LATINA – Covid, il bilancio della UIL sui contagi dei lavoratori

Si attesta a 897 il numero dei contagi covid sul lavoro nel nostro territorio: un numero che rappresenta il 6,9 per cento di tutte le denunce del Lazio pervenute all’Inail da inizio pandemia al 31 dicembre scorso. Sette i casi mortali. La nostra provincia, dopo Roma e Frosinone, è terza per vittime da infezioni professionali. Questo e altro emerge dall’approfondimento che la Uil di Latina ha realizzato elaborando i dati dell’Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro.

Concentrandoci sul genere emerge che sono state 495 le lavoratrici che hanno contratto il virus lavorando, mentre i lavoratori sono stati 402. Con 386 infezioni covid, la più esposta al rischio contagio è stata la fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni, seguita da quella tra i 35 e i 49 anni con 334 contagi. Stiamo parlando di dati che potrebbero essere soggetti a leggere variazioni per via del tempo che occorre per elaborare le pratiche e per il riconoscimento dell’infortunio

Basti pensare, rimanendo nei confini regionali, che in due anni di pandemia nel Lazio sono state quasi 13mila le denunce di infezioni COVID professionali e che i decessi nel Lazio sono stati 87, 47 nel 2020 e 40 nel 2021. A Roma il numero più alto di eventi luttuosi: 63, segue Frosinone con 13 casi, e dopo la nostra provincia con 7, altri quattro morti tra Rieti e Viterbo equamente ripartite. Mediamente un infortunio covid ha generato una inabilità lavorativa di 30 giorni; mentre i più esposti a contrarre il virus sono stati gli infermieri, i fisioterapisti, i tecnici sanitari di radiologia, i medici. E poi ancora: anestesisti, conducenti di ambulanze, operatori sociosanitari, portantini, barellieri, collaboratori scolastici, personale del servizio di pulizia, operatori dei servizi di sicurezza, guardie giurate e vigili.

“Chiaramente – Commenta Luigi Garullo Segretario UIL Latina – il focus può analizzare una fascia di lavoratori coperta da assicurazione non riuscendo a intercettare le professionalità che ne sono sprovviste come medici di famiglia, forze dell’ordine e liberi professionisti. Ma i dati elaborati dalla UIL Lazio aprono una riflessione più ampia relativa alla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. E a una considerazione che deve essere un impegno per la società: di lavoro si deve vivere, non morire. Ulteriore conferma ci viene se gettiamo lo sguardo alla generalità di tutti gli infortuni sul lavoro registrati nella nostra provincia che sono stati 3308 nel 2021 e 3107 nel 2020.

 E infine gli infortuni mortali: 13 nel 2020 e 14 lo scorso anno. Lutti che si aggiungono a lutti: durante i dodici mesi dello scorso anno, nonostante le zone rosse e i mini lockdown in tutta la regione centosei persone sono uscite di casa per lavorare e a casa non sono più tornate”.

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