FROSINONE – Legambiente sul no del consiglio al biodigestore:

Il Circolo Legambiente di Frosinone, prendendo atto della mozione approvata dal Consiglio Comunale in merito all’impianto per il trattamento della FORSU proposto dalla Maestrale, ritiene opportuno esprimere alcune considerazioni sulla vicenda.
La nostra associazione, lungi dallo sposare questa o quella proposta, sin dall’avvio dell’iter autorizzativo è intervenuta nel dibattito mettendo in evidenza la necessità di colmare una vistosa carenza impiantistica riguardo alla chiusura del ciclo dei rifiuti organici, in modo particolare nel centrosud e nel Lazio. Ha inoltre rimarcato la validità tecnologica della soluzione consistente nel trattamento anaerobico seguito dal compostaggio del digestato solido, evidenziandone i benefici in termini di efficienza del riciclo e di produzione di biometano rinnovabile che va a rimpiazzare il metano fossile (e vivaddio, quanto ciò sia importante lo abbiamo compreso tutti nell’attuale drammatico contesto di crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina). Ha aggiunto infine che questi impianti vanno costruiti nelle aree industriali e che la Regione deve garantire che vengano selezionati i progetti più idonei, commisurandoli al fabbisogno futuro dell’ambito provinciale, e scartare gli altri.
Tuttavia, anziché dibattere in modo costruttivo sulla tipologia impiantistica, sulla localizzazione e sul dimensionamento, abbiamo assistito ad attacchi scomposti nei nostri confronti, anche da parte del primo cittadino, basati su argomentazioni il più delle volte pretestuose, se non addirittura palesemente antiscientifiche. Non possiamo oggi dimenticare che da parte di soggetti che di fatto sono assurti a consulenti unici dell’amministrazione comunale in materia ambientale è stata messa in campo una vera e propria crociata oscurantista contro i biodigestori in quanto tali, attingendo inizialmente a motivazioni prive di fondamento tecnico-scientifico, salvo poi ripiegare su argomenti del tutto inconsistenti. Sì è giunti infatti perfino a stracciarsi le vesti per l’impatto del traffico dei mezzi pesanti per il conferimento dei rifiuti, facendo finta di non sapere che già oggi i mezzi adibiti alla raccolta viaggiano sulle nostre strade per raggiungere i siti di trasferenza, mentre tutta la FORSU della Provincia percorre regolarmente centinaia di chilometri sui TIR fino ai biodigestori del Veneto o della Lombardia. E come se non bastasse, spingendosi ben oltre il ridicolo, è stata additata la caldaia a servizio dell’impianto come una fonte importante di PM10, quando sarebbe bastato fare due conti per capire che si tratta di emissioni assolutamente insignificanti rispetto a quelle prodotte quotidianamente nella Valle del Sacco dalla combustione delle biomasse e dal traffico veicolare.
La posizione contraria assunta del Consiglio Comunale era scontata per quanto si è detto fino a ieri, ed è suffragata da argomenti che hanno una loro consistenza: ci riferiamo soprattutto alla localizzazione dell’impianto all’interno di un’area sì industriale, ma che si insinua impropriamente nel contesto urbano. Si tratta del resto di un dato di fatto su cui anche noi avevamo espresso forti perplessità. La novità, piuttosto, è un’altra: le motivazioni di chi dipingeva i biodigestori come dei mostri sono state finalmente accantonate, giacché il Consiglio Comunale ha sposato finalmente la tesi che vede questi impianti come essenziali per chiudere il ciclo dei rifiuti nel territorio. Con ogni evidenza, si tratta di una chiara ammissione postuma della validità della posizione che con coraggio abbiamo espresso sin dall’inizio, e che evidentemente ha lasciato il segno. Allo stesso modo, nel chiedere alla Regione che assolva al suo ruolo di ente deputato alla programmazione su una materia così delicata, la massima assise comunale ha di fatto ribadito un concetto che il nostro Circolo ha espresso sin dall’inizio di questa vicenda.
Qualunque sia la decisione che assumerà la Regione, resta da parte nostra l’amara constatazione di un metodo ancora segnato da una buona dose di quella sindrome NIMBY che tanto male sta facendo al Paese in termini di freno alla transizione ecologica; metodo che non si confà all’autorevolezza e all’assunzione di responsabilità che spettano a un comune capoluogo. Si tratta di un approccio lontano dai principi di un’associazione come la nostra che mette al centro la visione globale dei problemi. Dunque, così come non siamo disposti ad avallare un impianto piuttosto che un altro a fronte di talune indubbie criticità, allo stesso modo non ce la sentiamo di respingere tout court delle proposte progettuali che vanno nella direzione da noi auspicata solo perché si collocano sul territorio in cui viviamo.
Legambiente è un’associazione di volontari che fa dell’ambientalismo scientifico la sua principale vocazione. La nostra autorevolezza si basa sul rigore delle valutazioni, sull’attendibilità delle valutazioni, sull’indipendenza di pensiero che ci viene da oltre 40 anni di impegno disinteressato a tutela del bene comune. Su questo non accettiamo critiche pretestuose da chi si atteggia a paladino dell’ambiente senza averne le credenziali.

Legambiente Frosinone

Potrebbero interessarti anche...