FROSINONE – ANCE: Riaprano i cantieri, l’edilizia non può fermarsi

“Subito un Piano Marshall per aprire i cantieri e bene un intervento a fondo perduto come indennizzo alle imprese per il lockdown. Le misure di maggior liquidità per le imprese con la garanzia dello stato non bastano da sole. Occorre subito rilanciare le costruzioni. Senza lavoro le imprese non potranno ripagare i prestiti”

Ad intervenire è il Cav. Massaro, presidente ANCE FROSINONE.

“Dopo 40 giorni di misure restrittive su tutto il territorio nazionale per evitare la diffusione del contagio da Covid- 19, infatti l’85% dei cantieri è fermo. Troviamo che le misure del Governo siano ancora una volta incoerenti con le esigenze del settore – continua Massaro – In questa situazione si manifesta la fragilità del nostro sistema economico, politico ed amministrativo.

Strumenti di sostegno complicati e, per alcuni versi, contraddittori, se pensiamo che le nostre Imprese devono riscuotere ancora miliardi di euro dalla pubblica amministrazione per lavori eseguiti e fatturati.

Nel frattempo vengono inventate misure straordinarie coinvolgendo ABI, SACE, CDP, quando si dovrebbe procedere innanzi tutto con il pagamento del debiti che la PA ha verso le nostre Imprese, ma anche con il pagamento dei Sal e dei lavori eseguiti e contabilizzati prima della sospensione dei lavori per Covid -19.

Pagamenti che non arrivano per i motivi  più disparati e fantasiosi, ivi compresa l’assenza o la scarsa operatività del personale amministrativo in smart-working.

Siamo noi imprenditori edili che da anni finanziamo lo Stato, realizzando opere pubbliche senza essere pagati regolarmente, sottoponendoci altresì a meccanismi perversi come lo split payment – prosegue il Cav. Massaro.

Nell’ambito di una crisi epocale, anziché ricevere contributi a fondo perduto, ci vengono promessi prestiti bancari.

In base a questa metodologia il costo del lockdown si trasformerà solo in debito per quelle imprese che, forse,  riusciranno ad accedere ai finanziamenti attraverso i meandri delle procedure bancarie ed i relativi criteri di merito al credito.

Voglio richiamare l’attenzione del sistema bancario che in questa fase può svolgere un ruolo molto importante a sostegno dell’economia locale, ma deve attivarsi con un approccio meno asettico e più operativo rispetto ai problemi delle aziende e del territorio.

Molti dei nostri dipendenti –  prosegue il Cav. Massaro –  si sono recati presso le agenzie locali delle banche per richiedere l’anticipazione del trattamento integrativo salariale di Cassa Integrazione, previsto dal Protocollo ABI, senza avere riscontro. Si parla tanto di semplificazione e poi, per accedere alle risorse stanziate dal Governo in una situazione come quella attuale, è necessaria l’assistenza di professionisti ed istruttorie interminabili.

In Germania, Inghilterra e Svizzera si impiegano cinque giorni per vedersi accreditare gli indennizzi a fondo perduto sul proprio conto corrente.

Anche i costi della sicurezza rischiano di ricadere totalmente sulle Imprese, insieme alle responsabilità civili e penali, ma non ci arrenderemo a questo destino e siamo pronti ad avanzare riserve, a pretendere il rispetto delle prescrizioni normative e contrattuali ed intraprendere azioni legali con il supporto degli uffici ANCE, provinciali, regionali e nazionali.

Oltre alla adozione di provvedimenti di chiusura e quarantena, come si sta organizzando la fase della ripartenza? Come fare, quali regole seguire?

Solo per esempio, una volta riaperti i cantieri, dove manderemo a dormire e mangiare i lavoratori in trasferta in altre regioni con le strutture recettive chiuse?

Questo è soltanto un esempio apparentemente banale –  prosegue il Cav. Massaro –  che tuttavia evidenzia in maniera schiacciante l’importanza di gestire in maniera organizzata la “FASE 2”.

Noi vogliamo ripartire ed essere messi in condizione di farlo.

Bisogna fare in fretta e varare subito misure per accelerare la spesa delle risorse per infrastrutture e città. Dobbiamo rimettere in moto la lunga filiera delle costruzioni che, a livello nazionale, con l’indotto, rappresenta oltre il 22% del Pil: non possiamo più tenerla ferma.

Anche Comuni e Province stanno chiedendo risorse per investimenti pubblici.

Se ci fermiamo noi, si ferma l’Italia!”.