VEROLI – I denti di Michelangelo, una scoperta in un libro

Di Michelangelo Buonarroti si dovrebbe ormai aver scritto di tutto e si dovrebbe conoscere tutto. Invece, I denti di Michelangelo. Un caso iconografico (Medusa, pp. 175, € 19) di Marco Bussagli mette l’accento su un particolare che nessuno ha mai notato e del quale, di conseguenza, non si è mai scritto, né nei secoli scorsi, né oggi, neanche dopo il lungo ciclo di restauri che ha interessato i suoi affreschi. Docente di prima fascia all’Accademia di Belle Arti di Roma, storico dell’arte, curatore (porta la sua firma la mostra dedicata a Escher, tuttora in corso al Chiostro del Bramante di Roma), scrittore e giornalista, Marco Bussagli (nella foto), verolano di origine ma nato a Roma, è autore di una scoperta, debitamente illustrata nelle avvincenti pagine del libro, che pone sotto una luce nuova tutti gli studi finora compiuti sul genio fiorentino.
In diverse figure è infatti presente un’anomalia la presenza di un quinto incisivo superiore, al centro dell’arcata dentaria. È questa una vera anomalia anatomica: si chiama mesiodens. Bussagli, allora, parte da un interrogativo: perché Michelangelo dipingeva figure con 33 denti? In genere questo disturbo riguarda personaggi legati al peccato e alla dannazione, come il celebre disegno de La furia o Anima dannata, conservato agli Uffizi. Naturalmente, Michelangelo sapeva esattamente come era fatta un’arcata dentaria e, quando lo riteneva opportuno, la dipingeva perfettamente, come nel caso della Madonna del Tondo Doni, oppure degli Angeli del Giudizio. Queste scelte del maestro affondano le radici nella speculazione teologica di Ezechiele, di Gioacchino da Fiore, di Savonarola e del Beneficio di Cristo, scritto da Benedetto da Mantova nel 1543, ma nato dalle varie riflessioni degli Spirituali del Circolo di Viterbo che faceva capo alla marchesa di Pescara Vittoria Colonna e al cardinal Reginald Pole che, com’è noto, il maestro frequentava. Il pensiero che sottintendeva quel testo influì sulla concezione teologica del grande affresco del Giudizio Universale dal quale emerge l’idea della predestinazione, proprio per la presenza del mesiodens. Infatti, il grande artista dipinge uno scheletro che, risorgendo, mostra il quinto incisivo a livello della struttura ossea. Questo vuol dire che quel personaggio era “predestinato” al male, come tutti gli uomini che, con le loro azioni, voltano le spalle al Credo di Cristo. C’è però un caso che può sembrare in apparenza in contrasto con le coerenti scelte di Michelangelo: il Cristo della Pietà vaticana. Perché il Figlio di Dio possiede questa anomalia che, peraltro, si nota solo guardando la statua dall’alto e da vicino, oppure in fotografia? La risposta è nelle pagine di questa dettagliata indagine tra arte, medicina e teologia, che sa avvincere tutti i lettori, anche i “non specialisti”. Sono le parole di San Paolo che spiegano come Gesù si sia piegato a prendere su di sé i peccati del mondo. Già presentato in diverse località italiane (Roma e Firenze), il libro ha giustamente guadagnato grande visibilità sui media nazionali (Corriere della Sera, La Stampa, Avvenire, Il Tempo, RAI Arte), internazionali (Le Monde, Fait religieux) e sulle riviste specializzate, che hanno sottolineato la portata rivoluzionaria dell’indagine di Bussagli, nata durante una “passeggiata” sui ponteggi allestiti per il restauro della Sistina, quasi vent’anni fa, e oggi rivelatasi in tutta la sua forza.

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