REGIONE – Oscar Green Coldiretti: le storie dei premiati e delle loro aziende

Sono storie di amore per la natura, di difesa della biodiversità e delle tradizioni, di una visione del futuro sempre già innovativa, di economia, ma anche di coraggio e solidarietà, quelle dei sei finalisti degli Oscar Green 2023, il concorso di Coldiretti che ogni anno premia la creatività dei giovani imprenditori agricoli. Accanto alle sei categorie in gara, quest’anno si sono aggiunti due premi speciali dedicati agli “Eroi”, assegnati a Don Antonio Coluccia, il sacerdote che combatte la criminalità nelle periferie di Roma e a Gabriele Piciacchia, un imprenditore agricolo di Accumoli, che ha trovato la forza di rialzarsi, combatte e restare nella sua terra dopo che il terremoto aveva distrutto la sua azienda. 

A colorare di ironia gli Oscar Green di Coldiretti Lazio, che quest’anno si sono svolto al Villaggio Coldiretti al Circo Massimo, è stato il comico Massimo Bagnato, che ha condotto la premiazione. Storie di giovani imprenditori agricoli che arrivano da Roma, Vetralla, Caprarola, Anagni e Latina, ma anche Rieti per quanto riguarda la menzione speciale. 

A trionfare nella categoria “Fare Filiera”, con il progetto “Insieme per un futuro”, è stato Alessandro De Giovanni, trentunenne di Vetralla a Viterbo, dove si trova l’azienda olivicola di cui è titolare. Ha dato vita ad una filiera tra la sua attività di produzione, che si estende su oltre 25 ettari  e un frantoio, quello della Cooperativa Agricola Cesare Battisti, che di recente ha aderito al progetto Op Latium ed è diventato uno stabilimento di produzione. Un progetto che si basa sulla sinergia tra azienda produttrice e frantoio, coinvolgendo la produzione, la trasformazione e la commercializzazione. “Il progetto – spiega De Giovanni, che ha ritirato il premio dal presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – è denominato “Insieme per il futuro”, perché ha l’obiettivo di unire le forze per dar vita un prodotto capace di affrontare le grandi sfide, creare indotto e occupazione”. 

Vince nella categoria “Energie per il Futuro e Sostenibilità”, Andreina Pasquali, la trentasettenne di Caprarola a Viterbo, titolare dell’azienda agricola elicicola Bio Helix Tuscia, con il progetto “Io sono me, più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo, non preservo me stesso”. La sua azienda produce prodotti di cosmesi a base di bava di lumaca e lo fa con metodi sostenibili nel suo allevamento all’aperto di chiocciole selezionate per estrazione di bava di lumaca. A premiarla il delegato nazionale di Giovani Impresa Coldiretti, Enrico Pisani. “Ippocrate già nell’antica Grecia – spiega Andreina Pasquali – esaltava le proprietà medicamentose di questa sostanza. Abbiamo realizzato un allevamento elicicolo all’aperto a ciclo maturale completo e un’estrazione ad ozono. Stimoliamo piacevolmente le lumache, come se fossero in una vera e propria spa. Questo ci consente di ottenere una qualità nettamente superiore del prodotto”. 

E poi c’è chi, come Francesco Bracci, imprenditore ventiseienne di Anagni, decide di riprendere in mano l’azienda ormai dismessa del nonno. Francesco, che con il progetto “Healthy Meats” ha vinto nella categoria “Campagna Amica”, è laureato in fisarmonica ed è docente nel liceo musicale, figlio di due medici, si occupa della produzione di bovini di razza pura Limousine, iscritti al registro di selezione della razza Anacli. Nel 2020, in piena pandemia, decide di anticipare i tempi troppo lunghi del PSR e grazie all’aiuto dei genitori, inaugura la macelleria agricola a km0 con la quale finalmente si conclude tutto il ciclo produttivo dell’azienda. “Ho deciso di seguire la mia più grande passione – spiega Francesco Bracci, premiato da Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale Giovani – quella verso la natura e ho ripreso in mano l’azienda ormai dismessa di mio nonno, dove ora contiamo circa 90 capi di bovini di razza pura Limousine e coltivo 60 ettari di terreno, dai quali ricavo tutte le materie necessarie per i miei animali. Questo progetto mi consente anche di avere un rapporto diretto con il consumatore e di valorizzare al meglio ciò che produco”. 

Ci sono poi i  “Custodi d’Italia”, categoria che ha visto trionfare Federico Fabi, titolare della Fattoria Lepini, che si trova a Rocca Massima a Latina. Il suo progetto si chiama “Macchie Verdi” e la sua azienda agricola è l’espressione della difesa della biodiversità. Una realtà che si estende nelle vallate incontaminate del Lazio a nord dei Monti Lepini, per centinaia di ettari di terreno, di cui 39 di proprietà, dai quale ottiene i migliori prodotti agroalimentari biologici, con l’impiego esclusivo di concimi organici e preparazioni naturali, dove alleva capre di razza pura camosciate delle Alpi.“E’ una razza di cui mi sono innamorata – spiega Fabi – e che allevo allo stato brado. Questo mi consente di trasformare un formaggio di qualità, che faccio personalmente perché rappresenta la mia passione”. Una passione che lo ha portato a formarsi anche attraverso l’accademia internazionale casearia e a ricevere importanti riconoscimenti, come quello della Camera di Commercio della Capitale con il “Premio Roma Formaggi 2023”. A consegnare l’Oscar Green a Federico Febi è stato il Commissario Ismea, Livio Proietti. 

Nella categoria “Impresa digitale” con il progetto “Tracciabilità stellare: la tecnologia blockchain al servizio delle stalle”, trionfa Francesco Paltoni, ventinovenne titolare dell’azienda “HQF” di Santa Marinella a Roma, che si impegna a valorizzare la razza Maremmana, implementando alla zootecnia la più moderna tecnologia sulla tracciabilità. Tramite un semplice codice QR sull’etichetta del prodotto, ogni utente può accedere dal cellulare ai passaggi della filiera. La blockchain è una “concatenazione di blocchi” di informazioni, che permette di registrare e quindi rintracciare tutte le informazioni pertinenti ad un capo di bestiame, per poter risalire all’azienda produttrice e alle modalità produttive in pochi secondi. “Abbiamo iniziato il nostro progetto – spiega Paltoni – nell’incrociare la razza Maremmana con l’Angus per portare avanti la naturalità di una razza autoctona del nostro territorio con l’applicazione della blockchain e generare la storia del nostro bovino. L’ultima novità che abbiamo realizzato è un “museo” con un visore remoto, nel quale è possibile immergersi e vedere tutte le fasi di lavorazione dei nostri bovini. Utile non solo per chi ha la possibilità di venire in azienda da noi, ma anche per chi, come succede spesso, compra dall’estero e quindi non riesce ad immergersi nella nostra realtà produttiva”. A premiarlo il direttore di Coldiretti Lazio, Sara Paraluppi. 

A trionfare nella categoria “Coltiviamo Solidarietà”, l’ITS Emilio Sereni di Roma guidato dalla dirigente scolastica Patrizia Marini, grazie al progetto “Al Sereni coltiviamo “Serenità”. 

Un progetto che mette al centro la solidarietà, l’integrazione e le relazioni sociali, così come da sempre avviene nell’Istituto Tecnico Agrario, coinvolgendo tutti gli studenti ed in particolare gli alunni diversamente abili in attività agricole, zootecniche, di innovazione tecnologica (agricoltura 4.0) e sostenibilità ambientale. In loro rappresentanza ha ritirato il premio consegnato dal presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, proprio un loro docente ex alunno, Marco Lalli, che con la sua sensibilità e dolcezza ha conquistato il pubblico degli Oscar Green. Con lui anche un docente della scuola, Pietro D’Erario. “Mai come in questo momento – spiega Prandini – abbiamo bisogno, in termini di testimonianza di agricoltura sociale. In tanti nel nostro Paese parlano di disabili, noi parliamo di diversamente abili, che è una cosa completamente diversa, perché tutte le persone devono avere una giusta dignità. L’agricoltura, anche sotto questo punto di vista, diventa un elemento straordinario di vicinanza a quei nuclei familiari, che si possono trovare in un momento di difficoltà nella gestione della quotidianità”.

Il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti ha consegnato il Premio Speciale dedicato agli “Eroi” a Don Antonio Coluccia, il sacerdote che combatte la criminalità e ha trasformato in una casa di accoglienza per i giovani in una villa confiscata alla Banda della Magliana, dove svolge attività volte al loro reinserimento e recupero.“Non sono io l’eroe – ha spiegato Don Antonio Coluccia – ma i giovani imprenditori agricoli, che hanno la capacità di creare un’economia circolare e soprattutto di riappropriarsi della propria terra. Con i miei ragazzi abbiamo creato una piccola fattoria con asini, galline, pecore e cerchiamo di coltivare l’orto. Accolgo giovani che provengono dalle piazze di spaccio”. E poi, rivolgendosi ai tantissimi giovani agricoltori di Coldiretti presenti in sala ha detto: “Voi rappresentate l’eccellenza, una grande risorsa – continua -. Nei territorio in cui vado, vedo tanti cittadini onesti, ma anche le brutture di una società. Vedo giovani che si bevono la vita e sono ostaggio delle droghe. Vi posso garantire che in alcuni quartieri c’è un problema di sicurezza, di tranquillità delle persone che vi abitano. Parlo di Tor Bella Monaca, di San Basilio, del Quarticciolo, del Laurentino 38 e sono tante le periferie di questa città dove c’è un welfare criminale e si utilizza il linguaggio della violenza, della prepotenza e si ruba la speranza di questi territori. Ciò che è accaduto nell’Istituto Sereni, una scuola di eccellenza, dove hanno ucciso delle mucche, è contro natura. Se rispetti la terra, rispetti te stesso, rispetti la società e soprattutto rispetti la vita, perché la vita è il primo dono per eccellenza”. E tra gli “Eroi” premiati nella sezione speciale, troviamo anche Gabriele Piciacchia, allevatore di Accumoli che ha ricevuto il riconoscimento da Camilla Petrucci, delegata di Giovani Impresa Coldiretti Lazio, entrata a far parte anche dell’esecutivo nazionale. 

“Eroe è una parola grossa – dice Piciacchia – Quando ti cade il tetto della tua azienda addosso, provi con fatica ad andare avanti, poi però quel tetto cade di nuovo con la seconda scossa e allora vuoi solo arrenderti e mollare tutto. Ecco, in quel momento di sconforto, ho avuto accanto la Coldiretti che non mi ha consentito di abbandonare la mia attività, ma mi ha dato la forza di rialzarmi e andare avanti. E’ stato un incoraggiamento prezioso il loro e ringrazio il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che ha voluto fortemente che io continuassi. Sono ripartito con una nuova razza, la Chianina, ma la cosa importante è che adesso la mia azienda la porta avanti mio figlio”.  

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