AQUINO – La città ricorda don Pasquale Pellecchia
Riabilitarne la memoria perpetuandone il ricordo. E’ questo il senso dell’iniziativa dell’assessorato alla cultura del comune di Aquino che sabato 12 dicembre, all’interno della sala consiliare (ore 16), ricorderà il compianto Don Pasquale Pellecchia in occasione del ventennale della sua scomparsa. Un altro figlio illustre della cittadina di San Tommaso (del quale Pellecchia fu instancabile studioso) dove nacque nel lontano 1925 e morì settant’anni dopo. Era l’ 8 dicembre del 1995 quando il sacerdote si congedò dalla comunità aquinate che, a distanza di quattro lustri, vuole rendergli il doveroso omaggio.
Corposo il curriculum dell’aquinate. Pellecchia è stato rettore del collegio “Villa Angelina” di Sora prima di insegnare (anni Sessanta) lettere e filosofia all’Istituto magistrale “Principe di Piemonte” di Pontecorvo per poi trasferirsi al liceo classico “Giosuè Carducci” di Cassino. Un percorso accademico importante nobilitato dall’incarico di professore ordinario di filosofia alla pontificia Università lateranense di Roma.
Ad aprire il dibattito, dopo i saluti di rito del sindaco della città Libero Mazzaroppi, sarà l’assessore alla cultura Carlo Risi che traccerà un breve profilo di Pasquale Pellecchia. Poi l’incontro entrerà nel vivo con il dibattito su “darwinismo e dottrina cattolica”. La parola passerà ai due relatori, i professori Massimo Stanzione e Gennaro Auletta, provenienti entrambi dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. A moderare l’evento sarà Fausto Pellecchia. Il professore di origini aquinati lo ricorda così:
“Forse oggi avremmo bisogno di molti “cattivi maestri” come Pasquale Pellecchia. Che si sia entrati in un mondo nuovo, infatti, nessuno dubita più. Non ci basteranno dunque tutti i cattivi maestri del passato ad orientarci. I cattivi maestri dovrebbero diventare moltitudine: una moltitudine di uomini liberi e capaci di ripensare sempre da capo la nostra storia e le prospettive che da essa si aprono sul nostro futuro. Questa moltitudine di cattivi maestri -prosegue Fausto Pellecchia – è la carne del mondo che viene, è l’accesso a un età in cui l’indignazione e l’amore, ovvero, come si disse di Socrate, l’inclinazione a “corrompere i giovani”, assurgano a nostro ideale morale. È stato, conclude, un “cattivo maestro” perché ha contribuito a definire, nelle sue multiformi escursioni filosofiche, un diverso modo di stare al mondo, sapendo e potendo, in caso di necessità, prendere le distanze da esso”.