CALCIO SERIE D – Riflessioni post-derby tra malinconia e grande tifo
Il risveglio dopo la partita più attesa si colora di malinconia, un po’ perché il Tomei, almeno per questa stagione, chiude i battenti, e un po’ perché un’altra stagione sta per consumarsi e come ogni cosa che finisce lascia tristezza nel cuore di chi l’ha vissuta. La testa però continua a vagare sugli spalti in agitazione. Dieci, cento, mille persone, poi di più, molte di più. Curva e tribuna piene, e magari fosse sempre così. I ragazzi in campo mischiano il sudore con le voci di uno stadio intero già dal riscaldamento. “Noi vogliamo questa vittoria”, questo si ribadisce al rientro delle squadre nel tunnel prima ancora che la partita abbia inizio. All’ingresso in campo, quando Cardazzi guida i compagni con la fascia stretta attorno al braccio, lo spettacolo è da brividi. Un esercito di guerrieri armati di corazza e scudi si alza in fondo al rettangolo di gioco. Il segnale è chiaro, il derby è la madre di tutte le battaglie e gli undici in campo, come i tanti sulle gradinate, sono chiamati a combattere per onorare la storia. Quando il telo cala si materializza il blocco sorano. La Nord, dedita e riconoscente al suo Presidente seduto a guardare dall’alto, è una macchia in festa, caricata a mille per dimostrare, ancora una volta, che questa piazza è roba rara.
Al fischio d’inizio i bianconeri si gonfiano di adrenalina e macinano chilometri sfondando più volte le barricate avversarie. Prima Cruz alla conclusione rasoterra di prima intenzione sul servizio in profondità di Pagni, poi Maccaroni di testa sul calcio d’angolo battuto da De marco, manca però la precisione sotto porta, e nonostante il dominio del gioco e la vena ispiratissima di De marco, comandante assoluto della corsia di destra, si va all’intervallo sullo zero a zero. La ripresa rimette le carte in equilibrio, il caldo e la stanchezza si fanno sentire e sulla traversa colpita da Anastasio sulla spettacolare e azzardata conclusione dalla lunghissima distanza si intuisce che probabilmente il gol non arriverà. L’ultimo acuto di giornata è ancora del Sora, con Maccaroni che in stacco aereo sulla battuta di un corner esalta Caldaroni, bravo a togliere la sfera sotto la traversa. L’Isola Liri ci prova con un paio di calci piazzati, al di là di quello la formazione di Carmelino Gioffré si preoccupa di gestire il pari.
Di certo non ricorderemo il derby per la spettacolarità del risultato. Buccilli a fine gara sottolinea come in realtà esistano pareggi e pareggi, e quello di ieri non è stato barboso. Fosse stata una partita come le altre, a salvezza conquistata, questo punticino varrebbe cento volte di più. Ma non lo è. Allora lo terremo a mente come il derby della maturità, quella di una squadra giunta alla salvezza dopo una stagione difficile e tormentata, che è rimasta a combattere anche quando le cose si sono messe male e ha dato tutto fino all’ultima goccia di sangue. E poi quella di una tifoseria tacciata di essere “inadeguata” troppe volte. E forse lo è, inadeguata per una categoria che le va stretta.
Ufficio Stampa ASD Ginnastica e Calcio Sora