FROSINONE – Tariffe Tari, parla Roberto Battisti (Federlazio)

Lo studio della Uil nazionale pubblicato ieri, che ha analizzato i costi della Tari per le utenze domestiche nei comuni capoluogo, ci offre l’occasione per richiamare l’attenzione generale delle istituzioni e degli enti locali su una problematica che, se la si trasla dall’ambito domestico a quello industriale, assume un rilievo centrale e non può essere derubricata dai comuni a mera questione di contabilità.
La posizione occupata dal comune di Frosinone nel suddetto studio, con un poco lusinghiero 9° posto, conferma l’esistenza di una criticità, ma aggiungerei non solo nel comune di Frosinone bensì in numerosi altri comuni della provincia. La Federlazio ha ripetutamente rappresentato anche pubblicamente il disagio (per usare un eufemismo) che, non da oggi, il sistema della Pmi esprime nei confronti di una Tariffa la quale, per la ratio, per i presupposti normativi su cui si basa, per le modalità con cui è variamente applicata, per il sistema di riscossione che in alcuni comuni viene adottato e, non da ultimo, per i numerosi contenziosi cui ha dato vita, con pronunciamenti della Corte di Cassazione favorevoli alle imprese, merita di essere affrontata con ponderazione da tutti i comuni della provincia.
Le diversità che invece talora si riscontrano sotto questo profilo tra diversi territori comunali introducono un elemento pesante di ambiguità e di incertezza della norma non accettabile da una impresa, che ha viceversa bisogno di procedure semplici e di elementi chiari al fine di programmare al meglio la sua attività e mantenere un controllo sui costi.
L’impressione è di essere di fronte, a ben vedere, all’ennesima manifestazione di quello che possiamo definire una sorta di strisciante, a volte persino inconsapevole, pregiudizio anti-imprenditoriale diffuso qua e là nelle pieghe delle amministrazioni pubbliche. Le quali sono quasi naturalmente portate a vedere nell’impresa un mero contribuente a cui applicare imposizioni variamente declinate, anziché considerarla per quello che essa realmente rappresenta, vale a dire un soggetto economico collettivo da salvaguardare.

L’impresa infatti non è semplicemente un “capannone” definito in mq, ma una realtà viva, che pulsa, che produce ricchezza, valore e occupazione per l’intero territorio. Essa può dunque considerarsi a buon titolo l’agente dello sviluppo per antonomasia. Se non si fa strada nella coscienza profonda di ciascuno di noi questo apparentemente banale convincimento, si rischia di provocare danni incalcolabili all’intero sistema economico e sociale della provincia.
Ma quanto abbiamo appena detto significa forse che l’impresa debba godere di uno statuto di zona franca sottratta alle leggi ordinarie? Ovviamente no. Sarebbe sufficiente che nell’applicazione dei criteri su cui la TARI è fondata si tenessero in considerazione le specificità produttive delle singole aziende, anziché applicare norme standard che muovono da un punto di vista pressoché unilaterale, coincidente il più delle volte con quello della burocrazia amministrativa anziché con quello dell’impresa. Sarebbe altresì sufficiente evitare anche il semplice “accanimento”, per privilegiare viceversa la ricerca di una soluzione condivisa degli eventuali contenziosi, avendo sempre ben presente il ruolo sociale che un’impresa riveste localmente.
Un territorio che, al di là delle intenzioni dichiarate, di fatto si contrappone all’impresa danneggia alla lunga anche sé stesso, giacché può indurre l’impresa locale a optare per una localizzazione alternativa o può chiudere le porte a nuove iniziative, endogene o esogene che siano. Questa è una cosa che il nostro territorio non può assolutamente permettersi, se vuole avere la speranza di agganciare la pur flebile e disomogenea ripresa, che qua e là comincia ad affacciarsi.
Noi invitiamo dunque le amministrazioni ad affrontare insieme con le associazioni imprenditoriali – e la Federlazio per prima dà la propria disponibilità – il tema della TARI non trattando la tariffa come una semplice partita di bilancio, ma come una delle possibili leve dello sviluppo che un ente locale può azionare.

Roberto Battisti
Direttore della Federlazio di Frosinone

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