CECCANO – Una frase infelice ‘contro’ Manuela Maliziola, solidarietà dalla senatrice Spilabotte

“Giovanna D’Arco, Amelia Eharart, Marie Curie, senza dimenticare Germaine Greer o Eleanor Roosevelt, quanto devono aver vessato i malcapitati colleghi ‘uomini’ a causa del loro ciclo mestruale? Per non parlare, poi, delle enormi ricadute negative sulla produttività riconducibili al cosiddetto “periodo critico mensile”.

Così, con un incipit sarcasticamente pungente, la Senatrice del Partito Democratico, Maria Spilabotte, interviene sulla recente querelle innescata da una’infelice esclamazione rivolta alla Consigliera Comunale di Ceccano, Manuela Maliziola (da parte del consigliere Macciomei, ndr).

“Credo che sia doveroso esprimere la mia solidarietà alla Maliziola, colpita da un commento che esprime un’ispirazione sciovinista ma che, in effetti, meriterebbe  appena un amaro sorriso – continua la Spilabotte -. Sia chiaro, non si vuole certamente minimizzare l’assoluto anacronismo civile della frase: semmai, invece, intendo stigmatizzare l’intento celato in queste parole: ovvero, colpire, con una forma di bullismo, qualcuno, nella fattispecie una donna, al solo scopo di evitare una concreta dialettica su impegno e contenuti.

Sono una donna, una rappresentante delle istituzioni e posso garantire che il mio “ciclo mestruale” non ha impedito che io raggiungessi il 98 per cento di presenze in aula e, senza innescare l’ennesima sterile polemica, ritengo che diversi miei colleghi, appartenenti al ‘sesso forte’, non possano affermare altrettanto.

Infine, credo valga la pena ricordare che le donne, non solo in politica, ma in tutti i campi dalla famiglia, al lavoro, all’impegno nei più disparati ambiti della vita civile, risultino essere più affidabili, precise e preparate. Questo – conclude la Senatrice – nonostante diversi studi dimostrino che il dolore e il malessere di quei giorni per alcune di noi sia davvero insopportabile, al punto che in alcune aziende sono previsti permessi speciali per le impiegate.  Quindi, alla luce del fatto che lavoriamo quanto i nostri colleghi uomini, se non di più, avremmo il diritto che ci fosse accordato lo stesso rispetto senza alcun discriminit di genere e si ponesse fine al becero scherno che, alla fine, dimostra solo il timore di un confronto corretto”.

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