SORA – Ad Arpino un referendum per legittimare Sgarbi: approva il Movimento Sanità e Territorio
Ad Arpino sta accadendo qualcosa di importante nella quasi totale indifferenza del resto della provincia, la quale preferisce i frizzi e lazzi sui social e le battute di sufficienza nei bar, ad un’analisi più attenta della situazione. Ebbene, non condividiamo affatto quest’approccio tanto superficiale, che ha interpretato la candidatura a sindaco di Vittorio Sgarbi quasi come una trovata folkloristica o una delle bizzarrie tipiche del personaggio. Condividiamo, invece, quello dei cittadini arpinati, siano essi suoi sostenitori od oppositori, che sembrano i soli ad essersi resi ben conto della portata della presenza di Sgarbi alla guida della città, nel bene e nel male.
Da parte nostra, diciamo subito che hanno fatto bene le opposizioni in Consiglio a segnalare il carattere “minoritario” della vittoria di Sgarbi, e ha fatto bene Sgarbi ad indire quella sorta di “referendum confermativo” sulla sua pur legittima vittoria. Il perché è presto detto. Le opposizioni hanno reso evidente un dato oggettivo: il candidato Sgarbi ha vinto con la minoranza dei voti, il 44,4%. Se a questo aggiungiamo che i votanti sono stati il 64,14% degli elettori, quella percentuale si riduce al 28,48%. Ma Sgarbi non si è candidato a sindaco per godersi qualche fine settimana ad Arpino, bensì con l’esplicita intenzione di valorizzarne la storia agli occhi del mondo; non può e non vuole, perciò, accontentarsi della mera legittimazione formale derivante dai discutibili meccanismi elettorali. Ne vuole, invece, una piena: formale e sostanziale. Ha fatto bene, perciò, ad indire quel referendum.
Riteniamo che questa vicenda sia ricca di spunti di riflessione che, contrariamente a quanto sembrano pensare in molti, possono fornire alla Ciociaria una seria opportunità di analisi e di conseguente azione politica, che conducano negli anni futuri ad un agognato e auspicabile riscatto generalizzato. Innanzitutto, se a partire dalla sottolineatura delle opposizioni in Consiglio si allargasse lo sguardo oltre il territorio della città di Arpino, ci si accorgerebbe che, quasi sempre ormai, il governo della cosa pubblica ai vari livelli è affidato a delle minoranze, spesso infime. Alla Regione Lazio è accaduto recentemente che il nuovo Presidente sia stato eletto, sì, col 53,89%, ma a fronte di un’affluenza al voto del 37,2% (62,8% di astensione), portando la percentuale del vincitore al reale 20,05% degli elettori. Anche dove va meglio in termini di partecipazione al voto, come in Emilia-Romagna, al governo della Regione vi è una piccola minoranza. Il presidente ivi eletto nel 2020, infatti, pur avendo vinto formalmente col 51,4 dei votanti, a fronte di un’affluenza al voto 67,7% (32,3 di astensione) risulta realmente eletto dal 34,8% degli elettori.
Riguardo il Governo del Paese, le cose non cambiano. Per non parlare della Provincia di Frosinone, dove il Presidente è stato eletto con giochi di palazzo senza voto popolare, per quanto perfettamente legali. Si potrebbe dire: ma questo è il gioco democratico. Ma noi risponderemmo: le leggi elettorali non sono leggi divine. Quindi, potrebbero e dovrebbero essere cambiate, per favorire la partecipazione e, soprattutto, la reale rappresentanza degli interessi dei cittadini. Ad ogni modo, gli accadimenti di Arpino stanno rendendo esplicito un fenomeno, tutt’altro che benefico per la democrazia e la rappresentanza, che normalmente resta celato alla nostra attenzione. Ma quella vicenda ci consegna un’opportunità in più: quella di riflettere sui nostri limiti di ciociari. Molti tra i più attenti cittadini arpinati hanno subìto la candidatura a sindaco di Sgarbi, e ancora peggio la sua vittoria, come un’offesa imperdonabile all’intera cittadinanza. E non a torto. Anche noi, che pure arpinati non siamo, la percepiamo allo stesso modo, poiché siamo consapevoli che essa deriva direttamente dalle nostre insufficienze di cittadini, palesemente non all’altezza della cura del nostro territorio. Insomma, quella candidatura e quella vittoria sono un’atroce ed esplicita accusa di incapacità a dotarsi della rappresentanza politica necessaria ad un decoroso autogoverno della comunità locale, un severissimo dito puntato contro ognuno di noi, che ci trafigge il cuore. E questo offende e fa male.
Floriana Porretta
Presidente del Movimento Civico sanità e Territorio