REGIONE – Sanità, i dati – incoraggianti – dell’ultimo rapporto PreVale
“Gli indicatori di volume dell’attività del Rapporto PreVale 2022 (relativi all’anno 2021) confermano un aumento che ci riporta alla fase pre-Covid. Ad esempio sia gli interventi di sostituzione protesica dell’anca che quelli di ginocchio, dopo il calo nel 2020, crescono nuovamente nel 2021, superando anche i volumi del 2019 per l’anca (9.830 nel 2019, 8.570 nel 2020 e quasi 10.000 nel 2021) e ancora lievemente inferiori per il ginocchio (7.220 nel 2019, quasi 6.000 nel 2020 e 6.800 nel 2021) Viceversa c’è una riduzione dei ricoveri per frattura di femore (dai 9.800 medi annui nel periodo 2017-2019 a 8.800 nel 2020-2021) e infarto acuto del miocardio che si riducono ulteriormente (9.800 nel 2019, 8.060 nel 2020 e 7.660 nel 2021)”.
Lo comunica l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato presentando la sintesi del Rapporto PreVale 2022.
Entrando nello specifico del Rapporto anche la chirurgia valvolare cardiaca che era diminuita nel 2020, è ripresa nel 2021 e gli interventi per tumore maligno della mammella aumentano nel 2021: erano diminuiti nel 2020 (5.770 rispetto ad una media stabile di 6.300 annui nel periodo 2017-2019), per poi risalire a 6.350 nel 2021. Capitolo a parte per quanto riguarda i parti che sono in continua diminuzione, in linea con il trend nazionale, con circa 17.400 parti in meno nell’ultimo anno di analisi rispetto al 2012 (da circa 55.000 parti nel 2012 a 37.079 nel 2021), una riduzione di circa 1.500 parti dal 2019 al 2020 e una ulteriore diminuzione di circa 800 parti nel 2021 rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda gli esiti, nel periodo tra il 2012 e il 2019 la proporzione di interventi per fratture del collo del femore in pazienti di età maggiore di 65 anni, eseguiti entro 48 ore dall’accesso nella struttura di ricovero, è progressivamente aumentata, passando dal 26% al 54%. Nel biennio 2020-2021, questa proporzione diminuisce, mantenendosi intorno al 52% in entrambi gli anni, comunque superiore al valore medio nazionale. La proporzione di angioplastica eseguita entro 90 minuti dal ricovero, intervento salvavita nel caso di infarto acuto STEMI, è aumentata a partire dal 2012, arrivando al 58% del 2019. Questa proporzione è ulteriormente aumentata nel 2020, raggiungendo 59%. Al contrario, nel 2021 tale proporzione diminuisce, arrivando al 55%, sempre superiore al valore medio nazionale. La proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni è stabile nel triennio 2017-2019 intorno all’81%. Nel 2020 si osserva un lieve incremento, superando l’82%. Nel 2021 si osserva un ulteriore incremento, arrivando quasi all’84%. Tale valore è superiore sia alla media italiana del 2020 (78% PNE ed. 2021) che agli standard del Ministero della Salute (70%); risulta quindi una progressiva e importante riduzione dei giorni di degenza potenzialmente inappropriati dopo l’intervento. La proporzione di interventi chirurgici per tumore della mammella effettuati nei centri di senologia – mostra un incremento dal 2012 (63%), per arrivare al 91% nel biennio 2020-2021. Anche gli indicatori di esito per il carcinoma della mammella sono migliorati nel 2021: la proporzione di intervento ricostruttivo della mammella effettuato contestualmente al ricovero per intervento di asportazione del tumore nel biennio 2017-2018 si mantiene stabile intorno al 56%. Negli ultimi tre anni si osserva un graduale incremento, passando dal 57% del 2019, al 59% del 2020 e arrivando al 63% nel 2021. Tali valori sono anche superiori alla media nazionale del 2020 (52% – PNE ed.2021). La proporzione di nuovi interventi di resezione entro 120 giorni da un intervento chirurgico conservativo per TM della mammella nel triennio 2018-2020 risulta stabile introno al 6%. Nel 2021 diminuisce lievemente, arrivando al 5%. Per valutare l’impatto del COVID-19 sull’eventuale ritardo diagnostico è stato misurato un ulteriore indicatore che è la proporzione di pazienti sottoposte a intervento chirurgico per TM della mammella che presentano un interessamento linfonodale. Questa proporzione diminuisce lievemente dal 2015 (19%) al 2019 (18%). Nel 2020 in effetti aumenta, arrivando al 20%. Al contrario, nell’ultimo anno di analisi diminuisce nuovamente, tornando al 18%. Infine, per quanto riguarda i parti, negli ultimi 6 anni, la proporzione di tagli cesarei primari risulta essere stabile ad un valore lievemente al di sotto del 27%, superiore al dato medio nazionale (23% nel 2020 – PNE ed. 2021).