevede un aumento fino a 4 centesimi del prezzo minimo del latte alla stalla da parte della grande distribuzione e dei caseifici, senza alcun impatto sui consumatori”.
Un settore, quello zootecnico, che solo nel Lazio offre lavoro ad oltre 20 mila dipendenti.
“La questione rincari rischia di compromettere la produzione di prodotti di ottima qualità – conclude Granieri – e preziosi per il nostro territorio. Il latte fresco, di cui Roma e il Lazio sono tra i maggiori consumatori in Italia, rappresenta una distintività della nostra regione e dobbiamo tutelarla attraverso strategie di intervento che ne consentano la valorizzazione”.
Rincari che vanno dal 50% fino al 150% per gli agricoltori. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%). Il rincaro dell’energia – secondo una stima di Coldiretti – si abbatte sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Costi esorbitanti anche per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Un’impennata dei prezzi che si ripercuote a cascata sui bilanci delle imprese agricole strozzate dagli aumenti, che non sono minimamente compensati da prezzi di vendita adeguati. Si va dal 50% in più per l’acquisto del gasolio necessario alle attività agricole, come l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione, fino alle materie prime, l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per la produzione di ortaggi e fiori. L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%.